I cloni….
I cloni sono una brutta cosa, sono odiati da tutti (almeno a parole, nei fatti
molto meno) ma spesso e volentieri riescono molto bene e con opzioni e
modifiche loro riescono pure a farli diventare migliori degli stessi originali.
Billet Box… La versione originale dopo anni ancora alla
seconda revision installa i preset standard di Evolv (privi di boost e con i
materiali presettati per il TC inesatti), la clone monta sempre un circuito
Evolv DNA60 originale, ma dotato di porta USB e quindi riprogrammabile e aggiornabile,
col boost impostabile in modalità watt e con i materiali e i profili
personalizzabili facendone una box oltre
che comoda anche divertentissima da usare in modalità TC.
Qualche anno fa Svoemesto produceva il Kayfun Lite (la
versione prima del Plus) con airflow fisso con aria immessa attraverso il pin
510 (come tutti gli atom di quel periodo) dopo di che arrivò Russian 91% che
col suo atom (non proprio un clone del Kayfun Lite, diciamo una cosa fatta
molto col fotocopiatore) introdusse il primo airflow regolabile tramite vite a
croce nel fondello.
E Svoemesto, per non restare indietro, produsse il fondello di ricambio con
l’aria regolabile identico a quello del Russian 91% per il Kayfun Lite e lo
installò di serie sulla nuova versione dell’atom che divenne Kayfun Lite Plus.
Ma c’è una storia molto più clamorosa, di cloni che
diventano migliori dell’originale e di marchi che diventano più famosi di chi
li produce….
Una storia che nasce nei più bui sobborghi di Shangai….

Il "nonno" del Nautilus, il
Davide di Anyvape
Agli albori dello svapo, a parte qualche marchio ora
dimenticato (per fortuna), di grandi nomi c’erano Innokin, Kanger e soprattutto
Vision, che produceva atom come i CE4, i Vivi Nova, gli ET oltre che le prime
batterie a voltaggio regolabile (le leggendarie Vision Spinner).
E fu proprio Vision che col loro Vivi Nova “spaccò” il
mercato: una linea che lo faceva sembrare un bidone ma con capienza dai 2 ai
4ml di liquido (interessante per quei tempi), top coil a wicks dalle durate
estremamente modeste e che garantivano “bevute” di liquido irripetibili, ma era
un atom robusto con sleeve in metallo, non i soliti “bagagli” che si smontavano
o si rompevano sporcando dappertutto solo tenendoli nel taschino della camicia,
oltre che montare uno dei primi attacchi standard 510 della storia, adatto
anche per big battery “piu seri”.
E anche il loro ET (dotato di attacco eGo), prodotto anche in versione ET-S con
tank in metallo, complemento ottimo e robusto per gli allora diffusissimi kit
da svapo eGo.
E c’era un marchio nuovo, Anyvape (prodotto da Shenzen
Eigate) che aveva inventato qualcosa di nuovo: la BDC, bottom dual coil, coil
posta non più in alto sotto il drip tip (con baffi
Il Vivi Nova di Vision,
un classico della
preistoria dello svapo
di wicks lunghissimi a
pescare liquido e spesso a garantire “bevute” e che ad atom mezzo vuoto
costringevano a girarlo a testa in giù ogni due o tre svapate per evitare che
andassero in secca e “steccassero” bruciandosi e rovinandosi) ma posto nel
fondo con un “camino” che risaliva al drip tip, come negli atom moderni.
Soluzione ottima, che garantiva pescaggio continuo nel liquido anche ad atom
quasi vuoto e nessuna infiltrazione di liquido che risaliva al drip tip come
negli altri atom concorrenti.
Ma il loro atom, il Davide BDC anche se di ottima resa e
pure carino (rispetto ai molti brutti atom che giravano 12/13 anni fa) non
stava avendo successo.
Che fare?
Cloni! Cloni! Cloni!
La dual coil alloggiata nel fondo del Davide era un idea
vincente.
Perché non prendere gli atom più in voga (come gli ET e i Vivi Nova del
concorrente Vision) e pure il CE5 “Phantom” opportunamente “corretti” e dotati
di bottom coil, scelta dimostratasi 
L'ET-S di Vision (o Aspire, non si capisce...)
azzeccata?
Parallelamente ai prodotti “propri” a marchio Anyvape misero
in produzione una serie di prodotti cloni ma molto modificati e la chiamarono
“Aspire”, tant’è che nella scatola delle cose dimenticate in garage dovrei
avere ancora un Vivi Nova da 2.8ml con tanto di packaging originale marchiato
“Aspire by Anyvape”.
E fu un grosso successo: atom ben costruiti, alcuni anche col tank in pyrex
(non una novità, già era stato usato sul Protank prima serie di Kanger) aria
fissa ma robusti e ben assemblati, e fu un successo.
Le coil, anche quelle, funzionavano parecchio bene (tant’è che ancora oggi
vengono utilizzate sull’atom economico di Aspire, il K1 anche in versione box
stealth) e dopo la versione BDC (dual coil posta in orizzontale) andarono ad
inventare la versione BVC, single coil posta in verticale, molto più durevoli
rispetto alle testine della concorrenza, priva di perdite di liquido e con una
resa aromatica “mesh style” molto buona, forse il primo dispositivo da svapo
con una resa aromatica “moderna”.
E, stranamente, mentre la serie di prodotto denominata
“Aspire” stava avendo un successo notevole, il marchio Anyvape restava poco
conosciuto e poco venduto.
Azzeccati i cloni, occorreva produrre un prodotto nuovo.
La BVC, la prima coil "moderna"
a marchio Aspire
E anche in questo caso gli ingegneri (di Anyvape? Di Aspire? Boh!) danno il
loro meglio: producono una head coil di dimensioni maggiori, sempre 2.1 (poi
1.6) e 1.8 ohm di resistenza, ma con una maggiore cotonatura (in grado di
“sfruttare” meglio la capacità termica della coil) e con un sistema di
fissaggio non più a appoggio (il bordo della coil appoggiato o incastrato nel
camino con una guarnizione in silicone a serrare ma che con l’uso si rovinava)
ma addirittura avvitata al camino in modo di garantire un’isolamento del 100%
da infiltrazioni di liquido dal tank.
E poi, perché svapare ad aria fissa quando già atom più
“pregiati” davano la possibilità di regolare il flusso dell’aria secondo i
gusti del vaper? E perché utilizzare una scomoda vite a croce non utilizzare
una comoda ghiera regolabile manualmente e immissioni d’aria a fori?
E metterci un bel tank in pyrex anziché le “plasticacce”
diffuse a quei tempi? Potrebbe nascerne l’atom perfetto, un atom destinato a
diventare leggendario.
A dire il vero ci fu un'altra innovazione, anziché usare le
wicks in plastica perché non usare fibre ceramiche come corpo assorbente? Molto
più robuste, si danneggiano meno nel caso di svapata con poco liquido, resa
aromatica fantascientifica e durate d’uso (60/80 ml) impensabili per gli atom
di allora, soluzione che venne poi abbandonata in favore di corpi assorbenti in
cotone organico, molto più economici e facili da mettere in produzione.
Ma non prima che vaper furbi facessero incetta di coil da 2.1 ohm a ceramic
mesh prima che andassero esaurite nei negozi, ancora oggi una delle migliori
testine mai prodotte, sia per resa aromatica che per durata.
Nasce quello che potrebbe (e sarà) l’atom che scriverà la
storia dello svapo, dopo anni ancora il migliore e il più venduto, nato
perfetto e poco modificato negli anni a venire, in grado di utilizzare coil
“prese” dai modder e utilizzate anche in dispositivi estremamente pregiati (il
Kabuki di House of Hybrids, il Trilium di Eden Mods, il Gem RC di Mark Bugs,
l’Empiric by Morici e anche sulle Billet Box tramite appositi bridge
adattatori).
Solo che chiamarlo ancora “Aspire by Anyvape” era ridicolo
visto che ormai per tutti era solo “Aspire” e Anyvape solo un marchio pressoché
sconosciuto e così restò solo “Aspire”, marchio autonomo di Shenzen Eigate
scorporato dell’ex marchio leader Anyvape.
E nacque forse il più grande atomizzatore di tutti i tempi, il Nautilus.
Aspire proseguì inventando nuovi ottimi prodotti come il
primo dispositivo sub ohm a testine della storia (di un mese più vecchio del
Subtank di Kanger), l’Atlantis progettato in team con Phil Busardo (“vape like
a dripper, easy like a tank” diceva Vaping Bogan, un noto reviewer americano)
mentre Anyvape si ridusse a produrre atom “cloni” di Aspire come il SegaTank
(nome orrendo), atom che utilizzava le coil del “fratello” Atlantis ma anche un
intelligente RBA, molto ben fatto e ben costruito ma che non riuscì ad
evitargli l’anonimato.
E fu così che una linea secondaria di prodotti cloni (Aspire)
divenne il più grande (per volume di fatturato e di produzione) produttore di
articoli per vaping del mondo, mentre il suo marchio originale (Anyvape) e
quello a cui venne copiato il prodotto (Vision) vennero presto dimenticati.
Storia a lieto fine, per me e per molti altri: dopo essere
stato costretto ad andare a lavorare con la camicia di ricambio nella 24 ore
per colpa di atom che perdevano malamente liquido, dopo aver rigenerato il
classico Kayfun a wicks perché in pyrex e non in plasticaccia, in
L'Aspire K1, ancora in
produzione
acciaio e non
in ottone “taroccato” e soprattutto pulito, un sistema dall’alta resa
aromatica, testine durevoli, pulito e che uso ancora oggi (il primo modello) mi
ha convinto che, ad avere tempo libero, meglio leggere, ascoltare musica o
vedere un film con mia figlia che “arricciare” fil di ferro (kanthal, che è una
sua lega assieme a cromo e alluminio).
E, se tempo ne avanza, pure scrivere un blog.

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