Dani SBS Micro, la ANTIpodE di Strangers Mods ma anche la
mia amatissima Flexy v1 di Ennequadro, un po’ meno le Insider di Undercode,
negli ultimi tempi sono tornate a circolare box mini con batteria 18350.
Ottima alternativa compatta alle pod, una batteria 18350 ha
una capacità di carica dagli 850 ai 1050 mah (superiori a pod come la Wenax o
la Kiwi) ma circuitate (DNA60 o Dicodes) che le rendono box molto “gustose” da
utilizzare anche per i vaper più esigenti.
Poi le vedo (s)vendute sui mercatini, e sentendo dal
venditore il perché vende un prodotto nuovo e di quel livello qualitativo e
tecnico la risposta è sempre questa: “non dura niente, è sempre scarica, non ci
riesco a svapare mezza giornata”, che potrebbe essere anche vero, la stessa
cosa la sentii da un visitatore al VapItaly allo stand di TVGC dove stavano
presentando la Dani Micro SBS (e li mi salì la bava alla bocca, non si
bestemmia ne si nomina il nome di Dicodes invano).
Come in qualsiasi dispositivo elettronico, ogni cosa ha un
suo senso e utilizzo specifico (che va tenuto presente se si vogliono delle
prestazioni di un certo livello) e tentare di ragionarci solo sull’estetica,
sul fatto che sia bello e comodo comporta sempre e solo pessimi risultati.
La batteria 18350
Una batteria 18350 ha mediamente una capacità di carica di
massimo 1050/1100 mah e una capacità di scarica di massimo 9 ampere, se di
buona qualità e di un marchio noto.
Ergo, a volerla utilizzare, debbo usare coil che abbiano un valore di resistenza pari a volt impostati in
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| La ANTIpodE di Strangers Mods, piccolo capolavoro |
Con un setup del genere probabilmente a batteria carica al
100% potrei non avere problemi ma con una carica già ridottasi al 75% un DNA60
potrebbe iniziare a segnalare “check battery” ovvero batteria non in grado di
fornire la tensione (amperaggio) richiesto dal circuito e chi non ha la
pazienza di leggersi le istruzioni d’uso potrebbe già iniziare ad inveire per
un malfunzionamento del circuito.
Altro problema, la durata di batteria.
Ogni attivazione va a prelevare una certa quantità di
energia dalla batteria ma quanta energia posso prelevare e per quanto posso
svaparci?
Il mio “conto della serva”, elettrotecnici e ingegneri
elettronici storceranno il naso ma per quanto empirico mi ha sempre dato valori
abbastanza congrui.
La mia batteria da 1000 mah (milliampere/ora quindi 1
ampere/ora) non si scaricherà mai al di sotto del 15% su circuito elettronico
(su meccanico potrebbe, ma significherebbe neutralizzare la batteria rendendola
non più ricaricabile se non con cicli lenti solo su certi charger digitali,
consapevoli di averne dissestato gli accumulatori) e quindi 1 Ah – 15% = 0.85
Ah
0.85 ampere/ora, sessanta minuti in un ora = 0.85 x 60 = 51
ampere al minuto e se voglio ragionare in svapate, prendo i miei 51 ampere al
minuto e li moltiplico di nuovo per 60 (secondi in un minuto), e mi risulta 51
x 60 = 3060 ampere/secondo.
Svapo con una coil da 1.8 ohm a 4.2 volt (la classica BVC
Nautilus) e di conseguenza vado a muovere qualcosa di poco più alto di 2.3
ampere.
Ponendo di andare a prelevare per quattro secondi (durata media di ogni mio
singolo “svapetto” dalla pressione del tasto fire al suo rilascio) io andrò a
muovere 2.3 ampere x 4 (secondi) = 9.2 ampere/secondo.
3060 (che avevo ricavato prima) : 9.2 = 332 puff (svapate) indicativi
Poniamo che vada a utilizzare la classica coil in niChrome da 0.7 ohm (di meno è dura farci MTL) a 3.8 volt, andrò a “muovere” 3.8 : 0.7 = 5.43 ampere.
5.43 ampere per 4 secondi = 21.72 ampere/secondo
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| La Dani Micro SBS, una chicca che con gli extension cap per batterie più grandi perde tanto in bellezza |
3060 : 21.72 = 141 puff, con una coil da 0.7 ohm la mia “povera” 18350 arriva a durare il 43% di quanto potrebbe erogare con una coil da 1.8 ohm ergo, anche se i miei erano conteggi esemplificativi anche se i fattori da considerare sarebbero di più, le coil a resistenza bassa sono la morte delle batterie 18350, senza considerare che io ho fatto un conto di semplici divisioni mentre un circuito come il DNA60 se si ritrova una batteria con una erogazione inferiore al richiesto nel limite del 20% segnala “Check battery”, eroga una potenza più bassa di quella impostata ma tutto sommato funziona (segnalazione di avvertimento), se questo deficit dovesse aumentare oltre il 20% la mia indicazione “check battery” sarebbe bloccante (box che non eroga), attivando le protezioni da sovrascarica della batteria.
L’utilizzo in TC.
L’utilizzo di un circuito di controllo di temperatura
presenta due criticità per l’utilizzo di batterie 18350:
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I materiali termoreattivi utilizzabili con
circuiti TC hanno una conduttività più elevata rispetto al classico kanthal e
quindi una loro tendenza, a parità di build, di generare valori di resistenza
sensibilmente più bassi (motivo per cui in un controllo TC è di fondamentale
importanza una lettura del valore della coil estremamente preciso) e generare
una coil anche solo da 1 ohm è impossibile, arrivando ai limiti estremi del
Ni200 dove anche giocando con un diametro della coil (“punta”) più alto e con
qualche avvolgimento in più è impossibile ottenere valori di resistenza
superiori ai 0.2 ohm, mediamente col titanio, “fili Dicodes” e acciaio ci si
attesta sui 0.7/0.8 ohm anche se le mesh coil Aspire arrivano fino a 1 ohm
ergo, se volessi svapare un fruttato su Ni200, classica coil da 0.15 ohm e il
circuito che mi “spunta” 3.6 volt a coil fredda andrei a prelevare 24 ampere,
una soglia per cui sarebbe necessaria una batteria 20 o 21700, se svapassi a 4 volt con una coil da 0.7 ohm andrei a
movimentare quasi 6 ampere, soglia che non crea problemi a batteria al 100% di
carica ma che potrebbe essere troppo elevata per una batteria al 75 o al 50% di
carica.
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| La Gizmo, boro mod a mosfet |
I circuiti TC hanno due modalità di funzionamento, “power dominant” ovvero erogano la potenza impostata e “frenano” solo nel caso la temperatura della coil si avvicini al limite impostato (modalità tipica di Yihi e Dicodes, su Evolv va impostata tramite eScribe) oppure “Temperature dominant” (tipica dei DNA40 e dei preset standard dei DNA più recenti) dove viene “sparata” una potenza iniziale più alta rispetto all’impostato per portare la coil alla temperatura voluta moderando poi l’alimentazione elettrica per mantenerla stabile, solo lo Starplat 75 è in grado di funzionare in entrambe le modalità impostandole direttamente da box.
Il problema è lo spunto iniziale, una coil in acciaio da 0.7 volt arriva a “partire” a 30 watt per salire in temperatura e quindi √(30*0.7) = 4.6 volt che in ampere diventano 4.6 / 0.7 = 6.6 ampere che potrebbero starci ,ma solo a batteria “fresca” e carica al 100%, meno a batteria già parzialmente scarica.
E quindi?
Una box alimentata da batterie
18350 non è una box adatta per andarci a lavorare pretendo durate d’uso eterne,
a svaparci con un po’ di convinzione forse 8 ore di lavoro + tempi di viaggio +
un ora di pausa pranzo la batteria forse non regge, anche se una scatoletta con
due 18350 cariche di riserva è grande come un portaeuro, non è pesantissima
permette due giorni di “svapolavoro” tranquilli anche se portarsi dietro la
batteria di scorta per molti vaper pigri è fastidioso (come se le comuni pod
mod non si scaricassero a usarle o montassero batterie di capacità superiori).
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| La Shred V3 Lite di Tek Division box SBS modulare a Mosfet con- vertibile in 18350-18500-18650 |
Non è una box adatta per coil a
resistenza bassa o per svapare stabilmente a potenze superiori ai 20 watt, quel
tipo di batteria non permette durate di svapo e prestazioni adeguate.
E nemmeno è adatta per lo svapo
in TC, i prelievi discontinui e gli “spunti” per preriscaldare la coil sono
eccessivi per quel tipo di batteria, ho provato con una Stratum Balance che
permette, dotata degli adattatori optional, di poter svapare con batterie
18350, 18500 e 18650 e la batteria “minima” per avere prestazioni stabili e di
durata accettabile in modalità controllo di temperatura è la 18500.
Però… Per svaparci tabacchi e
custard che a me piacciono “calde”, ad un voltaggio superiore ai 4 volt e con
resistenze alte (meglio se superiori agli 1.2 ohm) garantiscono tempi di svapo
accettabili, se non si esagera il “fuori casa per il lavoro” lo reggono bene,
permettono l’impiego su dispositivi molto compatti di dimensioni e sono
perfette per lo svapo “domestico”, perfette per un dopo cena di lettura,
ascolto musica o a godersi un film.




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