Oltre la Billet Box - le high end parte prima

 La Billet Box, la moda (da svapo) dell’estate/inverno 2022…

A dire il vero, la Billet Box è qualcosa che nasce molto tempo fa, nel 2014/2015 anche se era lievemente diversa da quella attuale: doppia batteria 16350 (perché una singola avrebbe avuto prestazioni e durata d’uso insufficienti), regolazione del voltaggio (non del wattaggio) a potenziometro, tank (da loro chiamato boro) inserito all’interno della box, una scatoletta da cui spuntava solo il drip tip per aspirare.
E, più che atom, bridge (altra denominazione inventata da loro), la prima versione per testine per Kanger Subtank (a quel tempo le più diffuse) o i primi dispositivi RBA rigenerabili.

Ma il tempo passa, il prodotto si evolve e si arriva alla 4 versione (revision) del progetto che montava un DNA40 originale Evolv, ottimo circuito per svaparci in watt, grande erogazione e gestione di batteria e su quel circuito la presa micro USB veniva installata solo per la ricarica della batteria non essendo un circuito dal firmware aggiornabile.

Ma da li a poco il DNA40 andrà fuori produzione sostituito al DNA60: ottimo circuito, perfetto per l’uso in TC, riprogammabile e aggiornabile tramite il software eScribe ma soprattutto perfetto per modder pigri, visto che aveva le stesse dimensioni e ingombri del DNA 40 potendo quindi essere installate sulle box già progettate senza necessità di adattamenti.

Certo, poterlo programmare e aggiornare tramite PC è una gran cosa, i preset dell’acciaio 316 e del Ni200 preinstallati non sono quelli “esatti” prelevabili da Steam Engine ma in fin dei conti, per chi svapa solo in modalità watt non è un grosso problema: a dire il vero, la prima versione del software installato sul DNA60 ha altre pecche, come una gestione di batteria meno “parsimoniosa” rispetto al DNA40 che a parità di build e di prestazioni ha consumi inferiori e maggiori durate di batteria.

La prima versione della Billet Box (anno 2017/2018) rev.4 esce col DNA60 e senza porta USB, un po’ i firmware allora circolanti, gli hardware disponibili e soprattutto i bridge circolanti adatti solo per coil a filo singolo non rendono necessaria la porta USB e quindi questa mancanza è tollerabile.

Nel 2021 la Billet Box torna prepotentemente di moda, la produzione rispetto alle precedenti versioni è nettamente superiore in numero (parlo di originali Billet Vapor), cosa che lascia immaginare che, come fece Hana Modz, le scocche non più prodotte negli USA ora vengano laminate e lavorate in Cina, rendendo Made in USA solo l’assemblaggio del prodotto finale, garantendo così i volumi di produzione improvvisamente cresciuti (e di molto).
Il fatto che le scocche possano ora essere prodotte in Cina potrebbe essere il motivo del fiorire dei cloni della box, 1:1 perfetti, intercambiabili di ogni particolare, quasi fossero uscite dalla stessa fabbrica.

Nuovo aggiornamento, vecchi difetti, continua a mancare la porta USB: non servirebbero modifiche alla lavorazione della scocca, smontato il blocco del pulsante sotto vi è spazio in abbondanza per installare la board con la presa USB, basterebbe solo fare il foro nella placchetta del blocco copripulsante per esporre l’attacco.

I cinesi lo fanno, tant’è che il clone SXK della Billet Box è equipaggiata di un DNA60 originale Evolv equipaggiato di porta USB, l’originale “Made in USA” (se lo è ancora) no.

Viene diffuso da Evolv un aggiornamento firmware molto interessante, un po’ perché finalmente permette l’impostazione del boost (preriscaldamento) della coil direttamente da box in modalità watt (e i nuovi bridge e l’uso sempre più diffuso di coil complesse come le clapton, le staggered e quant’altro, più lente a salire in temperatura rispetto alle coil a filo singolo rendono questa opzione molto utile) un po’ perché risolve (finalmente) la gestione della batteria rendendo i consumi del DNA60 del tutto identici a quelli (ottimi) del DNA40 ma per non fare distinzioni di batch Evolv continua a preinstallare di fabbrica il firmware vecchio, lasciando all’utilizzatore, se possibile, l’onere di aggiornare il circuito.

Montare la porta USB…. Cablare una porta USB su una scocca in legno stabilizzato potrebbe creare un problema, visto che se si dovessero forare delle venature il legno potrebbe diventare più fragile, stesso problema per certe box in stampa 3D, talmente leggere e sottili di scocca (e anche scricchiolanti) che forarle potrebbe renderle particolarmente fragili ma modificare un file di controllo del tornio che lavora l’alluminio con cui viene prodotto il pezzo non è cosa complicata e il non farlo è negligenza grave del modder.

Se poter svapare solo a filo singolo e nelle modalità che non prevedano il controllo di temperatura può essere un compromesso su mod economiche, meno lo è su un dispositivo del costo superiore ai 400 euro, ormai al giorno d’oggi decidere di non montare una porta micro USB su un circuito DNA60 Evolv senza nemmeno aggiornarlo prima di installarlo significa perdere un buon 60% delle prestazioni.

Ma per fortuna ci sono soluzioni per poter svapare comodamente con un dispositivo AIO, totalmente compatibile con la ricambistica e gli accessori (bridge e boro) della Billet Box.

Con prestazioni degne di dispositivi “reference”

La B22 di Ennequadro Mods


Modder italiano che ha sempre curato al massimo i particolari del prodotto, mod sempre impeccabili nella costruizione e nell’assemblaggio.
Non monta la porta USB (le mod Ennequadro sono cablate “a pista” e non tramite cavi saldati, che rende la costruzione più robusta e con una conduttività ottima) però ha il grosso vantaggio di avere il circuito aggiornato e, come materiali, installato i profili corretti per Ni200, Titanio, acciaio e i principali fili (come i Dicodes) per l’uso in TC, e quando una box circuitata DNA60 ha la funzione di boost regolabile in watt e i principali materiali “esatti” per lo svapo in TC, ha tutto quello che serve per svapare anche con coil complesse o in modalità controllo di temperatura in maniera ottimale.

Altri aspetti, non essendo dotata di pannelli laterali integrali e rimovibili, come dimensioni è nettamente più compatta rispetto alla Billet Box e il vano batteria a “tubo” con inserimento e chiusura dall’alto riduce sia l’altezza della box (solo 22mm a fronte di una batteria alloggiata lunga poco più di 18) sia l’adozione del contatto del negativo “a molletta” come sulla Billet, scomodo, esposto a forzature quando si rimuove la batteria per il cambio della stessa e che taglia e danneggia la wrap della batteria stessa tutte le volte che la stessa viene rimossa.
Altro aspetto estremamente intelligente, la pulsanteria (la parte dell’elettronica più delicata e che più facilmente si danneggia in caso di infiltrazioni di liquido) è alloggiata nella facciata posteriore, opposta allo sportellino e all’alloggiamento per il boro rendendo il circuito protetto da infiltrazioni di liquido colato dal boro o da condensa in eccesso.

Dispositivo compatto di dimensioni, costruito in maniera eccellente, scocca al 100% in alluminio (in delrin solo i pulsanti) ha qualità costruttiva da high end, prestazioni da DNA60 e un prezzo per altro nettamente inferiore a quello della Billet Box.

La Nodale DNA60 di Telli’s Mod.


Altro prodotto Made in Italy, come linea è molto simile (anche se più compatta negli ingombri) rispetto alla Billet Box.

Interamente in alluminio, ma sensibilmente più leggera, rispetto alla Billet Box originale risolve alcuni problemi importanti:

-          Nella “zona display” (nella stessa posizione della Billet Box viene finalmente cablata una porta micro-USB necessaria per poter aggiornare i firmware della box, “correggere” i materiali errati presettati da Evolv e caricare quelli mancanti o che si desidera utilizzare per svapare in modalità controllo di temperatura;

-          La box ha solo uno sportellino rimovibile (per la sostituzione della batteria o lo smontaggio del boro), eventualmente personalizzabile dal modder su richiesta: la particolarità, molto intelligente, è che tutta la pulsanteria è installata sul frontale (la parte fissa) proteggendo i pulsanti da eventuali perdite di liquido colato che possano renderli inefficienti o metterli fuori uso

-          Sulla parte superiore (dove è installato il drip tip e il nottolino per smontarlo e rendere rimovibile il boro) è presente una vite di ottone a taglio.
Facilmente allentabile o avvitabile anche a mano, regola il contatto del negativo della batteria che sulla Billet Box (a molletta metallica ripiegata) crea problemi non permettendo di inserire batterie lievemente più lunghe dello standard (ho sentito di una partita di Samsung 30Q “rosa”, io i problemi li ho avuti con le Tesiyi da 3000 mah) oltre che evitare, allentandolo lievemente per lo smontaggio, il taglio delle wrap isolanti delle batterie, problema che costringe ad avere un set apposta di batterie “per la Billet” da rewrappare abbastanza frequentemente.

La Zeppelin di Epsilon Forth


Incredibilmente (ma non troppo), se gli americani hanno un’idea gli europei la sviluppano meglio e il modder francese Epsilon Forth produce la Billet (si, decisamente identica) così come dovrebbe essere costruita dopo cinque/sei anni di produzione e sviluppo.
L’estetica è più Billet style rispetto alle altre due e queste sono le particolarità della Zeppelin:

-          Porta USB presente con linea dati cablata, quindi DNA60 perfettamente aggiornabile

-          Pulsanteria e porta USB alloggiate dalla parte opposta il vano boro, protette quindi da esfiltrazioni e perdite di liquido o di condensa

-          Il display non è alloggiato in uno dei “frontali” come sulle altre box ma incassato in una fiancata, cosa che lo rende facilmente visibile ma protetto da urti.

La più tradizionale delle tre, è perfetta per chi ama l’estetica della Billet Box, non vuole cambiare linea e design ma vuole un prodotto moderno e tecnicamente completo in grado di sfruttare le potenzialità del DNA60 al 100%.

La UNICA di Art&Mod.


Art&Mod, modder curatissimo nelle sue realizzazioni, si sarà perso la moda delle AIO Box?
No.
E lo fa “alla sua maniera”, con un prodotto curatissimo, la UNICA.
Provo la Black standard in delrin, non un prodotto economico ma nemmeno uno dei più cari della sua gamma e la prima impressione è quella di cura maniacale nell’assemblaggio: un delrin effetto “morbidino” e non la solita plasticaccia al tocco, passo la mano ovunque e non esiste uno spigolo, uno sbalzo, il micron fastidioso di sporgenza negli assemblaggi, il tappo batteria filettato “Dicodes style” perfetto e morbido da svitare, senza le bestemmie che debbo tirare tutte le volte che uso la mia Hussar BXT White Teal Titanium Green (nome impossibile ma era il suo top di gamma) e placche metalliche tutte molate per non lasciare fastidiosi spigoli vivi.

E, tocco abbastanza maniacale, la doppia placchetta di fibra di carbonio, una più spessa che copre tutta la fiancata lasciando scoperto il centro del boro fissata a calamite mentre una seconda placca sempre in fibra di carbonio fissata alla scocca funge da copertura della pulsantiera, laddove quasi tutti gli altri modder avrebbero fatto una placca in plastica o in metallo qualsiasi.

Impugnatura posteriore stondata come la Hussar e la B22 per renderla più comoda da tenere in mano, viene fornita di un DNA60 senza porta USB ma aggiornato e accuratamente riprogrammato, e quando un DNA ha il boost attivato e memorizzati i principali materiali standard o Zivipf per l’uso in TC, la porta USB non serve.

Unico difetto, a volerlo trovare, la posizione dei pulsanti di regolazione potenza: la tendenza (intelligente) di molte box è quella di disporre i pulsanti di attivazione e regolazione dal lato opposto del vano box per mantenerli protetti da perdite di liquidi e condensa che possano infiltrare e ossidare i switch, il fatto che la regolazione della potenza sia posta “Billet style”, sotto il vano boro impone precauzioni e attenzione, per altro dovute nell’utilizzo di una box di un certo livello di prezzo.

La Hellfire Moab di Attysmith.

Modder irlandesi? Ce ne sono, dicono di sì.

E furbi: dopo aver azzeccato una bellissima box in bottom feeder come la Hellfire, perché non riciclare un design simile in una battery box?
E poi, vanno di moda le boro mod, si è già progettato l’Exocet (uno dei primi bridge rigenerabili per la Billet Box), non si fa una AIO?

Nasce così la MOAB (nome inquietante, derivato dal nome di una super bomba dell’aviazione americana ma qui penso sia solo la sigla di Mother Of All Box), un prodotto molto interessante, soprattutto perché NON è la solita boro mod che ricicla i pezzi della Billet. Anzi…
Come linea potrebbe assomigliare ad una Hussar BXR, se non fosse che la MOAB è un capolavoro di costruzione (a differenza della Hussar che di pecche ne ha parecchie e infatti non l’ho citata come valida alternativa alla Billet) ma con alcune differenze sostanziali:

-          Il tappo del vano batteria NON è a vite ma è, intelligentemente, con innesto a baionetta che lo rende sicuro e durevole senza filettature che si possano spanare e danneggiare con l’uso

-          Placche metalliche e scocca in delrin, ma come qualità costruttiva e di assemblaggio si sta al livello dell’Unica

-          Monta circuito DNA60 ma è anche montato di una intelligentissima porta micro USB “sabotata”: vengono cablate le linee dati per rendere il circuito riprogrammabile e aggiornabile tramite eScribe ma NON la linea di alimentazione, motivo per cui non è possibile ricaricarla tramite porta USB (con rischio di mandare fuori uso per un sovraccarico il circuito).

-          Tocco di classe, può utilizzare tutti i bridge e gli adattatori di coil per Billet Box ma NON i suoi boro: viene dotata di un proprio Boro proprietario “damigiana style” in grado di contenere dagli 8.5 ml di liquido con bridge rigenerabili ingombranti e fino a 10 ml utilizzando i più “magri” adattatori Confort Bridge di Atmizoo per coil Nautilus.
Altra particolarità del boro tank della Moab è che viene inserito lateralmente nella fiancata box (bene, lontano da porta USB, display e pulsanti quindi non pericoloso per perdite di liquido) ma essendo scuro color della box stessa viene “mimetizzato” nella linea della box stessa.
E lo stato di riempimento del liquido lo si può vedere attraverso un oblò laterale che lo rende visibile tramite un  foro nel laterale della scocca (della stessa forma) posto sotto il pulsante di attivazione.

Uniche particolarità, Attysmith non vuole assolutamente passare per un “riciclatore” di idee Billet Box:

-          Come con la Bantam Box (brutto accostamento, lo so….) ha mantenuto una “sua” compatibilità Billet solo sui bridge rigenerabili e a testina (il Confort Bridge di Atmizoo calza a pennello e garantisce ben 10 ml di capienza di liquido) mentre non lo è sui nut e sui drip tip “ibridi” della Billet, adottando una filettatura diversa ® ovviamente, Attysmith fornisce un “suo” nut compatibile con drip tip 510 ma produce una sua serie di drip tip ibridi (belli, ben costruiti ma non troppo economici) che diventano un “must have” obbligatorio;

-          “ufficialmente” la Hellfire può utilizzare solo i suoi boro proprietari dalla capienza enorme, ma un po’ per la complessità di apertura (ha due fori frontali per il refill ma è “stappare” il boro dal top non è coodissimo) un po’ perché magari ho già il mio boro col liquido e il bridge rigenerato, avendo cura di fare combaciare il contatto elettrico dell’atom con il “piattellino” della box e il foro superiore del bridge con il foro superiore della scocca e avendo cura di avvitare il drip tip ibrido (o il nut) senza spostare il boro, con qualche pecca estetica (due fessure visibili tra il boro e la scocca) il mio boro Billet Standard funziona benissimo anche sulla Hellfire, nel caso non abbia voglia di farmi vezzi estetici.

 “Uffa che palle, solo delle box con il DNA60 di Evolv, che noia…..”

Non è vero, c’è anche del resto.

Solo che ho già scritto troppo per questa volta, il seguito alla prossima puntata.

Commenti