Il piccolo "dinamitardo" dello svapo parte seconda - la sfida

Via! Dopo qualche valutazione tecnica, vado a tentare di auto mutilarmi facendo il collaudo di un big battery meccanico assemblato male, con una batteria usurata dal tempo e dall’uso, con una build spericolata e con attivazioni MOLTO più prolungate dell’uso normale, per essere certo di poter procurare il massimo dei danni.

Dicevo, Sony VTC4 originale, rewrappata e quindi con l’isolante esterno integro e non sbucciato come certe (troppe) batterie che si vedono in giro, vecchia ma non “pericolante” come certe batterie che girano (ho visto su big battery meccanici delle Efest Purple che, al di la della valutazione tecnica sulla batteria, erano ancora di quelle con la wrap violetto chiaro, modello fuori produzione da almeno cinque anni) e ricaricate (detto dal padrone delle batterie) con un Efest Soda, una dei peggiori charger in circolazione, uno dei meno protetti e stabilizzati e per questo uno di quelli che più “massacra” le batterie in ricarica.

Foto di una bellissima batteria 18650 bruciata e 
fuori uso

Velocity che più che una resistenza ultra bassa era buildato con un transito elettrico libero e senza limitazione ne resistenza (di fatto un cortocircuito) e big battery a scocca metallica scoperta (e quindi un eventuale surriscaldamento risulta facilmente percepibile al tatto).

“Cazzo, Cucchi, tu fai le prove con un tubo clone, quelli originali invece sono sicuri e vanno bBèneh..”

AI mio solito amico elettrotecnico (che importuno molto di frequente, prima o poi mi crederà gay e infatuato di lui) che di professione assembla e ripara apparati di amplificazione audio (quindi i circuiti elettrici li conosce, li ripara e quando non riesce a trovare ricambistica se li “reinventa” pure) vedendo il mio Able copper originale e il Timekeeper “clonazzo” si è messo a ridere trattandomi come un deficiente: un tappo forato e uno con un pin sporgente, due filettature, e due magneti messi in fase (per respingersi in caso di interruttore non premuto) non cambiano tra originale e clone (sono pure intercambiabili) e che il metallo sia “buono” o di seconda scelta non varia la conducibilità elettrica, rilevante in conduttori di almeno un metro di lunghezza e non di una messa a massa lunga come un big battery (tipicamente una ventina di centimetri).

Attrezzatura per la prova, una lastra di cemento armato di circa 30x30 alta 5 o 6 centimetri su cui appoggiare in sicurezza il tubo (classica mattonella da lastricato del giardino), un tondino metallico lungo mezzo metro per attivare il tubo premendo l’interruttore, guanti in cordura e kevlar quando debbo raccogliere il tubo (col piffero che faccio le prove impugnando il tubo, “tengo famiglia” e mi limito solo a toccare con la parte superiore della mano il tempo necessario per percepire surriscaldamenti), prova fuori casa mia (vivo in collina, non c’è traffico le dopo cena, quando faccio le prove, non c’è rumore e quindi posso percepire acusticamente sibili o “fischiate” del tubo.

Stretto da due mattoni (che me lo mantengono in posizione eretta) appoggio il mio Timekeeper a testa in giù sulla lastra di cemento armato, per rendere raggiungibile e “premibile” il pulsante, rivolto verso l’alto.

Nell’assemblare il tutto, senza rischiare esplosioni, ho cura di “fare la capra” riavvitando il top cap facendo pressione e rientrando il pin del positivo (che ora è bello “danneggiato” come le batterie che si vedono in giro), non troppo ma comunque in maniera decisa e “sconsigliabile”, tant’è che al primo fermo sforzo ulteriormente ed è percepibile una vibrazione e un “click” come se un qualcosa metallico fosse stato ammaccato, batteria a 3,5 volt letti dal charger, voglio il sangue subito e non voglio aspettare troppo tempo per avere una batteria sovraccarica in corso di danneggiamento.

E inizio a simulare una svapata in condizioni di batteria fiacca.
Dopo ogni prova, interrompo e mi sincero delle condizioni (temperatura esterna del tubo) del dispositivo che sto usando.

I tempi li prendo col mio Breil da polso, non sono così professionale da cronometrare con dispositivi Tag- Heuer come nei gran premi di Formula 1.

Fase 1 -  cinque attivazioni consecutive (interrotte da qualche secondo) di una decina di secondi l’una interrotte da qualche secondo l’una dall’altra

L’esterno del dispositivo diventa molto caldo, in maniera percettibile e quindi già in una situazione di sovraccarico iniziale (senza rischio di esplosione) è facilmente percettibile “qualcosa che non va”, dando il tempo di rimuovere la batteria e mettere in sicurezza il dispositivo.

 Fase 2 – dieci attivazioni da 10/15 secondi, interrotte da qualche secondo l’una dall’altra

Il big battery diventa rovente, rendendolo impossibile da impugnare senza bruciarsi le mani.
Anche se si dovesse attivare spontaneamente (pressione accidentale del tasto dimenticato sbloccato) e il tubo non fosse tenuto a contatto della pelle ma nella tasca dei pantaloni o del giaccone il calore generato è percettibile, anche fosse dentro la tasca di un giaccone piumino.
Con una “cagnetta” svitatubi da idraulico e tenendo il big batteri dalla parte centrale e col pulsante di attivazione rivolto lontano da me svito il top cap, non tocco la batteria (perché farlo, è pericoloso e il riscaldamento del “tubo” ha già detto tutto) e tento di sfilarla capovolgendo il tubo verso il basso e la batteria si riesce a sfilare, segno che si è surriscaldata senza che gli accumulatori si siano degradati e rigonfiati.

 Fase 3 -  venti attivazioni da 10/15 secondi, interrotte da qualche secondo l’una dall’altra

Batteria iper rovente, svitando di nuovo il cap la batteria è ora incastrata dentro il “tubo”, segno che gli accumulatori sono pesantemente deteriorati e si sono gonfiati, e con essa anche il contenitore che costituisce la batteria.

 

Fase 4 -  attivazioni da 10/15 secondi, interrotte da qualche secondo l’una dall’altra, ad oltranza.

Alla 37ma attivazione percepisco un rumore, tipo un mini fischio stile pentola a pressione.
Stappo indossando gli occhiali  (mai che la batteria spruzzi l’acido che contiene) ma è immaginabile che le temperature generatesi all’interno della batteria (ho paura di toccarla) abbiano creato pressione interna portando allo sfiato di gas dalle fessure del pin del positivo, non ho modo di rilevare perdite di acido.

Fase 5 -  attivazione unica, ad oltranza.

Dopo un minuto (+ qualche secondo) di scarica elettrica continua, percepisco un sibilo più “sordo” e greve rispetto a quello precedente e dopo una quindicina di secondi smetto di premere il tasto del battery.

Vado in casa, mi faccio il caffè, perdo un po’ di tempo e lascio che il “tubazzo” si raffreddi e diventi inerte.
Sempre con pinze e guanti disassemblo sia il top cap che il blocco interruttore in fondo al tubo, il fondello del negativo è lievemente convesso e non più piatto e sul pin del positivo, e nella parte del top cap a contatto della batteria sono presenti depositi bianchi e segni di corrosione, sintomo di rilascio di acidi da parte della batteria.

Lo so, avessi insistito avrei potuto fare deflagrare la batteria, ma non sono un terrorista, “tengo famiglia” e per me la salute è importante.
E non era lo scopo della prova, non il farsi male ma vedere se potevano esserci avvisaglie prima che un big battery malfunzionante potesse esplodere in faccia o bruciare nella tasca dei pantaloni di un povero vaper sfortunato.

 Conclusioni.

Che i big battery esplodano o prendano fuoco improvvisamente ferendo un povero svapatore inerme e in buona fede,  o è divulgare fake news o solo leggende urbane.

Prima di andare in malfunzionamento e generando criticità veramente pericolose ho dovuto insistire parecchio, con attivazioni MOLTO più lunghe di quelle solite e con interruzioni tra l’una e l’altra molto brevi, con una batteria sensibilmente vecchia e inadatta all’uso, forzata malissimo nel montaggio e con una build pericolosa e totalmente inadatta per lo svapo su dispositivi non regolati e protetti, l’apparato mi ha dato molte chiare avvisaglie della situazione che stava evolvendo e del rischio che si stava generando, difficili da ignorare o non percepire.

Patto che mi chiedo che senso abbia svapare a resistenze ultra basse con dispositivi non regolati e non protetti nel 2023 quando, se lo si vuol fare, con poco più di 100 euro (mooolto meno di quanto spendiamo in cellulari che sottoutilizziamo) ci si compra battery box in DNA250 sicure e praticamente onnipotenti anche volendo svapare male e in maniera negligente (ho di proposito “calcato” la mano nella prova usando male una batteria praticamente fuori uso) un dispositivo protetto fornisce parecchi avvisi e con molto anticipo prima di malfunzionamenti che possano generare esplosioni o combustioni, motivo per cui, ne sono certo, se dovessi leggere dell’ennesimo vapers fattosi male con dispositivi da svapo:

  • è una notizia fake
  • ha esagerato in spericolatezza, anche solo per quelle che erano le sue poche competenze tecniche nell’uso del prodotto, e a certe persone bisognerebbe vietare ogni cosa a parte un pacchetto di mentine nei momenti di nervoso o di solitudine
  • è un’analfabeta funzionale (una volta certe persone manco gli lasciavano cambiare una lampadina fulminata in casa) oppure voleva candidarsi ai Darwin Awards che ha svapato con dei dispositivi deteriorati al limite del fuori uso..

E comunque, “pace all’anima sua”: ciò che resta dell’esperimento, quel che resta della batteria è stato estratto con un punteruolo (avendo sfiatato completamente l’acido che conteneva era ormai povero metallo inerte) e messo nella raccolta differenziata delle pile usate, il tubo mandato alla raccolta ecologica del comune in cui abito essendo ormai solo metallaccio corroso, fuori uso e irrecuperabile (nel sovraccarico mi si è pure crepato un magnete del pulsane di attivazione…..).

 Non replicate l’esperimento, non fatevi male, non fate i “fenomeni da baraccone”.

E se proprio volete farli, fateli con dispositivi dotati di elettronica di controllo e di protezione.

 Ps: non ho postato foto perché:

-          esperimento (per sicurezza) fatto dopo cena in giardino, al buio e da solo

-          a differenza di chi chiede fotocamere 8k in regalo, questo è un blog volutamente low cost e fare foto al buio col cellulare veniva una schifezza

-          l’esperimento è finito a tarda ora (ho iniziato solo finite le “cose di casa e famiglia”) e quando ho finito di scrivere appunti e malacopie era  un’ottima ora per andare a letto (la sveglia alle sei di mattina arriva sempre troppo in fretta, dopo aver gioito di non aver dato fuoco a nulla e di avere ancora tutte e due le mani con le dita attaccate)

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