I cloni…
Una volta c’erano i cinesi che coi calibri prendevano le misure dell’originale
e poi lo copiavano, con esiti quasi sempre disastrosi, il vecchio clone Tobeco
del Kayfun non aveva un pezzo che si assomigliasse all’originale e aveva problemi
di riassemblaggio con pezzi che, probabilmente con misure prese male, non
combaciavano perfettamente.
Arrivarono i cloni 2.0: visto che se si vogliono grossi
volumi produttivi la Cina (Shenzen soprattutto) è dotata di catene di
produzione anche eccellenti, perché non appaltare pezzi della propria
produzione in Cina? Hana Modz dalla sua V3 compresa in poi (le versioni più
diffuse) iniziò a far laminare le scocche in allumino delle proprie box in
Cina, motivo per cui uscivano scocche perfettamente identiche semplicemente
dove venivano installati circuiti più economici visto che i DNA30, ancora di
produzione USA, costavano dai 100 ai 130 euro al circuito.
Col tempo, molti produttori come Svomesto e Exvape
iniziarono a produrre in Cina ,prodotti di alta qualità che loro rimarcavano e vendevano, motivo per
cui 10 anni fa un Kayfun arrivava in Italia in una decina di pezzi e quando
venivano buttati (non più di 5 per volta) sui siti di prodotti high end in
qualche minuto venivano venduti a prezzi da 150 a 180 euro mentre oggi un
Kayfun o un Expromizer non costano più di 80/90 euro e si trovano originali
ormai in tutti gli shop normalmente forniti con assoluta comodità.
Ovviamente, la fabbrica che produceva gli originali in xMila pezzi poi
comodamente rivendeva l’extra produzione come “Kayfun styled” con i soliti
marchi (YFTK o SXK), peggio ancora le Billet Box (scocche ormai laminate a Shenzen, circuiti DNA prodotti da
Evolv sempre a Shenzen) escono cloni costruiti perfettamente, anzi migliori
visto che sono dotati di porta USB cablata che l’originale non monta.
E cloni costruiti anche meglio, la mia Hussar BXR originale è in riparazione
perché i switch di regolazione di potenza (nella placca inferiore della box)
sono stati saldati su un pezzo di plastica molle e quando vengono premuti
entrambi per bloccare la potenza o per cambiare il materiale impostato nel TC
restano rientrati e bloccati, problema che il clone 5aVape non ha.
I cloni 4.0
Mentre una volta era complicato scegliere buon prodotto, o
c’era il prodotto cinese economico ma di qualità scadente o il prodotto high
end molto costoso e magari fatto in materiali pregiati come il legno massello o
stabilizzato e la vera sfida era trovare un prodotto economico ma di buone
prestazioni, oggi tutto è cambiato.
Esiste prodotto economico di buona qualità e dal prezzo ultra abbordabile (non
mi ricordo di una box marchiata Aspire o Ambition Mods di qualità scadente),
l’high end con materiali pregiati ormai non esiste più (troppo difficile da
lavorare), esistono solo prodotti con scocche in delrin o in stampa 3D dal
prezzo spropositatamente gonfiato dall’hype ma povero di contenuti tecnici,
prodotto ideale per venire clonato.
E la differenza tra la mia Hussar BXR originale e il “clonaccio” è data solo
dal prezzo di acquisto, visto che il clone è costruito in un buon delrin “soft”
al tocco e cablato meglio.
Costa progettare e per i grandi modder, ormai invischiati in
questa coda al ribasso qualitativo del prodotto, è più remunerativo progettare
(o meglio cedere progetti ritoccando propri prodotti) ai cinesi di Ambition
Mods che costruire in proprio.
E uno dei prodotti che mi ha colpito di più sono le
“sorelline” Zero Boro di Sunbox e 2.0 di Ambition Mods.
L’estetica e l’elettronica.

La Zero Boro di Sunbox
Nasce per prima la Zero Boro di Sunbox, prodotto molto
interessante, boro mod sì ma non la solita scopiazzatura della Billet Box: drip
tip con nut integrato svitabile con presa comoda (e non quello raso scocca
della Billet che per toglierlo occorre la monetina da 1 centesimo se non ci si
vuole rompere le unghie), batteria con inserimento dall’alto con chiusura con
tappo a vite (che non da problemi nel caso di batterie lievemente più lunghe
dello standard e non taglia le wraps delle batterie), impugnatura posteriore stondata e bridge
alloggiato nel lato “sottile”, quasi fosse una box side by side, con un feeling
di utilizzo particolare, un po’ big battery “tubone” vecchia scuola.
A ridurre gli ingombri l’utilizzo di un circuito Dicodes EC23 (o v3 extreme)
settabile in monopulsante e col display alloggiato nella placca inferiore della
box, cosa che contribuisce a ridurne le dimensioni tant’è che oltre alla
versione dotata di batteria 18650 (adatta per l’uso anche in controllo di
temperatura) viene prodotta una rarissima versione dotata di batteria 18500,
più bassa, con una erogazione in ampere non adatta per coil a resistenza bassa
tipica per l’uso in TC) ma molto compatta e comoda.
Comoda e affascinante, per chi ha usato un “tubo” Dicodes
Dani V2+ o V3 è esattamente come utilizzare quel dispositivo (come chip e
impostabilità) ma usando un bridge ad immersione piuttosto che un tank esterno.
Unici difetti, il prezzo (€ 279, non altissimo per la
qualità del prodotto ma comunque alto) e la mancanza di accessori, viene
venduta box + sacchetto di protezione e per poterla usare va comprato a parte
boro e bridge rigenerabile/adattatore per coil che non viene fornito nel
package di vendita).
Anziché uno sportellino completo come la Billet il vano boro
è coperto da uno sportellino più piccolo, fissato in alto con un dentino
sporgente alla scocca e in basso con due magneti.
Ottimo prodotto.
E il clone 4.0 (ovvero il prodotto quasi originale prodotti
in Cina su licenza)?
Intanto non può utilizzare lo stesso circuito, un po’ per
diversificarli mantenendo il pregio della versione prodotta dal modder, un po’
perché con un Dicodes EC23 che costa 70/75 euro all’ingrosso e 94 euro al
dettaglio in shop e quindi è impossibile fare una box economica che lo
utilizzi, Ambition Mods produce un circuito settabile a singolo pulsante e con
un display con dimensioni “adattabili” alla Zero Boro ma tanto è amato dai fan
boy della Converter di Ambition Mods e dall’unica box (che non nomino) che lo
monta, tanto è noto sui forum 
La 2.0 di Ambition Mods
professionali di elettrotecnici e assemblatori
come circuito mediocre e deludente, un circuito su cui un nome come SunBox non
rischierebbe mai la propria reputazione.
Se un ottimo prodotto se non è in Dicodes sarà in DNA60, Ambition Mods propone il
suo circuito (che, come dico sempre, altro non è che un DNA privo delle piste
per saldargli la porta USB), ottimo circuito ma che richiede una
riprogettazione della box.
Intanto, viene settato dai famosi 3 pulsanti (fire+2 switch di regolazione
potenza) e per poterli alloggiare la box risulta lievemente “alzata” rendendo
possibile l’utilizzo di batterie 18650 essendo la box già più alta al naturale
delle 18500.
Mentre l’EC23 ha un display quadrato facilmente installabile nella placca
inferiore. L’Ambition Mods 60 watt ha un display più lungo, tipico del DNA Big
Screen che può essere alloggiato solo nel laterale (sinistro) della box.
E per evitare di assomigliare troppo l’una all’altra, il clone 4.0 anziché le
fiancate lisce della Zero Boro ha delle rigature che dovrebbero rendere la box
meno “scivolosa” nell’essere impugnata e lo sportellino del vano boro anziché
con fermo a linguetta e a magnetini è stato sostituito da uno sportellino a
scivolamento che scorre incastrato in due slitte laterali, soluzione forse meno
robusta ma comunque esteticamente piacevole.
Viene venduta in due configurazioni, “nuda e cruda” ovvero venduta solo con la
box (che non ho visto importata in Italia) e una versione “lusso” dotata di un
boro tank identico a quello della Billet Box e di un bridge rigenerabile
proprietario (il Molen Bridge).
Le Pagelle
L’originale è un gran prodotto, un high end “vecchia scuola”
quando il prodotto ancora doveva avere progettazione originale ed
“intelligente” e qualità di materiali e assemblaggio di elevato livello, un
prodotto unico a dare il piacere di svapare a boro con la sensazione (e le
settabilità) di un big battery Dicodes Dani, ad un prezzo onesto, 279 euro al
giorno d’oggi non è tanto, raffrontato ai 400 e passa euro di prodotto dalla
linea meno originale e costruito con molto meno cura (e i 599 euro della mia Hussar
BXR che è il mio metro di paragone per una box cara ma malamente costruita).
E il clone 4.0? Buon prodotto, mantiene la linea
dell’originale (ma con qualche tocco “economico” per fare risaltare la minor
classe), da le stesse sensazioni nell’utilizzo.
Circuito? L’Ambition Mods è un circuito del tutto identico al DNA60 di Evolv e
anche intercambiabile, all’inizio su qualche box a cui ero affezionato ho fatto
sostituire l’Ambition Mods iniziale con un DNA60 originale ma considerate le
identiche prestazioni dei circuiti (coi preset standard di fabbrica e senza
porta USB per modificarli) ho poi compreso che sarebbe stata una spesa del
tutto inutile.
E il clone 4.0 come va? Bene, una box da usare
spensieratamente per l’uso quotidiano, con un circuito dalla buona
stabilizzazione del voltaggio e una ottima gestione di batteria e con una
qualità costruttiva ottima anche se al “tocco” qualche particolare rende
immediatamente distinguibile l’originale del modder e il derivato Ambition
Mods.
Che però il suo li vale, sia in termini assoluti che
raffrontato all’originale (costa il 40% nella versione con dotazione di
accessori).
Che sia il futuro dello svapo?
Sempre meno artisti (quelli che lavorano legno e materiali
di pregio), qualche costruttore di buona qualità e tanti prodotti mediocri in
stampa 3D o in delrin lavorato con un prezzo sproporzionato rispetto alla
qualità.
La bassa qualità verrà facilmente clonata in prodotti ultra low cost, il
prodotto di fascia medio alta verrà “comprato” dai cinesi e prodotto di buona
qualità ma con differenze sostanziali che, seppur restando un ottimo prodotto,
non vadano a inficiare il prestigio nè a fare concorrenza al prodotto “padre”,
quello originale prodotto dal modder e dal prezzo ovviamente più elevato.
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