Sunbox….
Sunbox è sempre stato un modder intelligente, dallo Skynet (una
“scheletratura” in grado di trasformare un Provari 2 in una box bottom feeder
alla Stealth, una delle prime box side by side italiane, tutta settabile in
monopulsante ma con un circuito completo (l’ottimo Bomber Scream di Omega
Vaper, più che un Bomber una terza versione aggiornata dell’ Aulus che
adoro) passando per la genialissima Zero Boro, boro mod compatibile con tutta
la ricambistica per Billet Box ( a
parte i drip tip integrati e i nut ) ma dotato di circuito Dicodes V3
Extreme in monopulsante e con una linea che nulla a che ha da spartire con la
Billet Box e, a mio gusto, pure molto comoda e divertente da utilizzare.
E, in generale, un modder che costruisce MOLTO bene, box di
assemblaggio impeccabile e durevoli, ho le due Zero Nega (la prima a scocca
scatolata intera e la seconda “naked” a scocca intercambiabile) e la Lyra
DNA60, prodotto di ben altro livello rispetto a certe stampacce 3D che si
vedono girare e pure vendute a prezzi interessanti (le Sunbox), prezzi giusti
per un prodotto impeccabile e per niente “gonfiati” come certe cose che girano
dove al modico prezzo di 400 e passa euro si comprano plasticacce con circuiti
male assemblati degni delle peggiori cinesate di dieci anni fa.
Boro mod… Ha fatto la Zero Boro, un autentico pezzo unico
(poi da li in poi molti modder per lavorare in monopulsante hanno optato per il
Dicodes V3) ma, leggi e cerca, produce anche una boro mod “scatoletta” di
foggia tradizionale.
Una banalità? Una cosa copiata dagli altri? Da Sunbox non me
lo aspetto, un modder che anche sulle c@##ate (la Easy prodotta da Ambition
Mods) riesce a produrre box intelligenti, robuste e sensate anche in fascia
“prezzo ultrabasso”.
La B5
Sunbox mette in produzione una box dalla linea “molto stile Billet”, con la classica forma a parallelepipedo, drip tip con nut che oltre che fare da fermo di fissaggio per il boro fa anche da messa a massa sulla scocca.
Doppia la versione, una col classico Dicodes V3
Extreme+display, una invece “brutalista” dotata di mosfet Bomber Pro di Omega
Vaper, senza display ma solo con il classico led colorato che indica lo stato
di funzionamento del circuito e col lampeggio segnala eventuali errori.
Di v3 ne ho già, la versione Bomber Pro invece è molto
interessante. E pure ad un prezzo invitante, mentre la Dicodes costa 229 euro
(che comunque è un prezzo MOLTO buono), la versione a mosfet esce con un prezzo
di 149 euro, prezzo in linea con una Billet Box clone SXK e MOLTO inferiori ad
altre box in stampa 3d.
Merita.
L’estetica
L’estetica, come disegno, è il classico disegno a
parallelepipedo, una specie di Billet Box, unica particolarità un rientro sul
fondo, più per scelta estetica che per reale ergonomia (per quello che l’ho
utilizzata, è carina da vedere ma non incide per nulla nell’impugnabilità della
box) ma sono altri particolari molto interessanti.

Da notare il comodissimo foro per la
rimozione facilitata della batteria
Nella box, con la classica linea con sportellino frontale
rimovibile per accedere al vano batteria e a quello di alloggio del boro tank,
è previsto un “buchino” chiuso con della resina trasparente sotto il pulsante
di attivazione: i circuiti a mosfet hanno come caratteristica la mancanza di un
display che indica lo stato di funzionamento demandando tutte le segnalazione
al colore di accensione e/o di lampeggio di un indicatore LED installato sulla
board, led piccolo ma così facilmente visibile; non è una cosa banale, il 50%
delle box a mosfet che ho visto e provato aveva il led “coperto” dalla scocca
(se va bene in legno, se va male delrin o stampa 3d) e quindi inutilizzabile,
solo qualcuna, se mi mettevo in luoghi bui, era visibile mentre sulla B5 ad
ogni attivazione è visibile stato di carica della batteria, erogazione o
eventuali errori e problemi (coil in cortocircuito, batteria scarica e tanto
altro), ed è una gran bella cosa.
Altro particolare che mi è piaciuto subito, la presenza di
un foro nella scocca che sì, per alcuni, è utile per fare vedere la batteria
con la sleeve sgargiante installata ma più che altro è comoda, facendo
pressione con un dito, per estrarre la batteria con comodità; sulla Billet box,
se non si sostituisce la lamella del negativo con un ricambio di aftermarket e
se si usano batterie un po’ più “grasse” del normale (alcune Tesiyi e Golisi
che ho sono più lunghe del normale, alcune Samsung 30Q hanno la sleeve un po’
più spessa) che normalmente restano incastrate nelle Billet Box e che sono
rimovibili solo con unghie spezzate nello sforzo e bestemmie.
Sempre utili (e sulla Billet Box mancano) i tre tagli nella
scocca nella zona posteriore, se uno utilizza boro standard con il vetrino
trasparente è possibile controllare il livello del liquido residuo senza
bisogno di dover smontare e rimontare lo sportellino.
Box di linea più tradizionale rispetto alla Zero Boro ma non
per questa una box meno intelligente. E a mio gusto, pure carina.
La scocca è in nylon stampato, assolutamente non scricchiolante e anche gli
assemblaggi sono ben fatti, mi ricordo di box nuove che alla prima apertura
dello sportellino alcuni magnetini si sono staccati, visto che il modder era
stato tirchio con l’Attak per fissarli.
L’uso

Le comodissime fessure per controllare
il livello del liquido senza aprire la box
Box a mosfet = tutte le sicurezze di funzionamento
(cortocircuito, sovrascarica, batteria scarica) ma un voltaggio solo, fisso,
stabilizzato a 3.7 volt e quindi potenza pari a 3.72 : valore di
resistenza installata in ohm.
Motivo per cui, se si ha una box a mosfet, bisogna mantenersi un coil dai
0.5/0.6 ohm in su e non superiori a 1.2/1.3 ohm, più basse rischiano di
scaldare troppo (e la potenza sul mosfet è stabilizzata ma non è regolabile),
più alte rischierebbero di scaldare poco, avere una vaporizzazione “povera”,
con una coil che gorgoglia e schizza liquido e fa poco vapore.
Box nuda e cruda, viene fornita con un drip tip suo (ma
compatibile coi nut della Billet) dotato di un comodissimo nut a svitamento
facilitato con impugnatura e senza boro tank, motivo per cui bisogna
arrangiarsi, e nel mio caso vado con un boro di Kontrl, con Confort Bridge di
Atmizoo e coil Nautilus a mesh da 1.0 ohm, coil perfetta per l’uso su
dispositivi a mosfet.
Il Bomber Pro va benissimo come già l’avevo provato su altre
box, circuito che stabilizza molto bene il voltaggio e “spreme” la batteria
stabilizzandolo fino all’ultimo, forse con consumi di batteria più alti del
concorrente Clickfet ma con una erogazione corposa e “cattiva” degna dei DNA30
di una volta, carogna abbastanza per tabacchi scuri e scorbutici.
Provo anche coil più basse, le Aspire Nautilus 2 da 0.3 ohm,
fastidiosamente molto calde come vaporizzazione ma che fanno fare alla box un
gran vapore, quasi da cloud chasing, l’unico limite è l’immissione aria “Billet
style” con i tre tagli sul laterale, troppo piccoli per questo utilizzo ma già
per un flavour non troppo aperto funzionano benissimo.
Tabacco, uso un Kentucky clear ad estrazione organica, e ne
esce in maniera deliziosa.
Mosfet? Provo a fare un esperimento cattivo cattivo: ho
ritrovato nell’armadio qualche scatola di vecchissime coil Nautilus 1° serie,
le 2.1 ohm BDC, poi uscite di produzione e sostituite dalle 1.6 ohm.
Caratteristiche MOLTO particolari: dual coil verticali (anziché la classica
single vertical coil delle più recenti BVC) e un range di funzionamento dai 4.5
ai 17 watt, visto che erano state progettate per qualsiasi utilizzo, dalla
batteria eGo a voltaggio non stabilizzato (dai 4.2 volt a scendere, via via che
si scaricavano) al Provari 2 (il Nautilus Mini era l’atom a testine
raccomandato da Provape) e, tocco di classe, anziché usare il cotone organico
usavano wicks a fibra ceramica, molto durevoli ma soprattutto NON inclini a
rovinarsi nel caso di “steccate” o voltaggi troppo alti, come la mesh magari
vaporizzavano da bruciare la lingua ma non “morivano” mai.

Da notare, il puntino sotto il
tasto fire è il led indicatore
del circuito
E, per sicurezza, approfittando del nut compatibile Billet
Box installo un drip tip in peek, l’ LE Ti Mag di Kontrl, bello largo ma
soprattutto poco incline a riscaldarsi anche se, andando a 3.72 :
2.1 ohm = 6.5 watt, range perfettamente intermedio per l’utilizzo di
quelle coil.
Ed è festa: vapore molto caldo, buona resa aromatica anche
se forse non nitidissima come con le 1.0 ohm, il mio Kentucky esce pugnace che
sembra quasi di svapare con i vecchi cartom Boge da 2.4 ohm, quelli che
andavano di moda dieci e passa anni fa.
Box, anche come comparto elettronico, estremamente
divertente da utilizzare e tutto sommato, per la “cazzimma” in erogazione,
anche una buona durata di batteria.
Altro aspetto, essendo un mosfet, la board del circuito è
costruita in maniera estremamente spartana, pulsante di attivazione, led da
fare spuntare da un foro della scocca e nient’altro, configurazione già molto
apprezzata sulle box bottom feeder in quanto, anche con perdite di liquido, non
avendo i fori per il display e per gli switch di regolazione di potenza, non si
hanno infiltrazioni in grado di danneggiarlo, configurazione che ha tutta la
robustezza dei dispositivi meccanici con il voltaggio stabilizzato e le
“sicure” tipiche dei dispositivi circuitati.
E quindi?
149 euro sono soldi sì, ma non troppi rispetto ad altri
dispositivi più “normali”, 50 euro in più rispetto a delle Pulse Aio, una
ventina meno di una Stubby.
Box divertente e sicura (molto meglio un mosfet che le classiche lamelle
meccaniche, e le ho viste montate su alcune altre boro mod e pure care),
duttile e molto robusta.
Adatta per uno svapo di tabacchi caldo scendendo sotto l’1 ohm di resistenza ma
soprattutto molto robusta, adatta per chi vuole svapare con un buon dispositivo
di pregio senza rischiare (al lavoro, o fuori casa) i 549 euro di una Ultima di
Art&Mods.
E anche carina, il foro nella scocca per l’estrazione facilitata della batteria
è originale sì ma molto comodo, meglio dei vani “chiusi” della Billet e simili
in cui ad estrarre una batteria “non magra” si rischia di danneggiare la
lamella del contatto positivo o, peggio, cosa che odio, i vani batteria
scoperti con batteria a vista.
Hanno un aspetto estremamente “povero” e mi ricorda troppo
la mia vecchia Joyetech Evic Mini a cui, in una serata con troppa birra al pub
avevo perso lo sportellino posteriore.
E che, come box da “battaglia”, usavo a culo scoperto e con la batteria a
vista.
Orribile.

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