MDS (merde da svapo) parte prima - L'acroleina

 La sigaretta elettronica fa male alla salute? Certamente no, tenendo presente alcune piccole precauzioni visto che c’è anche gente che, per imperizia o troppa spericolatezza è rimasta folgorata in casa tentando (banalmente) di cambiare una lampadina.

Certo, la sigaretta normale esala monossidi e residui di combustione (e tutte le belle cose con cui è stato lavorato e trattato il tabacco e la cartina dentro cui è arrotolato), le sigarette elettroniche a “tabacco potenziato” (come la iQos) espongono gli aromi di tabacco a temperature molto elevate e ancora studi scientifici “non di parte” che sostengano che sia innocua non se ne sono ancora visti, ma anche la sigaretta elettronica se usata in maniera impropria o con poca consapevolezza può creare problemi.

Il primo “nemico dello svapo” di cui si parlò era l’acroleina, fobia tra gli svapatori di qualche anno fa (quando non si svapava con dispositivi e configurazioni estreme) ma molto trascurata tra gli svapatori che adorano svapare a voltaggi elevati e con configurazioni talvolta esagerate.

A dire il vero il problema non è solo l’acroleina.

L’acqua, fisicamente, ha due punti fissi, quello di congelamento (in cui dalla fase liquida passa alla fase solida) e quello di evaporazione (quando dalla fase liquida passa alla fase gassosa) mentre nelle sostanze oleose, oltre il punto di evaporazione occorre considerare il cosiddetto “punto di fumo” che fisicamente è la temperatura alla quale una sostanza oleosa, eccessivamente sollecitata termicamente, degrada generando fumi, decomponendosi e rilasciando sostanze gassose tossiche.

La formula chimica dell'
acroleina

E, nello svapo, utilizziamo il glicerolo che è a tutti gli effetti una sostanza di consistenza oleosa.

Bello il glicerolo, vaporizza a temperature relativamente basse generando un vapore a temperature non invasive o aggressive per le mucose bronchiali, fa molto vapore e quindi “estetizza” lo svapo e in più “addolcisce” la svapata, mitigando gli effetti del glicole propilenico (che sì fornisce un hit simile alla sigaretta “analogica” ma che se usato in percentuali troppo elevate tende a procurare colpi di tosse e sensazioni di secchezza alla gola) ma anche lui se “strapazzato” può creare problemi.

Esponendo il glicerolo a temperature superiori ai 200 gradi centigradi (alcune fonti parlano di 230°c) le sue molecole si scompongono generando tutta una serie di composti di cui forse l’acroleina (tossica per il fegato e irritante per l’apparato respiratorio) è il male minore, visto che il glicerolo portato al suo punto di fumo genera anche sostanze cancerogene quali la formaldeide e diossina, composti pericolosi e ad elevata tossicità.

Però non occorre fare dell’allarmismo, visto che la temperatura di punto di fumo è quella a cui viene esposta la sostanza oleosa, e in questo può utile fare una qualche precisazione (magari banale, ma utile) sul funzionamento della sigaretta elettronica, visto che in alcuni, sapendo che i circuiti di controllo di temperatura si limitano mediamente a 300 gradi di temperatura alla coil (teoricamente soglia superiore al punto di fumo del glicerolo) già fibrillavano spaventati: la coil genera, per via del transito elettrico e della natura resistiva del materiale con cui viene costruita, una temperatura che viene assorbita dal corpo assorbente (il cotone, nella maggior parte dei dispositivi) che avendo assorbito il liquido lo vaporizza.

La coil genera una certa temperatura ma il cotone è un pessimo conduttore termico, e per questo si può fare tranquillamente un esperimento in casa: quando si preparano gli spaghetti, basta appoggiare un batuffolo di cotone sul coperchio della pentola e lasciarlo una decina di minuti con l’acqua in ebollizione; malgrado il coperchio sia quasi rovente il cotone sarà a malapena tiepido, per via della sua scarsa conducibilità termica.
E questa scarsa conducibilità termica è motivo di sicurezza, visto che anche una coil al limite del controllo di temperatura (300°C) in realtà ne genera molti di meno in vaporizzazione, per via della natura fisica e termodinamica del cotone utilizzato, motivo per cui con build a cotone, resistenze a cavo singolo e wattaggi “non da kamikaze” le temperature di esercizio e di vaporizzazione sono nettamente lontane dal punto di fumo del glicerolo.
Più attenzione lo richiedono i corpi termici realizzati con materiali buoni conduttori di calore, come ad esempio la mesh di acciaio o la ceramica solida, dove il calore generato alla coil viene trasferito al corpo termico con meno perdite e più efficienza: in questo caso la temperatura trasferita è molto più alta, e anche in questo caso la soglia di attenzione viene “avvisata” da una temperatura di vaporizzazione elevata e poco gradevole (almeno per chi non gioca a fare le “gare di nuvoloni”).

Altro tipo di problema, che per altro è andato di moda fino a un po’ di tempo fa, svapare con dispositivi meccanici a batterie in serie (che generano output a 8,4 volt, abbastanza elevati) e usando in dual coil cavi multipli intrecciati (clapton, twistati e altri) che sì hanno una maggiore superficie termica e quindi una maggiore generazione di vapore, ma anche una maggiore propensione a generare temperature molto più elevate.

Motivo per cui, se si svapa a testina tutto va bene visto che gli apparati sono testati per andare fuori uso quando i voltaggi o le temperature della coil superano le soglie di attenzione preavvisando lo svapatore con fastidiosi aromi di bruciato) mentre se si svapa con apparati rigenerabili è bene farlo con la consapevolezza di come funziona e come reagisce la build che si sta costruendo.

Che non è una stupidata o una banalità, visto che si legge spesso su forum o gruppi di svapo di gente che è più interessata a fare la spericolata stupendo “con effetti speciali” ma senza adeguata conoscenza delle leggi di Ohm e della reattività termica del materiale che stanno utilizzando.

E in questo caso sì, il problema c’è. Ed è lecito preoccuparsene.

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