Il piccolo "dinamitardo" dello svapo parte prima - la preparazione

Leggo sul giornate di gente che finisce in ospedale forse morta perché gli esplodono le sigarette elettroniche, con big battery che deflagrano come fossero candelotti di tritolo, che rischiano di darsi fuoco….

Sfortunati, vittima di dispositivi difettosi o solo incompetenti pericolosamente stupidi e superficiali?

Sono curioso, voglio provarci anch’io, sono troppo curioso.


Premessa: non fate assolutamente quello che sto per scrivere, è un esperimento fatto con tutte le precauzioni, in un luogo aperto e indossando guanti da moto in cordura ignifuga con impalmatura antirottura in kevlar e, per tenere il big battery, l’uso di pinze lunghe per evitare di impugnare il più possibile il dispositivo reso difettoso, cose rischiose ma fatte con cognizione di causa e assoluta circospezione.

Mi ritrovo in casa un “tubazzo” clone, un Timekeeper clone AV che mi è stato regalato, e regalare a me un big battery meccanico è qualcosa che tocca il mio entusiasmo come regalare un maiale ad un musulmano e quindi quale occasione migliore per rendere utile un dispositivo del genere se non vederlo esplodere mettendo fuori uso una batteria 18650 per vedere cosa succede?

Attrezzatura per la prova, un Velocity V2 clone su cui ho montato un brandello da un paio di centimetri di acciaio da 22ga, 0,64, resistenza che solo un DNA250 mi legge come 0,017 ohm (in pratica, un transito elettrico non limitato del tutto identico ad un cortocircuito) e una vecchia Sony VTC4 molto “massacrata” > è ormai un anno e mezzo che gira, era finita dimenticata in un armadio e, a scarica azzerata, è stata resuscitata in modalità “Low” da un Nitecore D4, tutto quello che non dovrebbe essere fatto ad una batteria che dopo sei mesi di uso intensivo e ricarica in charger è opportuno COMUNQUE sostituire con una batteria nuova (almeno per gli usi più “vivaci”) e, nota bene, tutte le batterie non vanno mai riposte e dimenticate da scariche, una batteria a carica azzerata e “resuscitata” è una batteria che non avrà mai più, seppure magari sia ancora relativamente nuova, prestazioni accettabili e in sicurezza se usata sotto sforzo elevato.

 

L’occhio vuole la sua parte

Intanto, una batteria è riconoscibile come deteriorata anche da una prima valutazione visiva: la copertura in plastica sulle fiancate non ha solo il compito di decorare e rendere riconoscibile il modello della batteria ma soprattutto quello di fungere da isolante elettrico: il transito elettrico deve “uscire” dal polo positivo, quello superiore e “rientrare” dal polo negativo, quello inferiore.
Una wraps danneggiata rischia di creare un cortocircuito, scaricando il transito elettrico non sul polo negativo della batteria ma sulla parte metallica della fiancata della batteria lasciata scoperta dalla sbucciatura, rischiando di creare un sovraccarico alla batteria stessa.

Le batterie debbono essere visivamente integre senza ammaccature ai pin: una batteria è costituita da una “pila” di accumulatori elettrici collegati in serie, distanziati e connessi “come si deve” e una caduta di una batteria da un altezza di un metro o più può, con l’urto, può averne danneggiato lo stato e l’integrità, motivo per cui una batteria con segni di urti e ammaccature non è una batteria dalle prestazioni mediocri, è una batteria pericolosa da utilizzare e da sostituire immediatamente.

Idem per le batterie con il polo positivo rientrato: può sembrare banale, ma in un big battery meccanico occorre per installare la batteria, fare alcune manovre in sequenza

  • Svitare il top cap
  • Avvitare sul top cap l’atomizzatore, completamente fino alla fine
  • Inserire la batteria avendo cura di inserirla col polo positivo in alto (non è una banalità, poi spiegherò il perché)
  • Avvitare con delicatezza il top cap fermandosi al primo segno di contatto, stiamo assemblando un dispositivo elettrico, non stiamo avvitando il tassello di fissaggio di un pensile della cucina, bisogna tenerlo presente

Molta gente invece infila la batteria e avvita il top cap fino al bloccaggio (mandandolo a contatto con la parte superiore della batteria, il polo positivo, e in questo caso abbiamo già generato un cortocircuito senza nemmeno bisogno di installare un dripper o un tank) oppure la inserisce dal fondo smontando totalmente il blocco pulsante e avvitandolo totalmente fino al bloccaggio, magari forzando la batteria facendo rientrare, appunto, il pin del positivo, la parte più delicata di una batteria.

Come già detto, una batteria è costituita da un insieme di accumulatori elettrici collegati (basso-alto) in serie, studiati per rilasciare una tensione e un voltaggio elettrico che in somma (arrivato all’ultimo accumulatore e al pin del positivo) pari a un certo voltaggio (4,2 massimo, 3,7 volt in cessione) e all’amperaggio specifico delle batterie; se, in caso di pressioni e sforzi (e come nel caso già visto di cadute) gli accumulatori vengono schiacciati tra di loro gliene si compromette l’integrità e, patto che non si generino cortocircuiti interni alla batteria) diventano accumulatori elettrici instabili e molto più facili a danneggiarsi e pericolosi in caso di “sforzo” in cessione elettrica elevato.

 

Aneddoto (però pertinente): la mamma dei cretini è sempre in cinta

Una volta mi è capitato di vedere un big battery meccanico che, a detta dell’utilizzatore, gli era quasi esploso in mano, il tubo era un vGod e la batteria era una Samsung 25R nuova (la do per certo, la comprò su mio consiglio assieme a me, era un conoscente) e la batteria era rimasta incastrata (anzi, per meglio dire, fusa) all’interno del big battery.

Svito top cap e blocco pulsante e noto che la batteria era stata inserita a rovescio, col pin del positivo in basso; faccio presente l’anomalia e mi si risponde che “ho visto un video di un youtuber che svapava e diceva che la batteria così funzionava lo stesso e che, anzi, era meglio perché fissando l’atomizzatore sul pin del negativo che è più robusto non si rischia di danneggiare il pin del positivo, più delicato”.

Se ciò fosse vero, due cretini: lo svapatore che fa cose improprie senza essersi documentato e lo youtuber, pericoloso incompetente e autentico istigatore ad autolesionarsi.
Se un essere umano mangia da una parte e caga dall’altra (non potendo fare il contrario) un motivo c’è, e se le batterie sono costruite nella stessa maniera assemblando le celle-accumulatori con le polarità orientate in una certa maniera un motivo ci sarà anche per quello.
Il transito elettrico avviene verso il polo positivo, dal basso verso l’alto con aumento della tensione e dell’amperaggio via via che aumenta il numero di accumulatori collegati in serie che cedono energia, motivo per cui una batteria molto “sfruttata” tende ad essere fredda al polo negativo e più calda al polo positivo.
Sul polo positivo sono praticate delle fessurazioni che hanno scopo, nell’uso normale, di dissipare aria e nel caso di uso abnorme (e in caso di sovraccarico elettrico) sfiatare prima aria e poi gli acidi contenuti nella batteria riducendo la pressione interna e cercare di limitare il rischio di scoppio della batteria stessa.
Se la batteria viene capovolta, il transito elettrico avviene verso il polo negativo (che è il fondo sigillato del contenitore degli accumulatori, in acciaio senza fessure) in caso di sovraccarico la pressione non avrà sfogo e il danneggiamento della batteria (e l’eventuale scoppio) avverrà più velocemente, non essendoci sfiati nel punto di maggior sovraccarico a proteggere la batteria.

Altro aneddoto (pertinente pure lui): la mamma dei cretini è sempre in cinta parte seconda

Una volta, parlando ad un mio amico elettrotecnico professionista e costruttore di apparati elettrici, gli feci presente che mettere sleeve di protezione intorno alla batteria o per impugnare il big battery anche in caso di surriscaldamento (come le sleeves in fibra di carbonio dell’Able di AV) sono considerate optional qualificanti che elevano la qualità del dispositivo.
Risposta, bestemmie: il primo segnale di batteria sotto sforzo e, in caso si insista, in deterioramento, è dato dal surriscaldamento delle fiancate laterali del tubo che, nel normale funzionamento, DEVE solo riscaldarsi (al massimo) nel top cap, per contatto con l’atomizzatore restando fresco in tutte le altre sue parti; impedire la percezione di un surriscaldamento (ceduto dalla batteria) significa svapare sorridenti con un candelotto di tritolo in mano, cosa intelligente come guidare la macchina dopo aver rimosso il fusibile del circuito ABS motivo per cui, se si vuole svapare in modalità unregulated e pure con build “spericolate” percepire surriscaldamenti della batteria durante l’uso non è un fastidio, ma è un avvertimento al verificare la build che si sta utilizzando (che non sia troppo bassa di resistenza e che quindi vada a prelevare amperaggi eccessivi che la batteria non riesca ad alimentare), la sua buona tenuta (che un fissaggo impreciso della coil non generi cortocircuiti) e che la batteria sia integra e sufficientemente carica.

 Detto questo, posso passare all’esperimento con cui sovraccaricherò una batteria e la metterò fuori uso, emulando il funzionamento di un tubo che va a “rischio esplosione” cercando di comprendere le fasi in cui ciò succede, per capire se è possibile avere avvisi del pericolo incombente o se è possibile fermarsi per tempo.

 Ma ne scriverò la prossima volta: spoiling, unica anticipazione, sono riuscito ad uscirne incolume senza mutilarmi le mani.

Se non son saprei con che cosa scrivere.

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