“Diacetyl free? E che cos’è?”
Io adoro i Carabinieri, quando ci sono i Carabinieri in giro quasi sempre c’è da stare tranquilli.
In alcuni paesi (facciamoli i nomi, gli USA e la Malaysia,
patria dei liquidi malesiani anche se semanticamente si dovrebbe dire “malesi”)
le normative di produzione e di confezionamento sono molto più di “manica
larga, permettendo la presenza di sostanze non sempre ottimali e saluberrime in
soglie anche non bassissime.
Cos’è un liquido da svapo? Risposta: un aroma alimentare, a
tutti gli effetti, soluto in glicole propilenico (piuttosto che in acqua, come
gli stessi aromi della stessa composizione usati in pasticceria) e (si spera)
testato per non degradarsi a temperature più alte, ma sempre di aroma
alimentare trattasi.
E per produrre un liquido da svapo, o si opera per
estrazione organica estraendo olii essenziali (cosa pessima, andava di moda
qualche anno fa) o aromi in varia maniera (ogni aromatiere ha la sua “ricetta”
di lavorazione) oppure si opera per via chimica, sintetizzando in laboratorio
molecole che agiscano sul senso del gusto in maniera omologa ed identica a
quelle contenute nel prodotto da cui l’aromatizzazione dovrebbe riprendere il
sapore.
Alcuni di questi aromi sono innocui, altri magari non sono
tossici per certi usi ma lo sono per altri.
Lezione: in tutti i centri antiveleni, quando si parla di
intossicazioni le si distingue tra inalazione (agente inspirato nei polmoni),
ingestione (agente ingerito e assorbito nell’apparato digerente) o a contatto
(ovvero a contatto con parti cutanee) e, basta verificare le schede di
sicurezza di certi prodotti, redatte in conformità alle direttive del Ministero
della Sanità, spesso una sostanza può essere tossica in una forma di
assorbimento ma non per altre.
E l’esempio piu tipico (e, ahimè, anche più diffuso nel
mondo dello svapo) era il diacetile.
Il diacetile di per sé è un prodotto nativamente presente
nel latte e nei suoi derivati e generato in qualche tipo di fermentazione (ad
esempio, nella produzione della birra) ed è lo stimolante del gusto che da la
percezione di “lattosità”, cremosità e sapore, tant’è che il prodotto a maggior
contenuto di diacetile in circolazione è probabilmente la mozzarella che deve
il suo sapore specifico all’elevata presenza di questa molecola.
La più nota è la bronchiolite
obliterante altrimenti detta “malattia del lavoratore di popcorn”: negli
USA, dove da sempre vanno di moda i popcorn precotti al microonde, erano soliti
aromatizzarli per dargli il sapore di “popcorn al formaggio” usando il
diacetile come additivo; nelle fasi di precottura (prima del confezionamento
finale) una parte del diacetile esalava e veniva inalato dagli operai addetti
al controllo della cottura, diventando per numero di casi e percentuali di
incidenza un’autentica malattia professionale.
E Wayne Watson di Denver, consumatore compulsivo di popcorn
“da microonde” è riuscito a spuntare un indennizzo da sette
milioni di dollari per essersi ammalato di bronchiolite obliterante
consumando dopo la cottura quel prodotto.
La formula chimica del diacetile
E da li in poi (almeno i produttori di aromi e liquidi più
seri) cominciarono a lavorare a norma di legge, Flavourart (italiana) iniziò a
produrre la doppia serie di aromi, per usi alimentari e pasticceria in cui il
diacetile poteva essere presente mentre la serie di aromi da svapo ne era
completamente esente e lo stesso lo fece il più grande produttore di aromi al
monto Perfumer’s/Flavour’s Apprentice che introdusse per alcuni aromi (quelli
interessati) una versione “clear” (o dyacetil free)
E chissà quanti altri prodotti, di provenienza estera e di
produttori ignoti (a parte le etichette stravaganti) possono aver ecceduto nel
contenuto di diacetile per “caricare” aromaticamente i loro gusti cremosi,
lattosi o “popcorn style” senza faticare troppo a trovare molecole e
aromatizzazioni alternative senza rischi di tossicità.
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