Batterie, ampere in ricarica e buon utilizzo

Una batteria si usa e si consuma, ma si può fare qualcosa per farle durare di più?

Amperaggio di carica: una batteria può avere varie velocità di ricarica, 0.5, 1 o 2 ampere (oggi si stanno
Batteria 18650 danneggiata

vedendo in giro sempre più battery box con presa USB-C per ricarica veloce a 2 ampere.
Più è bassa la velocità di ricarica, meno è “stressante” per la batteria il ciclo di ricarica, se anche è vero che una batteria 18650 high drain agli ioni di litio è in grado di tollerare ricariche fino ai 3 ampere la velocità la velocità ottimale è di 1 ampere e ogni tanto, quando si ha tempo, una ricarica a 0.5 ampere “rinfresca” e rigenera le batterie.

La ricarica a 2 ampere è adatta alle pod mod (che quasi tutte vengono dotate di più batterie LiPo, ai polimeri di litio, di maggior durata d’uso e in grado di avere una maggior capacità di carica in dimensioni più piccole), sottoporre una batteria 18650 agli ioni di litio (Li-Ion) ad una ricarica così veloce è estremamente gravoso per la batteria, ne riduce la durata in numero di ricariche e a batterie usurate è pure pericolosa visto che, durante la ricarica, una batteria usurata o danneggiata si riscalda in maniera anomala rischiando di perdere acido.
E, se proprio non si può (la Abyss di Dovpo monta batterie 20/21700 con riduttore per usare batterie 18650) la ricarica veloce solo su batterie almeno 20/21700 che hanno una “chimica” più robusta.


Modalità di ricarica

Sostanzialmente la ricarica può avvenire in tre maniere:

-          tramite adattatore da rete/attacco USB e ricarica tramite la presa della box: sconsigliabile, visto che non stabilizzano il voltaggio (sono solo dei trasformatori molto semplici) e forniscono corrente alla batteria fino a che il circuito della box non la segnala come carica a 4.2 volt, senza modalità “intelligenti” e soprattutto col rischio (nel caso di sovraccarico di rete, a me una volta uno mi ha messo fuori uso la lavatrice di casa) di mettere k.o. il circuito della batteria.

-          Tramite “carichino” il famoso carica batteria esterno “semplice” non digitale: la modalità di ricarica è identica alla ricarica tramite porta usb ovvero un trasformatore riduce il voltaggio da 220 a 4.2 volt, si spera il circuito del caricabatteria sia dotato anche di stabilizzatore da sovraccarichi e da surriscaldamento della batteria, il primo serve per i già citati sbalzi di tensione “Enel”, il secondo nel caso la batteria sia deteriorata (le batterie “moribonde” tendono a surriscaldare molto in ricarica arrivando a fondersi e a perdere acido, rischiando nei casi di surriscaldamento peggiore a incendiarsi) a fermare la ricarica in caso di problemi segnalando l’errore; è un meccanismo più sicuro rispetto alla ricarica “in box”, sicuramente evita danneggiamenti elettrici alla box ma non è ottimale per allungare la durata di vita delle batterie

Un charger digitale Nitecore

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Tramite charger digitale esterno: parlo della mia esperienza con charger di fascia media marca Nitecore o xTar,  questa è la soluzione ottimale, sia per la sicurezza (sono super protetti), sia per le modalità di ricarica.
Questi charger non testano solo il voltaggio di carica della batteria, ma soprattutto la loro capacità di assorbimento, per evitare che la batteria venga sovraccaricata oltre la sua possibilità tollerata ma oltre a ciò hanno cicli variabili, iniziano la ricarica con un amperaggio elevato (1 ampere) e poi, quando la batteria è quasi carica, vanno a terminare la ricarica con un amperaggio molto più basso (la cosiddetta “carica di compensazione”) in grado di caricare la batteria al 100% della sua capacità reale senza “aggredire” eccessivamente la stabilità della chimica dei suoi componenti.
Altre funzioni di questi charger digitali è di fare anche ricariche a bassissimo amperaggio, lunghissime e lentissime, ma in grado di resuscitare anche batterie a carica quasi azzerata se dimenticate nell’armadio da scariche o “abusate” nell’uso su dispositivi meccanici non circuitati e di ricaricare (se specificato nelle note tecniche) anche le batterie stilo e ministilo (AA e AAA) ricaricabili, con due di questi charger in sicurezza riesco a ricaricare tutte le batterie da svapo di ogni misura e anche le batterie dei telecomandi, dei termostati e delle tastiere/mouse dei PC di casa.

Considerato che ricaricare una batteria da porta usb della box è gratuito, un “carichino” di bassa qualità costa una ventina di euro, un charger digitale di buona qualità a 4 slot mediamente non più di 40/50 euro, un caricabatteria di buona qualità si paga da solo, in termini di sicurezza d’uso e di maggior durata (per stress inferiore) delle batterie.

Numero di ricariche


Le batterie non nascono perfette subito, se vengono comprate a carica non azzerata (nel caso siano state dimenticate per troppo tempo nel magazzino di qualche grossista) richiedono un “rodaggio” da 20 a 25 cicli di ricariche per “maturare” arrivando alla migliore capacità di assorbimento e di capacità, tipicamente dopo 150 ricariche iniziano a degradare, riducendo le proprie prestazioni anche se non a dissestarsi nella chimica diventando pericolose.
Motivo per cui è consigliabile tenere le batterie divise per “vecchiaia”, utilizzando le batterie più usurate su battery box circuitate (quindi protette) e quelle più “fresche” su dispositivi meccanici o nel caso si vogliano usare build a resistenza più bassa.

E’ fisiologico: anche la batteria dell’auto quando ha “vissuto” cinque anni ha dato tutto quello che poteva ed è ora di sostituirla, e le batterie da svapo pure, svapare su dispositivi meccanici con batterie vecchie di e usurate è pericoloso.

Sleeves

Ora va di gran moda avere le batterie personalizzate con le sleeves colorate o con i marchi di modder famosi per essere più chic ma le sleeves hanno una utilità molto maggiore.
Le batterie sono pile di conduttori (come quelle dell’auto) collegate in serie , con un pin positivo in alto e una messa a massa che non è solo il fondo della batteria ma (per contatto) anche le pareti laterali.
Le sleeves oltre che decorazioni e servire per riportare le specifiche tecniche delle batterie servono anche come isolanti da dispersioni elettriche, rendendo scoperti solo il top (polo positivo) e il fondo (negativo), l’utilizzo di batterie con le sleeves danneggiate sulle fiancate creano dispersioni elettriche soprattutto su dispositivi meccanici o con box che hanno il tubo del vano batteria in metallo rischiando di creare cortocircuiti “passivi” (i circuiti di protezione della box testano solo i cortocircuiti dal pin positivo al negativo della vaschetta 510 ma non rilevano bloccando l’erogazione cortocircuiti “fuori circuito”, quelli con dispersioni della scocca.
Una sleeve costa pochi centesimi, essendo in plastica termoretraente  è sufficiente un phon per installarla ma oltre che in sicurezza rende utilizzabile batterie altrimenti danneggiate e pericolose.

Batteria 18650 utilizzata male

Lo scotch

Consiglio che i “puristi” criticheranno ma che a me ha risparmiato tante bestemmie e problemi è fare un “colletto” di nastro adesivo alle batterie che uso con dispositivi “old stile”, quelle che hanno i contatti del vano batteria costituiti da lamelle metalliche ripiegate (ma è utile anche sulle box bottom feeder meccaniche “a lamella”).
Togliere e rimettere le batterie su questi dispositivi in poche volte tagliano la sleeve sul fondo o sul polo positivo creando sbucciature che possono creare dispersioni elettriche, fare una “fasciatura” di uno strato di nastro adesivo (scotch) lasciandone un paio di millimetri sbordati ripiegandoli verso il bordo interno, creando una protezione per la sleeve: togliendo e rimettendo la batteria viene graffiata e tagliata solo la copertura in nastro adesivo (sostituibile velocemente, basta un rotolo di nastro adesivo e un paio di forbici) senza che la sleeve venga danneggiata.

Pin del positivo sfondati

Ho visto spesso quando lavoravo in negozio gente che svapava con batterie con il pin del positivo sfondato e rientrato nell’interno della box, gente che svapava in meccanico con dispositivi ad attacco ibrido, infilando la batteria prima dell’atomizzatore e portandola quasi a contatto col piattello di fissaggio del dispositivo andando a fissare dopo l’atom avvitandolo fino a fine corsa e se il pin dell’atom era lungo si andava ad avvitarlo sforzando il pin del positivo della batteria, ammaccandolo e facendolo rientrare.
Facendo questo si schiacciano anche le celle che compongono la batteria che, nella migliore situazione si danneggiano (le famose batterie che non conducono più), nella peggiore creano cortocircuiti interni.
E’ una palla ma svitando il piattello superiore, fissargli l’atomizzatore avvitandolo completamente, infilare la batteria da sopra col polo del positivo a vista e andando ad avvitare il blocco piattello-atom in maniera di non creare sforzi o pressioni eccessive non crea danni alla batteria.

Poche precauzioni, semplici ma in grado di rendere molto più sicuro il nostro svapo e allungare la vita alle batterie che utilizziamo.

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