La Tita X2 di Veepon - E il DNA 80 Color

Che noia.

La SBS ce l’ho, la AIO ce l’ho, tubi ne ho più che un idraulico, è difficile trovare qualcosa di veramente nuovo che mi possa stimolare la fantasia.
E anche coi circuiti, tutti, dal primo DNA20 al 60 Color, tutti gli Yihi e i Dicodes + Starplat e gli Omega Vapers, mi sto annoiando un sacco ad avere tutto.

O forse no, mi manca un DNA80 Color. Bisogna fare qualcosa.

Cerco, ricerco, una box di decente costruzione (se no mi “inguastisco” subito) e che non costi un’esagerazione, perché se non dovesse scattare l’amore almeno non ci ho speso un capitale dietro.

Cerca e ricerca, trovo la Tita X2 di Veepon: DNA80, prezzo onesto (129 euro, 139 la mia perché è la versione personalizzata serigrafata), AIO compatibile con tutti gli accessori della Billet Box, che a me piace un sacco da utilizzare.

Ok. Si parte.

La Tita X2 di Veepon

Mi arriva la Tita, con la sua scatolina in cartone.
E’ la prima volta che vedo una Veepon dal vivo, e oltre al logo Veepon sulle fiancate c’è una scritta, “Ultroner”.
E mi è tutto più chiaro, Ultroner è uno dei marchi utilizzati da SXK per produrre prodotto di suo design originale di fascia medio alta non clone di altri marchi e infatti la mia Alieno in legno stabilizzato e dotata di circuito DNA60 originale Evolv, una gran bella box e pure dal prezzo abbordabile era marchiata Ultroner.

E SXK già da un po’ di tempo è una garanzia visto che a spregio del prezzo molto abbordabile è un assemblatore ottimo di prodotti ben costruiti.

E dentro la scatola in cartone un’altra scatola ma questa volta metallica che, anche in questo caso, è una piacevole sorpresa visto che mi è capitato di ricevere mod anche molto costose dentro scatolette in cartone abbastanza “cheap”, scatoletta in metallo che, udite udite, contiene ogni ben di dio, anche un sacchetto-custodia in velluto sintetico per contenere la box quando la si usa e la porta in giro per evitare di graffiarla, una premura stupefacente in un prodotto dal prezzo così basso.
Altro contenuto, un cavetto USB-c per la ricarica (nel mio caso, che odio ricaricare da porta USB per non danneggiare la box, per connetterla e programmarla con eScribe), o-ring di ricambio per il boro e una testina, che evoca in me brutti ricordi.
Viene fornita già con un boro e con preinstallato un bridge a testine (che loro chiamano VPC), visto che mi ricordano un sacco quelle che ho odiato sulla SupBox DNA60 (sempre un prodotto SXK) decido di usare un MIO bridge per le più affidabili coil Nautilus di Aspire.
Il Boro è molto ben costruito, ha la doppia apertura per il refill (sia sul frontale che sul laterale destro) comoda per lasciarne sempre una scoperta e accessibile, quale che sia il suo inserimento all’interno della box.
Classico boro a “stappo” (rimuovendo il top resta completamente aperto e accessibile per l’inserimento del bridge coil senza vetrini che si rompono chiusi con guarnizioni in silicone che prima o poi si tritano) bello, pulito e robusto, veramente comodo.

Costruzione molto curata, il vano batteria è aperto con la batteria a vista ma, intelligentemente, la parte superiore (dove viene inserito il polo negativo della batteria) presenta uno “scivolo” per facilitare l’inserimento della batteria e per renderla comodamente estraibile senza dover usare attrezzi o rompersi le unghie (con le Billet e con la Apex ogni cambio di batteria sono imprecazioni tuonanti.
Unico pulsante a vista è, nel lato (come le altre TITA) il tasto fire mentre i tasti di regolazione e il display del circuito sono coperti da una lamella metallica che si incastra in basso e che è chiusa saldamente in alto con magneti, bella, stabile e soprattutto protettiva dell’elettronica che così resta isolata e al sicuro da eventuali perdite di liquido dal boro.

Togliendo la lamella frontale
si scopre il DNA80 Color
originale Evolv

In basso nella parte sinistra, coperto da un gommino che si vede spesso sui PC portatili, la porta USB-c per la ricarica della box (ma che io userò solo per programmarla con eScribe), anche in questo caso il gommino ripara da perdite di liquido e da povere che possa sporcare la porta USB.

Dicevo, compatibile con gli accessori Billet Box: viene dotata di un suo nut adattatore con attacco 510 per l’utilizzo di drip tip standard ma visto che io odio andare in giro con la monetina da 1 centesimo per svitare il nut per togliere il boro monto subito un drip tip ibrido, blocco unico drip tip-filettatura per l’avvitamento.

Provo un drip tip di Ennequadro e, seppure il passo della filettatura sia perfetto e calza a pennello su tutte le altre mie AIO Billet compatibili, sembra che il diametro del foro sulla box sia lievemente più largo del diametro dell’attacco 510, si avvita, a fine corsa schiacciato sul boro è fermo ma fa un po’ di gioco.

Sono fortunato, avevo un drip tip ibrido che non riuscivo ad usare perché aveva il problema contrario, un diametro più grande del foro delle Billet Box e delle altre mie AIO, un Bozo di Atmistique che, appena appoggiato e senza sforzo si avvita e serra perfettamente.

Che delizia.

E visto che la scocca della box è metallica serigrafata effetto peltro, il Bozo di Atmistique è bello conico e tutto in metallo, faccio una combo accessoriata tutta Made in France con un adattatore per coil Nautilus Cofort Bridge, anche lui di Atmistique.

Strepitoso il contatto elettrico tra box e boro, pin bello alto, eventualmente regolabile a vite e che al primo montaggio e a nut avvitato garantisce subito una perfetta e stabile lettura del valore di resistenza della coil.

Bella, ben costruita, accessoriabile con belle cose, sarà una delizia da usare.

La box è eccellente. E il circuito?

Il seguito alla prossima puntata.

 

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