Piccoli produttori cinesi crescono: Yihi e l’SX350

 

Dicodes produce in Germania, Starplat in Russia, Omega Vaper in Italia, però Evolv dalle “purghe” americane del 2017 (dove le nuove regulatory della FDA di fatto fecero cessare la produzione ai grandi marchi USA come Provape, Vape Forward, Vaporshark e Hana Modz) ha trasferito la propria produzione a Shangai, seppur con software e controllo di qualità americano, tant’è che gli assemblatori del circuito si sono messi a clonarsi in casa mettendo fuori un Ambition Mods (o YFTK) 60 watt identico anche come componentistica usata (stessi condensatori, stessa disposizione della main board) ma semplicemente rimuovendo le “piste” cui saldare la porta micro USB necessaria per connettersi a eScribe per aggiornare e riprogrammare il circuito tant’è che le mods da 300/400 euro (e non è nemmeno una bestemmia) che montano circuiti Evolv originali privi di porta USB e non aggiornati nel firmware e nei profili dei metalli del TC di fatto montano, in sostanza, dei molto più “poveri” Ambition Mods 60 watt.

Ma ci sono cinesi che, come l’antiquario del libro “Cose preziose” di Stephen King, “sempre ci sono stati e sempre ci saranno”.

Quelli di Yihi.

Un po’ di storia

Il circuito in versione "nuda e cruda"

Yihi in realtà esiste da sempre ed ha sempre costruito circuiti da svapo, anche se a varie “gradazioni” tecniche: dalle prime schedine di controllo delle batterie eGO alle elettroniche (a dire il vero perfettibili) dei primi big battery a marchio Sigelei e Innokin (come la Coolfire e l’SVD) e qualche clone (il primo marchiato SX300) del DNA30 di Evolv che equipaggiava i cloni dell’Hana Modz v3  e dello ZNA30 di House of Hybrids e che a dire il vero andavano parecchio bene (molto meglio delle prime versioni dell’originale), con una gestione di batteria migliore rispetto ai primi DNA30 americani e con un minimo di coil leggibile a 0.4 ohm (i DNA americani si fermavano a 0.5 ohm, non di meno) ma il mercato delle battery box sta diventando il futuro ed è meglio non perdere il treno.
Va in produzione la serie SX330 che equipaggia ottime box come le IPV2 in monobatteria e in doppia batteria (le IPV3 e le Sigelei 100 e 150 watt), i tempi sono maturi per un progetto nuovo.
E ambizioso.

Nascono le prime mods ovvero prodotti di livello alto e che di conseguenza necessitavano di elettroniche adeguate al loro prezzo, Evolv producendo in proprio negli USA (a quei tempi) era in grado di fornire solo un numero limitato di circuiti e quindi un produttore in grado di poter garantire elevati volumi di produzione se avesse potuto garantire anche un prodotto di qualità elevata avrebbe avuto ampi margini di successo.

E Yihi ci prova.

L’SX350

Cosa poter fare per contrastare il DNA30?

Intanto, una maggiore potenza in erogazione, che so, magari 50 watt? (le prime versioni erogavano 30 watt massimi poi elevati a 50 e 60, con i successivi aggiornamenti firmware).

Che so, reggere anche coil di resistenza più bassa, magari scendere fino a 0.2 ohm quando il DNA30 di Evolv si ferma a “soli” 0.5 ohm?

Comodo e confortevole da settare, magari anche senza pulsanti? (i pulsantino “dome” dei DNA30 erano odiosi, appuntiti che bucavano le dita se si dovevano regolare potenza e il pollice restava “ammaccato” se si svapava con le Hana Modz col loro tasto di attivazoine).

E poi, visto che c’è gente a cui piace svapare “in meccanico” ovvero senza la regolazione del voltaggio, perché non farli divertire al sicuro, facendo finta di avere un big battery meccanico ma con le protezioni da cortocircuito e sovrascarica della batteria in caso di voltaggio di carica troppo basso?

E i cinesi si mettono a studiare….
Nasce l’SX350, forse il circuito (per il periodo in cui uscì) più innovativo di sempre e ancora

Il primo capolavoro circuitato Yihi SX350, la Stratum 
Black Special Edition di Viktor OLC

oggi un circuito che per svapo in MTL non in TC si fa “dare del Lei”.

La potenza? Inizialmente, dicevo, era di 30 watt nella prima serie (utilizzata pochissimo, impiegava di fatto l’amplificazione e la stabilizzazione del voltaggio dell’SX300 clone DNA30) ma già con la seconda versione (la prima a grande diffusione) venne elevata a 50 watt, un livello di potenza adatto anche alle prime build in sub ohm, elevato ulteriormente a 60 watt con l’ultimo aggiornamento firmware che di fatto sarà la base dell’SX350 Mini, chiamato così perché andò a equipaggiare la prima box “prodotta in casa” da Yihi e che diede inizio al fortunato marchio SX Mini, la S-Class.

Resistenza? Vuoi per l’imprecisione del circuito ma più spesso cablaggi della box che “distorcono” la conduttività e la resistenza del circuito, sul Provari mi ritrovai con coil lette al tab come 1 ohm ma che mandavano in blocco il dispositivo perché troppo basse e talvolta anche coil da 0.5 ohm mi davano problemi sul DNA30.
Con l’SX350 nessun problema, anche se di fatto non utilizzabili per via della limitazione del wattaggio il circuito è in grado di “leggere” e gestire anche coil fino ad un minimo di 0.15 ohm (in bypass, 0.3 in uso circuitato)  per essere certi di poter leggere e gestire ogni tipo di coil alimentabile fino a 60 watt, senza problemi di lettura.

Altro problema: arrivano le prime coil da flavour (0.7/0.8 ohm) e per chi ama i fruttati è di fondamentale importanza svapare fresco per non far assomigliare un aroma ai frutti di bosco al sapore di marmellata del discount: sul DNA30 provavo ad impostare la potenza a livelli molto bassi ma a un certo punto sul display il simbolo della batteria (carica) iniziava a lampeggiare: il circuito mi segnalava che, malgrado la mia impostazione della potenza, non avrebbe potuto alimentare la coil a meno di 3.9 (alcune versioni 4) volt 2 / valore della resistenza installata.
L’SX350 riusciva a gestire alimentazioni inferiori ai 3.9 volt, scendendo fino a 2 volt di minimo, il primo circuito ad utilizzare lo step down ovvero a demoltiplicare il voltaggio ceduto alla batteria fino al nostro livello desiderato, funzione che Evolv introdurrà solo dal DNA40 in poi. 

Comodità? Settare con impegno un DNA30 è doloroso, i suoi pulsantini appuntiti (o almeno quelli montati dalla maggior parte delle mods) pizzicavano le dita e soprattutto se dovevo premere entrambi i tasti di potenza per fare il “power lock” faceva quasi male: ma (cosa che gente come Cosmo Mod o OLC ha apprezzato tantissimo), l’SX 350 è un circuito che richiede obbligatoriamente solo il pulsante fire essendo regolabile anche sensore di movimento (inclinando la box lateralmente verso destra o verso sinistra è possibile scorrere il menu o aumentare/abbassare la potenza impostata), funzione molto comoda se ci si prende l’abitudine, comoda anche per svapare stesi a pancia in su sul divano impostando la box con una mano sola.
Certo, è possibile cablare anche i pulsanti standard se si vuole, ed è un vero peccato che una comodità del genere sia rimasto patrimonio solo dei circuiti Yihi “alto di gamma” e dello Starplat 75 (che, per impostazioni di menu, costruzione e funzionalità è in tutto e per tutto un’evoluzione dell’SX350 dotato di circuito di controllo temperatura e di maggior settabilità.

Poco diffusa e conosciuta 
ma autentico capolavoro,
la SuperNova SX di Cosmo
Mods

E per chi vuole svapare “in meccanico” ma ha paura di darsi fuoco per colpa di una coil che genera cortocircuito o con una batteria eccessivamente scarica? L’SX 350 introduce per la prima volta su un circuito da svapo la modalità bypass ovvero esclude i circuiti di regolazione del voltaggio mantenendo invece attivi i circuito di protezione da cortocircuito e sovrascarica e permettendo di utilizzare anche coil molto più basse rispetto allo standard, da prove che ho fatto per tanto che l’ho utilizzato di fatto il minimo di coil è di 0.3 ohm nell’uso in modalità varivolt che scende fino a 0.15 ohm in modalità bypass.

Altro aspetto che lo rendeva delizioso, la gestione di batteria era eccellente: mentre i primi DNA20 e 30 erano particolarmente “voraci” (la mia Hana Modz Mini a cui ho fatto togliere la LiPo di serie e cablare in 18500 era bella vivace e corposa in erogazione ma con durate di batteria molto limitate) l’Yihi SX350 permetteva di utilizzare le batterie 18650 per tempi molto più lunghi essendo un circuito particolarmente “risparmioso”.

E’ ultimo tocco di classe, il display a sviluppo e lettura verticale anziché orizzontale, molto più leggibile nelle informazioni indicate.

Successo? Molto, tant’è che molti modder di gran nome (Carlo “Creations” Pang, Viktor OLC di Stratum, Cosmo Mods) ne faranno la base per mods (le Zero, la Stratum e la Super Nova SX) che entreranno nella storia ma prima l’introduzione di un circuito più compatto (l’SX350 Mini che andò a equipaggiare la SX Mini S-Class) e poi l’arrivo dei circuiti di temperatura lo misero da parte, tant’è che su tante mods che lo utilizzavano solo con poche modifiche alla scocca venne poi adottato lo Starplat 75 anche se ne resterà in produzione (nominalmente, io non l’ho mai vista installata su una box) una versione da 100 watt in grado di supportare doppie batterie in serie, configurazione ormai desueta e “passata di moda” essendo certe prestazioni ben supportate anche da singole batterie 21700 su mod più compatte di dimensioni.

E cosa resta oggi di questo SX350?

Tanto. Qualche sera, in preda alla malinconia (e con le crisi di vecchiaia) torno a svapare con i miei dispositivi della gioventù: ok il DNA30 (abbastanza, consuma batteria come un’Alfetta a carburatori), ok il Dicodes Dani v1 (basta non scendere di resistenza sotto 1 ohm) ma il vecchio Provari (per via delle limitazioni di erogazione in ampere) e il DNA20 (1.0 ohm di minimo di resistenza anche se delle volte mi ha rifiutato coil da 1.1/1.2 ohm che altre box leggevano correttamente) richiedono molta attenzione sulla build da usare per evitare di fare figure goffe mentre qualsiasi box circuitata SX350 è in grado di fare qualsiasi cosa non richieda un circuito di temperatura.
Anche svapare a 40 watt, anche utilizzare coil in niChrome o mesh coil da 0.6 ohm, senza battere ciglio.

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