MDS (merde da svapo) parte seconda - il diacetile

“Diacetyl free? E che cos’è?”

Io adoro i Carabinieri, quando ci sono i Carabinieri in giro quasi sempre c’è da stare tranquilli.

E, parlando di prodotti da svapo, girano i Nas che sovrintendono il rispetto delle normative comunitarie e nazionali in merito alla produzione e confezionamento  del prodotto assimilato a quello alimentare (categoria a cui appartengono i liquidi da svapo).
Motivo per cui, in Italia o in paesi in cui esistono strutture equivalenti ed efficienti (penso alla Francia o alla Germania, ad esempio) vengono prodotti liquidi “sani” e adatti ad essere inalati in sicurezza mentre spesso in paesi Extracee o meno controllati, si fa quello che si può, facendo meno fatica possibile.
Ed è un aspetto da considerare con attenzione, visto che sono “tutte cose che ci buttiamo nei polmoni”, inalandole.

In alcuni paesi (facciamoli i nomi, gli USA e la Malaysia, patria dei liquidi malesiani anche se semanticamente si dovrebbe dire “malesi”) le normative di produzione e di confezionamento sono molto più di “manica larga, permettendo la presenza di sostanze non sempre ottimali e saluberrime in soglie anche non bassissime.

Cos’è un liquido da svapo? Risposta: un aroma alimentare, a tutti gli effetti, soluto in glicole propilenico (piuttosto che in acqua, come gli stessi aromi della stessa composizione usati in pasticceria) e (si spera) testato per non degradarsi a temperature più alte, ma sempre di aroma alimentare trattasi.

E per produrre un liquido da svapo, o si opera per estrazione organica estraendo olii essenziali (cosa pessima, andava di moda qualche anno fa) o aromi in varia maniera (ogni aromatiere ha la sua “ricetta” di lavorazione) oppure si opera per via chimica, sintetizzando in laboratorio molecole che agiscano sul senso del gusto in maniera omologa ed identica a quelle contenute nel prodotto da cui l’aromatizzazione dovrebbe riprendere il sapore.

Alcuni di questi aromi sono innocui, altri magari non sono tossici per certi usi ma lo sono per altri.

Lezione: in tutti i centri antiveleni, quando si parla di intossicazioni le si distingue tra inalazione (agente inspirato nei polmoni), ingestione (agente ingerito e assorbito nell’apparato digerente) o a contatto (ovvero a contatto con parti cutanee) e, basta verificare le schede di sicurezza di certi prodotti, redatte in conformità alle direttive del Ministero della Sanità, spesso una sostanza può essere tossica in una forma di assorbimento ma non per altre.

E l’esempio piu tipico (e, ahimè, anche più diffuso nel mondo dello svapo) era il diacetile.

Il diacetile di per sé è un prodotto nativamente presente nel latte e nei suoi derivati e generato in qualche tipo di fermentazione (ad esempio, nella produzione della birra) ed è lo stimolante del gusto che da la percezione di “lattosità”, cremosità e sapore, tant’è che il prodotto a maggior contenuto di diacetile in circolazione è probabilmente la mozzarella che deve il suo sapore specifico all’elevata presenza di questa molecola.

Il diacetile è completamente atossico se ingerito (se no sarei morto tanto tempo fa, tanta è la mia golosità di latticini) e pure a contatto (a tagliare una mozzarella o ci si bagna le mani o ci si taglia un dito, altri rischi non se ne corrono) ma è tossico se inalato.
Il diacetile, a contatto con le mucose nei polmoni crea fenomeni di essiccazione degli alvei bronchiali che, a contatto con esposizioni prolungate può creare forme patologiche permanenti

La più nota è la bronchiolite obliterante altrimenti detta “malattia del lavoratore di popcorn”: negli USA, dove da sempre vanno di moda i popcorn precotti al microonde, erano soliti aromatizzarli per dargli il sapore di “popcorn al formaggio” usando il diacetile come additivo; nelle fasi di precottura (prima del confezionamento finale) una parte del diacetile esalava e veniva inalato dagli operai addetti al controllo della cottura, diventando per numero di casi e percentuali di incidenza un’autentica malattia professionale.

E Wayne Watson di Denver, consumatore compulsivo di popcorn “da microonde” è riuscito a spuntare un indennizzo da sette milioni di dollari per essersi ammalato di bronchiolite obliterante consumando dopo la cottura quel prodotto.

Il diacetile però in dosi minime non è particolarmente pericoloso e la sua presenza (sempre in soglie molto basse) è fisiologica nelle aromatizzazioni e quindi anche nei liquidi da svapo.
A soglie basse: spesso su prodotti esteri di paesi dove la legislazione alimentare è molto più permissiva di quella europea vengono addizionate percentuali di diacetile molto elevate, un famoso liquido al gusto di popcorn molto in voga un paio di anni fa, di un produttore statunitense irrintracciabile (manco aveva un sito web proprio) e che non forniva le schede di prodotto, erano forti i dubbi di presenza di diacetile a a soglie anomale, anche se, data la modesta diffusione del prodotto e i pochi grossisti che lo distribuivano nessuno si è dato la briga di fare analisi specifiche accurate mentre sulla presenza di diacetile mentre quello che era il produttore di liquidi più prestigioso al mondo (almeno qualche anno fa) come Five Pawns su una class action sulla presenza di diacetile nei suoi liquidi perse allora una buona fetta del suo appeal commerciale.

La formula chimica del diacetile

E da li in poi (almeno i produttori di aromi e liquidi più seri) cominciarono a lavorare a norma di legge, Flavourart (italiana) iniziò a produrre la doppia serie di aromi, per usi alimentari e pasticceria in cui il diacetile poteva essere presente mentre la serie di aromi da svapo ne era completamente esente e lo stesso lo fece il più grande produttore di aromi al monto Perfumer’s/Flavour’s Apprentice che introdusse per alcuni aromi (quelli interessati) una versione “clear” (o dyacetil free)

E chissà quanti altri prodotti, di provenienza estera e di produttori ignoti (a parte le etichette stravaganti) possono aver ecceduto nel contenuto di diacetile per “caricare” aromaticamente i loro gusti cremosi, lattosi o “popcorn style” senza faticare troppo a trovare molecole e aromatizzazioni alternative senza rischi di tossicità.

Certo, svapare liquidi italiani o europei fa molto meno “cool” che tirare fuori il flacone con etichetta sgargiante di liquido americano o “malesiano” (si dice malese…) con l’etichetta sgargiante di colori e dal nome evocativo e impronunciabile, ma mentre un certo tipo di prodotto viene lavorato (e controllato) in applicazioni di normative di produzione molto ferree e restrittive, su di un altro prodotto (spesso se di produttori piccoli, ignoti e non rintracciabili nella filiera di produzione) è più che lecito dubitare.
E, lo dico da anni, lo svapo è molto più sicuro e meno dannoso della normale sigaretta a combustione.
A patto che si svapi “pulito” e non in maniera diversamente nociva.


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