Testina prefatta o rigenerabile?

Testina prefatta o coil?

Un dubbio amletico che nemmeno Shakespeare avrebbe potuto pensare.

Un po’ di storia dello svapo

Una volta, a coil prefatte, esistevano solo apparati pressoché ridicoli e raccapriccianti e non essendoci controlli sulle certificazioni di qualità, nemmeno troppo sani: atomizzatori con tank in plastica (nemmeno in policarbonato) che dopo qualche mese di uso si deterioravano e si opacizzavano, atom con fondelli in metallo fatti in ottone placcato che, anche loro, dopo qualche mese scolorivano e lasciavano nelle mani di chi li utilizzava uno sgradevole odore metallico.
In pratica, delle schifezze.
E quasi tutti gli atom a quei tempi erano a top coil, ovvero con la coil posizionata in alto, in grado di migliorare la resa aromatica (avevano il drip tip posizionato proprio sopra la coil, come il Justfog 1453) ma richiedevano quando l’atom non era più pieno al 100% di venire piegati orizzontalmente ogni due o tre svapate per inumidire la wicks (l’antenata dell’attuale cotone) perché il liquido non veniva pescato se scendeva sotto la metà della capienza e alla seconda svapata a secco, steccava, sapeva di bruciato e la testina era da buttare. Ed erano cari, un atom non della peggiore qualità quali gli Innokin iClear 16 o 30 costavano sui 40/45 euro in negozio, una testina di ricambio 6 euro buona per svaparci non più di 20/30 ml di liquido.

In alternativa, rigenerare. A quei tempi non troppo facilmente si trovava il Kayfun (nemmeno il Lite, io iniziai con quello ad aria fissa) che però costava sui 160 euro (a quei tempi non c’era la cattiva abitudine dei grandi marchi di produrre in Cina e rimarcare il prodotto in Europa, il successivo Lite con l’aria regolabile a vite costava una ventina di euro in più), caro ma “salubre”: tank in pyrex “vero”, parti metalliche in acciaio, noioso da rigenerare, ma su cui si poteva sbagliare poco: si infilava un ago dentro la wicks (una treccia di fibra plastica) per mantenerla rigida e dritta, si avvolgeva con delicatezza il filo intorno a spine distanziate per evitare hotspot (le “punte” e i jig coil nacquero con le rigenerazioni a cotone), si fissava la coil, si toglieva lo spillo da dentro la wick e la si bagnava, si attivava per vedere di non aver generato hotspot da correggere, si tagliava la wicks a misura dei fori del liquido e (con nemmeno troppe bestemmie) si aveva un atom onestamente funzionante (dico onestamente perché il Kayfun lo apprezzai per la qualità dei materiali, meno per la resa aromatica che non era niente di eccezionale).

Esempio di coil verticale o orizzontale

A scompaginare il tutto giunse il primo Nautilus di Aspire; fondello in acciaio e tank in pyrex (come gli atom rigenerabili), aria regolabile a ghiera (meglio che sui rigenerabili, dove era regolabile a vite e solo con l’uso di un cacciavitino a croce), testine BDC (bottom dual coil, doppia coil orizzontale) che avevano una buona durata (almeno 50/60 ml svapati) e una discreta resa aromatica.
Ma la “bomba” furono le successive BVC, bottom vertical coil, single coil orientate in verticale: le prime versioni a mesh ceramica avevano durate fantascientifiche, le successive versioni a cotone organico comunque reggevano 100/120 ml di liquidi non particolarmente tinti e “sporchi”, cose mai viste.

Off topic, leggenda (ma non troppo) del passato, la miglior rigenerazione era quella a mesh: verissimo, il corpo assorbente posto in verticale veniva integralmente “fasciato” dal flusso dell’aria ottenendo una migliore vaporizzazione e una migliore dissipazione (e sfruttamento) del calore generato dalla coil rispetto ad un corpo assorbente orizzontale, che tende a essere ben dissipato nella parte sopra il foro di immissione aria ma meno dalla parte dei “piedini” di fissaggio che restano roventi in quanto non interessati ne raffreddati da flussi d’aria.

Unico (grosso) difetto di una rigenerazione a mesh, la tendenza della mesh stessa a scaldarsi molto e a

Esempio di rigenerazione a mesh

trasmettere il calore al liquido, “bollendolo”: gli atom a mesh di una volta avevano capienze ridottissime, 2 ml o addirittura meno (il mio vecchio Satburn 22 che usavo una volta, se mi ricordo, addirittura 1.6 ml) visto che se si fossero fatte capienze maggiori il liquido sarebbe arrivato a mezzo tank “bollito” e deteriorato nell’aroma e nella sua composizione dalle alte temperature generate dalla mesh immersa nel liquido stesso.

E d’altro canto è scienza e si chiama aerodinamica: sia che si tratti di aerei, automobili o barche, il transito migliore dei flussi d’aria si ha con corpi sottili e disposti longitudinalmente (come con le vertical coil) piuttosto che con corpi disposti trasversalmente (come le coil orizzontali), motivo per cui gli aerei vengono progettati lunghi e sottili, non larghi e corti e le gallerie del vento hanno forma lunga e cilindrica, non tozza e trasversale.

Uniche variabili che possono far degenerare il risultato finale (che valgono anche per le rigenerazioni manuali), un eccesso di cotone tende a fiaccare la vaporizzazione avendo una massa eccessiva da dover essere riscaldata rispetto al calore generato dalla coil, spesso riducendo anche l’immissione di liquido sottoalimentando, una quantità di cotone troppo ridotta rispetto alle dimensioni della coil tendono a generare temperature molto alte deteriorando l’aroma e il cotone, riducendo la durata della testina.
E la conformazione della camera di vaporizzazione, in grado di generare vapore più denso (e aromatico) o in maggiore quantità (più “cloud” anche se l’aroma risulta più “diluito”) nonché la lunghezza del “camino” e del drip tip (più è corto il tratto coil-aspirazione, più è nitida e forte la resa aromatica).
Tutti gli atom a testina sono ottimi?

No.

Esempio di rigenerazione standard

Bisogna in questo caso trovare la quadratura giusta tra dimensione della coil, quantità di cotone e progettazione dell’immissione del liquido, coil come quelle della serie TFV di Smok avevano una durata cortissima e una resa aromatica pessima perché, per fare molto vapore scaldavano troppo per la quantità di cotone che contenevano, le HW di Eleaf per Melo 4 (compatibili sul TFV8 Baby Prince di Smok) duravano di più e avevano una resa aromatica migliore e coil da sempre “disgraziate” come le Joyetech CL utilizzate sulla loro Ego One, che duravano pochissimo e perdevano liquido in maniera imbarazzante, montate su un atom perfettamente progettato come il Genoa di Caravela Mods risultavano perfette (la 1.0 ohm ha una resa aromatica ottima indifferentemente in meccanico, mosfet e su box elettronica), idem le Nord Coil di Smok: non male sulle loro pod RPM (almeno non perdono liquido), se montate su un “atomino” ben progettato come il DotStick Tank di DotMod hanno resa aromatica e pure ottima durata d’uso.

E poi, altra dimostrazione: modder di gran nome (e dai prezzi non economici) rischierebbero faccia e reputazione costruendo dispositivi mediocri e malfunzionanti?
Secondo me no, e se modder come House of Hybrids, Eden Mods, Gianluca Morici e Mark Bugs decidono di produrre atom che utilizzano le coil Nautilus di Aspire (utilizzate pure nel bridge fornito di serie da Billet Vapor sulla loro Billet Box), un Vicious Ant decide di utilizzare le coil del Kanger Subtank e Caravela Mods le coil Ego Aio di Joyetech (su un atom, in versione Golden, dal modico prezzo di 225 euro), un motivo ci sarà e DDP Vape col suo EVO, utilizza bullet coil da 0.5 ohm che a 16/18 watt hanno una resa sontuosa.
Addirittura un grandissimo modder conosciuto in tutto il mondo come Steam Tuners di è preso la briga di costruire una serie apposita di tank (bellissimi davvero) in policarbonato con drip tip abbinato per modificare e personalizzare i primi due Nautilus da 5 e 2ml, robe incredibili.

Meglio un atom rigenerabile o a testine prefatte?

Genoa Golden di Caravela Mods,
"modesto" atom a testina dal prezzo di
"soli" 225 euro.


Per certi usi, il rigenerabile è irrinunciabile, se si vuole svapare in cloud divertente come un dripper non c’è nulla, se si usano liquidi molto carichi aromaticamente o che sporcano facilmente il cotone della rigenerazione come quelli ad estrazione organica di una volta (anche se non so quanto svapare un estratto di tabacco che sporca come l’olio Fiat dell’auto sia più sano di una sigaretta) richiedono sicuramente dispositivi rigenerabili visto che cambiare cotone tutti i giorni (o un paio di volte al giorno) è un fastidio ma meno che dover buttar via quotidianamente almeno 5 euro per una coil nuova, considerato che esistono liquidi microfiltrati che non sporcano è possibile svapare lo stesso, con una ottima resa aromatica con atom ben progettati nelle coil e nella camera di vaporizzazione.
Ed è meglio un estratto organico che sporca o un microfiltrato? Questione di palato, un Sigaro toscano avrà tutto un altro aroma rispetto al miglior Kentucky ad estrazione organica, come un sigaro Cohiba, un tabacco da pipa Henry Winterman’s alla vaniglia e altri must da fumo.

Poi, i gusti sono gusti, il piacere di usare un certo dispositivo rispetto ad un altro, un certo tipo di liquido piuttosto che un altro sono tutte sensazioni soggettive.
Ma se dieci anni fa sostenere che svapare con un dispositivo rigenerabile fosse assolutamente meglio era indiscutibile, oggi coi dispositivi attualmente in circolazione non è sempre vero.
Certo, con dispositivi (mi viene in mente un Millenium o i vari atom del modder GUS) che danno la possibilità di usare diverse camere di vaporizzazione intercambiabili (“campane”) in grado di poter ottenere la vaporizzazione perfetta per il proprio palato si hanno possibilità di setup nettamente più affinabili al proprio gusto mentre certi atom rigenerabili normali a camera fissa e non modificabile non hanno rese così “diabolicamente” distinguibili rispetto ai migliori atom a testina.

Proprio mentre sto scrivendo, sentendomi indolente come è giusto sentirsi un sabato sera, mi sono tirato fuori come combo una e-pipe Fresia by Biagi Weiner a mosfet, un vecchio Nautilus Mini da 2ml con tank “retato”, coil BVC a mesh da 1 ohm e come liquido un Buttabeer Red al gusto di mix di caramelle toffee e soda cream (una bevanda gassata tipicamente americana al gusto di vaniglia) con note lievemente frizzanti e “pizzichine” difficilmente potrebbe rendere meglio.

Malgrado tutto quello con cui ho svapato (e spesso massacrato, per fare esperimenti) in questi tanti anni di svapo.

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