Ne passa tanto da svapare su un big battery “tubone” ad una
battery box.
Il “big battery” ha una linea tutta sua, a saper scegliere
il modello giusto ha una sua scalabilità (può essere adattato a svapare con
batterie 18350, 18500 e 18650 dando la possibilità di scegliere tra un uso
elegante e compatto con batterie piccole o un uso più prolungato, con durate di
batteria maggiori, usando le classiche batterie 18650, oltre ad avere una sua
eleganza innata.
Nessun problema, con i big battery di una volta in cui
bastava settare voltaggio, eventuale luminosità del display e pochi altri
parametri poter operare tutto con un display piccolo e un pulsante solo (il
tasto “fire”) non era un grosso problema ma soprattutto con l’avvento del TC,
del boost regolabile e di tutte le funzioni specifiche dei dispositivi moderni,
operare e impostare con un pulsante solo è rognoso e complesso, io sono un
ammiratore dei prodotti Dicodes della prima ora ma tanto ho amato il Dani v1 e
V2, il Dani v3 mi è ostico, è scomodo impostare un TC e tutte le sue funzioni
premendo un tasto solo e attendendo che il menu scorra.
D’altro canto, la forma a battery box permette dispositivi
più compatti essendo spesso il circuito affiancato alla batteria e non sovrapposto
come nei “tuboni” e la scocca permette l’installazione di altri pulsanti
(almeno potenza + e -, i DNA Color anche un tasto di conferma selezione da
menu) rendendo molto più comodo impostare anche le funzioni più complicate.
Certo, se si potesse inventare qualcosa bello come un tubo e
comodo come una battery box ….
Battery box che si settano solo ad un pulsante se ne sono
viste (le circuitate col primo SX350 di Yihi, con gli Aulus di Omega Vaper,
alcune box circuitate Starplat 75 e quelle che montano i Dicodes Extreme v3 (le
Mia60 di APM Mods e la Zero Nega di Sunbox), queste ultime con poco guadagno
visto che montano il circuito piuttosto complesso del Dicodes Dani v3 Extreme.
E magari tubi più comodi con più pulsanti?
| Il Wizard's Apprentice in versione DNA20D |
Poca roba: a suo tempo uscì la riedizione dell’SVD di Innokin. Il 2.0 che era dotato di ben tre pulsanti (tasto di attivazione e due tasti di regolazione potenza) e di circuito mondava (dicevano) un DNA20 originale Evolv anche se sembrava più una copia prodotta su licenza visto che dal sito ufficiale di Evolv il DNA20 ufficialmente gestiva un minimo di resistenza di 1.0 ohm mentre l’SVD 2.0 di Innokin dichiarava 0.5 ohm, oltre a tutte le fragilità tipiche dei tubi cinesi, con filettature che tendono a spanarsi o a restare ingranate e pulsanti che smettono di funzionare per l’ossidazione dei loro contatti interni, tant’è che ne vendettero pochi e ne sopravvissero ancor meno.
Ma per fortuna un genio rumeno, uno di quelli che pensano
poco ma quando hanno idee hanno solo idee strepitose, Mark Bugs ha la pensata
geniale di costruire un big battery sì, ma circuitato Evolv originale, il
Wizard Apprentice, prodotto in varie batch, Wizard, Wizard’s Apprentice e
Wizard Evolved con istallati un DNA20, la versione Evolved II dotata di
circuito DNA30 e Evolved II DNA40 (come è facile intuire ) con un DNA40 small
screen installato.
Pochi i difetti, ma vanno tenuti presente: il tubo non è
“scalabile” ovvero nasce in versione S per batterie 18350, M per batterie 18500
e L per batterie 18650, senza la possibilità di poter cambiare batteria
installata con l’uso di adattatori, come per i Dani e per il Provari, anche se
a dire il vero tali extension erano presenti sul sito del produttore, ma
perennemente “out of stock” e sui pochi shop che lo vendevano ho sempre visto
commercializzato solo il kit del big battery, senza accessori optional da
acquistare.
E altro difettuccio, il pin 510: costituito da una testata
svitabile nella quale è montato un piattello in ottone con un “pernino”
passante che occorre che ogni tanto regolare manualmente svitando la testata e
spingendolo fino a fondo corsa e, riavvitando la testata, farlo rialzare
facendo sì che resti solidale al contatto presente sul big battery; cosa un po’
scomoda, il Wizard preferisce di più atom con il pin lievemente sporgente ma se
il pernino è troppo alzato l’atom non va a contatto e il display segnala “Check
atomizer” non erogando.
Ma, tenuto presente questo, il resto è pura delizia: tubo in
acciaio molto ben lavorato, satinature a regola d’arte, scritte in engraved
perfette, la classica costruzione elegante di alta qualità cui Mark Bugs ha
abituato i suoi clienti.
E, aspetto delizioso, la presenza dei tre pulsanti (fire, potenza + e potenza -), che rendono il dispositivo settabile con tutta la comodità di una battery box.
| Il Wizard Apprentice disassemblato |
E, la dotazione di un circuito Evolv DNA “prime serie” che oltre che garantire una bella erogazione corposa e piena, ha tutte le funzioni e le hotkeys (inversione del display per mancini, modalità stealth, possibilità di blocco tasti e di blocco della potenza da pressione involontari dei tasti) sue tipiche, un dispositivo in grado di garantire uno svapo elegante come con un big battery ma con tutta la comodità e le funzioni intuitive tipiche dei circuiti Evolv, in poche parole una vera delizia.
Unico altro difetto, difetto non da poco: Mark Bugs è un
modder che parla poco, che anticipa poco e che non ha una gran presenza sui
social network, motivo per cui le poche batch di prodotto che metteva in
vendita erano preda dei più informati (ed amici dei negozianti che li
avvisavano) che non appena venivano messi in vendita sui siti internet ci si
gettavano a capofitto mandandoli fuori stock in pochi minuti, io ho impiegato
anni per accaparrarmi un Wizard Evolved M (in batteria 18500) dotato di
circuito DNA20D (quello già con firmware aggiornato ed evoluto, un po’ meno
vorace di consumi elettrici).
Che dire? Un vero capolavoro, tutta l’eleganza dello svapo
con un big battery “tubo”, tutta la classe di utilizzare un prodotto high end
di curatissima costruzione con tutta la comodità e l’abitudinarietà di svapare
con un circuito DNA Evolv, facile da settare coi pulsanti e con tutte le
combinazioni di pressione tasti a cui i vapers erano già abituati essendo
identiche a quelle delle battery box circuitate Evolv.
«Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi.
Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione.
E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È
tempo di morire.»
Un po’ drammatico, sono le parole del replicante che muore
nel famoso film “Blade Runner” di Ridley Scott ma in effetti certe cose sono
andate perdute nel tempo come lacrime nella pioggia: nessun altro modder o
produttore decise di produrre big battery con circuiti da box, Evolv d’altro
canto si è messa a produrre quasi solamente circuiti dotati di schermo grande e
quindi troppo ingombrante per installarli in dispositivi “a tubo” e
l’introduzione sul mercato delle PCB Mosfet
ha risolto tutti i problemi dei modder (soprattutto queli pigri) visto che (il
kick Evolv o il Bomber Tube di Omega Vaper) erano economici, compatte di
dimensioni, di facile installazione e di cablaggi quasi ridicoli e garantivano
con una lavorazione non particolarmente complessa sicurezza d’uso e
stabilizzazione del voltaggio, prestazioni sicuramente nettamente migliori dei
comuni “tubi” meccanici ma non proprio con lo stesso feeling e le stesse
prestazioni dei circuiti Evolv (solo la serie Bomber di Omega Vaper mi è
sembrata corposa e aggressiva come un circuito vero).
| Il kit di vendita del Wizard Apprentice |
Fallimento? Esperienza da dimenticare? Decisamente no, tant’è che anche se le batch venivano commercializzate all’improvviso e senza preavviso per i potenziali acquirenti, il Wizard ebbe una ottima commercializzazione e diffusione pur trattandosi di un costoso prodotto high end dal costo (mai inferiore) ai 250 euro, e pure prodotto di ottima qualità: nei forum viene fatto spesso shitposting (delle volte anche eccessivo e immotivato) su dispositivi con difetti di costruzione mentre del Wizard ne ho sentito sempre parlare bene, e mentre di tanti prodotti (dello stesso livello di prezzo) se ne vedono quantità inflazionate in vendita sui mercatini dell’usato di svapo, di Wizard di Mark Bugs non ne ho mai visto uno, segno che chi lo possiede ne è contento e non ha alcun interesse a rivenderlo.
No, forse nessuno no, uno l’ho visto su un mercatino. Per fortuna, il mio.
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