Comparativa tra i circuiti da svapo - parte prima

Che differenza passa tra i circuiti da svapo?

Tanta? Poca?

Come negli impianti audio hi-fi bisogna sentire come suonano, perché magari due amplificatori hanno le stesse specifiche tecniche (risposta in frequenza, potenza, THD) ma suonano in maniera differente.

Certo, per fare confronti occorre lo stesso liquido, lo stesso tank e la stessa build di coil per evitare di fare cose troppo a sentimento, ma per fare un confronto sensato e serio sarebbe bello avere anche la stessa box,  per evitare che un circuito magari inferiore (e a me è capitato) ma montato su una box dall’ergonomia più comoda possa piacere più di un ottimo circuito montato su una box scomoda da utilizzare.

Un tarlo che mi ha sempre roso, provare i circuiti da svapo sulla stessa box, per potermi fare un’opinione obbiettiva e non falsata dal prodotto che la utilizza.

Certo, non sarebbe difficile montare un DNA60 di Evolv, un Dicodes BF60 o uno Yihi SX600J, in fin dei conti hanno le stesse dimensioni e sono intercambiabili.

Per farlo occorre avere un amico elettrotecnico specializzato in battery box, e a me non manca, e come dispositivo (debbo avere dei doppioni da poter “smanettare”), un po’ di Billet Box.

Che so, una Billet Box originale con il circuito montato dal modder, un DNA60 tale e quale “come mamma Evolv produce” e personalizzato solo nei loghi di accensione, una Billet Box clone SXK sempre circuitata con DNA60 ma dotata di porta USB e quindi aggiornata e riprogrammata e due altre Billet, una a cui ho fatto montare un Dicodes BF60 e l’altra, l’ultima arrivata, dotata di circuito Yihi SX600J.

E come dispositivi per le prove, tre boro tank identici, dei 415BT in titanio, con coil da 1,2 ohm, da 1.8 ohm in clapton coil e una 0.15 ohm in Ni200 da usare in TC.

E, per fare le cose freak, un RDTA Ponte di A.Y.B a rope, mesh coil da 0.18 ohm del Wotofo profile, anche se l’ho messo via subito, è un dispositivo poco adatto per la Billet Box.

Il DNA60 di Evolv.

Il DNA60 di Evolv

Il DNA60 è l’ultimo “rampollo” della famiglia Evolv che, intelligentemente, dal primo DNA20 ha sempre mantenuto le stesse funzioni e le stesse modalità di impostazione (a parte l’aggiunta del TC a partire dal DNA40), che l’ha reso un circuito assolutamente intuitivo da impostare.

La particolarità è la sua mancanza di menu di impostazione in quanto tutte funzioni possono venire impostate direttamente tramite hotkeys (combinazione di pressione di tasti), alcune delle quali come il blocco tasti e il blocco della lettura della coil sono identiche da dieci anni, dal primo DNA20.

Il pezzo forte di questo circuito è la possibilità di programmarlo via PC (impostando i profili d’uso tramite il software esterno eScribe), anche se di fatto una volta aggiornato nel firmware e caricati i materiali esatti per l’uso in TC non richiede altre modifiche successive e, una volta aggiornato il firmware, non vengono richiesti altri interventi tecnici.

Altra particolarità, il basso consumo energetico, circuito che a parità di build e di utilizzo riesce a spuntare durate di batteria incredibilmente lunghe, a patto che venga aggiornato alla versione firmware 1.2 SP6.1  che abilita la funzione mentre con il software “base” preinstallato da Evolv (quello che viene installato sul circuito dal produttore) ha consumi di circuito normali (superiori all’Yihi SX660J) ma comunque inferiore al Dicodes BF60

Altra funzione utile (anche lei abilitata solo con l’aggiornamento firmware) è il boost, ovvero la possibilità di avere una potenza lievemente superiore a quella impostata, utile per avere una svapata più aggressiva o, nel caso si usino coil complesse come le clapton coil, per compensare la loro iniziale lentezza ad andare in temperatura.

Il miglior circuito per chi non ha voglia di impazzire troppo a settare avendo tutte le molte funzioni facilmente reperibili e modificabili, potrebbe essere un circuito praticamente perfetto se potesse avere la funzione TCR (impostazione del TC per materiali “strani” inserendo il coefficiente termico del metallo utilizzato) ma l’avere 8 preset (la modalità watt+7 materiali utilizzabili in modalità controllo di temperatura) sono sufficienti per tutti gli utilizzi, anche per i più appassionati dello svapo in TC.

Ovviamente, lo ripeto, un buon 60% dei pregi scaturiscono dall’aggiornamento del firmware del circuito essendo quello “base” montato dal produttore un po’ carente di funzioni, motivo per cui se si deve comprare una box circuitata DNA60 è opportuno verificare prima che o abbia la porta USB cablata oppure che il modder (Ennequadro, Art&Mods e Evade Mods lo fanno) lo abbia aggiornato e integrato dei materiali mancanti prima di cablarlo sulla box.

Circuito a mio gusto eccellente sui tabacchi anche usando il boost, ottimo con la gestione di batteria e “aggressivo” nell’uso in TC, purtroppo nella Billet Box originale Billet Vapor non viene cablato con la porta USB e, a parte i loghi di accensione, nemmeno aggiornato dal modder, cosa che ne limita di molto le potenzialità di utilizzo.

Dicodes BF60/FL80.

Il BF60 di Dicodes
Dicodes… Dicodes è il circuito da svapo “meno da svapo” in circolazione.
Pensato da ingegneri elettronici “mixando” componentistica industriale, sin dall’inizio stupì perché, seppur dichiarando un minimo di 1.0 ohm di coil gestiva le 0.8 ohm benissimo.
E non era un errore, il check della coil veniva fatto dal circuito rilevando non la resistenza bensì l’impedenza (che sarebbe lo stesso concetto ma la resistenza è riferita a flussi elettrici in corrente continua, l’impedenza in corrente alternata e con calcoli lievemente differenti), un circuito completamente diverso, quasi alieno.
Esce il V2 Extreme, il primo circuito dotato di TCR: mentre gli altri circuiti per funzionare in TC necessitavano di avere memorizzata la tabella specifica delle progressioni termiche del materiale (e quindi si era vincolati all’avere l’aggiornamento software da parte del produttore) Dicodes, inserendo il coefficiente termico del materiale permetteva in autonomia di utilizzare qualsiasi materiale termoreattivo si volesse.

Inizialmente circuiti limitati all’installazione su box a marchio Dicodes, visto l’espandersi del mercato del modding Dicodes decide di produrre anche per il mercato dell’aftermarket e delle forniture per modder, esce l’eccellente FL80 ma è un po’ ingombrante (stesso limite dei circuiti Yihi e del DNA75 Color) e allora viene introdotto il loro pezzo forte, il BF60 che altro non è che l’FL80 con poche modifiche risagomato per avere gli stessi ingombri del DNA60 anzi, pure con gli stessi fissaggi alla scocca rendendolo perfettamente intercambiabile (e io adoro la mia Billet Box e la mia Hussar BXR a cui ho espiantato il DNA60 convertendole in Dicodes).
E, visto che il V3 Extreme che prima veniva montato solo sui “tubi” Dani Extreme ora viene venduto anche come ricambio e avere un circuito completo di qualsiasi funzione, di dimensioni piccole e programmabile usando solo il pulsante fire lo rende perfetto per l’adozione su mini box o dispositivi di dimensioni compatte.

Difetti… Mentre un DNA60 è impostabile tutto tramite hotkeys (combinazioni di tasti) abbastanza intuitivi una volta presa un po’ la mano, Starplat e Yihi utilizzano menu scorrevoli dove tutti i parametri sono immediatamente visibili, i menu del Dicodes tendono ad essere un po’ nidificati e non troppo intuitivi da sfogliare, tant’è che spesso, quando debbo impostare una box Dicodes che è un po’ che non uso e con una build nuova, imposto il “SetDefInit=1” ovvero resetto alle impostazioni di fabbrica e poi reimposto tutto, per evitare che mi restino attivate funzioni che l’ultima volta avevo utilizzato e che ora debbono essere disattivate.

Pregio…. Come visto su molti test in video su Youtube, se Evolv tende un po’ a “boostare” all’inizio, l’erogazione del Dicodes è precisissima, una perfetta linea retta diritta sugli oscilloscopi di chi fa i test.
E una erogazione elettrica precisa ma tutta con voltaggio stabilizzato in amplificazione e senza PWM, che ne da una percezione di morbidezza piena, l’erogazione perfetta per svaparci creme custard e aromi “soft” oltre che, in tantissimi hanno fatto la “prova del cotone”, avere lo “state of the art”, il circuito di controllo di temperatura più preciso in circolazione, preciso a livelli scientifici, migliore dell’ottimo DNA aggiornato.

Circuito ottimo, circuito super robusto e durevole, è un circuito poco “user friendly”, adatto solo a vaper esperti che sanno dove mettere le mani (mi è capitato spesso di ritrovarmi a dover rispondere a gente che aveva il circuito bloccato per via di parametri impostati male) ma che, per sua natura tecnica, è alquanto difficile possa andare in obsolescenza tecnica.

E infatti, ancora oggi, la mia prima Dani Box che montava un V3 modificato per poter usare i pulsanti di regolazione potenza va benissimo e se la difende gagliardamente anche con le elettroniche più recenti visto che Dicodes ha prodotto sempre testando bene e i loro circuiti non necessitano ne prevedono la possibilità di aggiornamenti firmware, come gli altri circuiti.

Lo Starplat 75

Forse il circuito che, tecnicamente, amo di più e infatti ne ho parlato tantissimo , inizialmente

Lo Starplat 75
montato solo sulle Stratum di OLC ebbe poi un’ottima diffusione rimanendo penalizzato poi dagli embarghi conseguenti la guerra in Ucraina (è un circuito di produzione russa) essendo utilizzato su box mod comunque ottime (la Yam 24  di DamnMod resta una delle migliori box SBS che abbia mai utilizzato).

-          Pregi? Tantissimi:
ha una gestione di batteria ottima, a parità di build e batterie garantisce durate d’uso superiori anche all’ottimo DNA60 aggiornato nel firmware;

-          ha menu scorrevoli facili e intuitivi, completi di tutte le funzioni, alcune utilissime come la possibilità di impostare la luminosità del display per ridurre i consumi di batteria, boost facilmente impostabili e addirittura, nelle versioni più recenti, la possibilità di impostare la lingua di visualizzazione dei menu anche in lingua italiana, per coloro che si tediano (io no) a settare la box in lingua inglese

-          TC ottimo e completo: i TC funzionano in modalità Temperature dominant ovvero considerando la temperatura limite impostata come temperatura voluta per lo svapo (spesso boostando per raggiungerla prima) mentre Power dominant eroga stabile alla potenza impostata mentre la temperatura impostata è la soglia limite a cui, avvicinandosi, occorre moderare il voltaggio, Temperature Dominant più aggressivo e adatto per usi cloud, power dominant più delicata e “gentile” che privilegia una resa aromatica e una vaporizzazione stabile,
Mentre ogni box ha UNA sua modalità utilizzabile (DNA temperature di standard modificabile da eScribe, Yihi power dominant) lo Starplat 75 permette di impostare il TC nell’una o nell’altra maniera direttamente dalla box, senza necessità di PC e software esterni come coi DNA.

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Le dimensioni di uno Starplat paragonato ad uno
"spicciolo", una monetina da un rublo

Oltre che tramite pulsanti è impostabile tramite sensore di movimento inclinando a destra o sinistra la box, comodità che solo i vecchi circuiti Yihi SX350 avevano implementato e che, su alcune box come la versione Stratum prodotta da VapeProLIne permettevano di impostare tutta la box utilizzando solo il pulsante fire, tant’è che su alcune versioni i pulsanti di regolazione potenza non erano nemmeno installati.

Circuito potenzialmente aggiornabile, mi ha sempre funzionato bene senza necessità di farlo, circuito nato bene e che non necessità di manutenzioni.
E, per il tanto che l’ho utilizzato, pure circuito non delicato e durevole nel tempo, per i più cattivi forse circuito meno “personalizzato” rispetto a Dicodes e Evolv, a mio gusto invece ottimo per tutti gli usi e setup.

E ce ne sarebbe un sacco di altro da dire, il seguito alla prossima puntata.

 

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