Ormai è prassi su quasi tutte le battery box l’adozione di
un circuito di controllo temperatura (o TC). Che cos’è? A cosa serve?
Le box varivolt (quelle che ragionano e lasciano impostare solamente i watt) vengono utilizzate con bobinature in metalli stabili, ovvero che durante la scarica e il riscaldamento della coil non vadano a variare alcune caratteristiche fisiche importanti, come il valore di resistenza in ohm, ragionano in maniera molto semplice: imposto la potenza desiderata, alla pressione del tasto “Fire” leggono il valore di resistenza in Ohm, il circuito moltiplica potenza impostata per valore di resistenza e da quello ricava la radice quadrata. E quello è il voltaggio di alimentazione.
Ad esempio, se vado ad impostare 12 watt di potenza con una coil da 1.8 ohm la mia box andrà ad erogare √ 12 x 1.8 = radice quadrata di 21.6 ovvero 4.6 volt in erogazione, fissi.
E se uso metalli (chiamiamoli) stabili come kanthal o nichrome problemi non ne avremo.
Ci sono altri metalli che hanno rese peculiari (il titanio non so, di mia opinione non mi ha entusiasmato ma il nickel puro almeno al 99.6% detto tecnicamente “Ni200” ha una resa “a freddo” e a bassi voltaggi strepitosa soprattutto su mentolati e fruttati) ma che hanno una caratteristica particolare: al transito elettrico e con il riscaldamento della coil aumentano proporzionalmente il loro valore di resistenza: la mia coil al Ni200 che a freddo ha un valore di 0.16 ohm e a cui imposto una potenza di 40 watt inizialmente mi erogherebbe radice quadrata di 40 x 0.16 = 2.5 volt (forse anche troppo bassi per alimentarla) con l’uso arriva facilmente ad incrementare fino a 2.2/2.3 volte il suo valore di resistenza.
Se dovesse raggiungere un valore di resistenza di 0.37 ohm (incremento tipico) mi ritroverei a svapare a radice quadrata di 25 x 0.37 = 3.9 volt, ottenendo un vapore molto più caldo.
Vapore più caldo, probabile generazioni (a temperature elevate) di composti tossici, deterioramento e messa fuori uso della coil + tutto quello di brutto può esserci nello svapo, soprattutto a impostare potenze “spericolate”.
Per poter evitare disguidi ci vorrebbe un circuito che non
solo regolasse l’alimentazione “una tantum” alla pressione del tasto “Fire” (e
basta) ma che la gestisse in maniera “dinamica” ovvero durante tutta la
scarica evitando che l’incremento di
resistenza vada a far generare wattaggi “impazziti” e troppo elevati, evitando
il surriscaldamento eccessivo della coil e tutti i rischi conseguenti.
Se poi il circuito (nei limiti di sicurezza d’uso del materiale utilizzato per
costruire la coil) desse la possibilità anche di impostare la temperatura
massima della coil (unendo l’utile al dilettevole, ovvero uno svapo “sicuro”
alla vaporizzazione “perfetta” per il nostro palato e per l’aroma utilizzato)
abbiamo trovato il “motivo di esistere” di un circuito TC.
Con quali materiali
serve l’uso del TC?
Ovviamente il TC serve per materiali che generino incrementi rilevanti di
resistenza e che quindi creino potenze eccessive e surriscaldamenti alla coil;
materiali “stabili” come il kanthal o il nichrome un circuito TC è
completamente inutile mentre è di fondamentale importanza con materiali che
generino questi incrementi (chiamiamoli tecnicamente “delta”) e il cui
surriscaldamento, oltre alla generazione di sostanze tossiche (acroleine,
formaldeidi e diossine) possa procurare deterioramento grave della coil
(nickel) o generazione di ossidi
potenzialmente cancerogeni (titanio).
Ci sono metalli che sì, per moda e per marketing vengono dichiarati “per uso
con TC” ma che non ne hanno troppo senso come l’acciaio stainless: da sempre
l’acciaio viene utilizzato per bobine “robuste” per sub Ohm (veniva utilizzato
sulle coil dell’Arctic di Horizon, sulle 0.3 e 0.4 ohm per Atlantis II e Triton
e sulle coil per l’Herakles di Sensetech senza che nessuno facesse mai menzione
all’obbligo di uso di TC e in più l’acciaio genera “delta” bassissimi: una coil
per Cubis da 0.5 ohm (letta a freddo 0.51 ohm) dopo un lungo tiro “filippino”
era aumentata (3.3 volt in alimentazione senza TC) a 0.57 senza criticità e con
una coil che entro qualche secondo dalla fine della svapata era ritornata al
suo valore originario di resistenza.
Come funziona un tc?
Non è sicuramente un termometro fisico (ci studiò Innokin come inserire una termocoppia
all’interno del fondello dell’atomizzatore per misurare “fisicamente” la
temperatura, con risultati mediocri e un prodotto troppo costoso per essere
messo in vendita), ma è il risultato di una formula matematica.
Ovvero, dato a x il valore della resistenza “a freddo” e un materiale dalle
caratteristiche fisiche certe e tabellabili,
ad ogni incremento di resistenza corrisponde un incremento di
temperatura.
Ovvero (valori dati solo a fine esemplificativo), una coil Ni200 che “a freddo”
misuri 0.15 ohm e a cui vada a impostare un limite di funzionamento di
Il mio circuito erogherà la potenza da me impostata fino ad avvicinarsi a
questo valore (0.23 ohm, ad esempio) andando a moderare l’alimentazione via via
per evitare che questo valore (e la temperatura alla testina correlata) venga
superato.
Motivo per cui, per poter far funzionare un circuito TC occorre un valore
rilevato della resistenza a freddo (alcune box lo richiedono automaticamente
con la segnalazione “New coil up same down” come i DNA di Evolv, quelle con
circuiti Yihi, derivati Yihi o “scopiazzati” richiedono il farlo manualmente
tramite la pressione contemporanea dei due tasti “potenza+” e “potenza-“), un
metallo dalla reattività fisica certa e predefinita e una tabella (o formula
matematica, se box in modalità TCR) con cui poter correlare gli incrementi di
resistenza e un circuito molto preciso a leggere gli incrementi di resistenza
(nell’ordine di centesimi di ohm) e con frames molto veloci (rilevare gli
incrementi di resistenza troppo lentamente ed operare di conseguenza tutti i
“conti” del caso comporterà “saltellamenti” e discontinuità dell’erogazione).
Quanti watt debbo
impostare? E la temperatura?
I watt o i joules su alcuni circuiti Aulus o Yihi, che in realtà sono la
stessa cosa (1 watt equivale al “lavoro” generato da un’energia di 1 joule in
un secondo) ma vengono utilizzati per dare evidenza nell’esposizione della
potenza dell’attivazione (Joules) o disattivazione (Watt) del funzionamento del
TC sono relativamente poco importanti visto che servono solo per gestire lo
“spunto a freddo” dell’alimentazione della coil: impostando valori bassi avrò
una coil molto lenta ad andare in temperatura e, se troppo bassi, una coil dalla
vaporizzazione fiacca, impostare valori eccessivi farà “entrare” subito la
limitazione dell’alimentazione facendo lavorare il circuito TC “in affanno”, un
settaggio intermedio (30/35 watt per il Ni200,45/50 per una coil in acciaio,
stesso valore in joules sulle Yihi) è ottimo per mandare la coil in temperatura
di vaporizzazione efficiente senza costringere il circuito a frenare immediatamente
l’erogazione.
Invece è di fondamentale importanza l’impostazione della temperatura visto che
è quella che mi andrà a influenzare maggiormente sia la resa aromatica in
vaporizzazione.
Il palato è del tutto soggettivo, però alcuni dati sono certi: una coil 0.15
ohm Ni200 sotto i 170/180 gradi Celsius non garantisce una vaporizzazione
efficiente (modesto vapore generato), dai 180 ai 240 gradi non fa
vaporizzazione estrema ma ha una buona resa aromatica e vaporizzazione “fresca”
mentre intorno ai 250/260°C si ha la vaporizzazione più “vivace” e cloud, buona
per certi aromi (tabaccosi e cioccolatosi che vanno svapati caldi) me meno
aromatica per altri mentre oltre i
Mediamente (mia opinione personale), i settaggi che preferisco sono 180-
“Mi hanno detto che a
certe temperature si generano composti tossici, non è che a impostare il TC mi
avveleno?”
Le temperature che generano composti tossici sono quelle di vaporizzazione
e quindi quelle al corpo assorbente che è impregnato di liquido (il cotone
della testina), non la temperatura alla
coil (che è solo un riscaldatore per il cotone).
Per altro, visto che il cotone non è un buon conduttore termico vi è una certa
differenza tra la temperatura alla coil e quella al cotone (più bassa) e anche
con un TC a fondo scala (tipicamente 300 o 310°C sono i limiti massimi
settabili) non vengono generate temperature critiche al cotone.
“A cosa serve il
TC?”. “E se svapo a TC disattivato?”
Il Tc è essenzialmente un dispositivo di sicurezza che protegge l’integrità
dei materiali utilizzati nelle coil che nel caso del nickel sono estremamente
deteriorabili a temperature anche non troppo elevate, nel caso del titanio
ossidabili se sottoposti ad eccessive sollecitazioni termiche, in seconda, ad
evitare che temperature troppo elevate (al cotone, che mediamente sono
nettamente inferiori a quelle impostate alla coil essendo il cotone un
conduttore termico modesto) possano degradare le componenti oleose (glicerolo)
presenti nei liquidi producendo composti tossici in forma gassosa e solo in
ultima quello di stabilizzare (cosa per altro molto gradevole) la temperatura
dello svapo a quella che riteniamo migliore per il nostro gusto.
Svapare a TC disattivato è estremamente pericoloso per la nostra salute e la
nostra incolumità oltre che per l’integrità degli apparati che utilizziamo,
degradando temperature troppo alte i materiali con cui sono fatte le coil.
“E se sbaglio le
impostazioni del TC?”
I problemi in questo caso possono essere di due tipi, entrambi potenzialmente
gravi.
Uno, è svapare con un TC impostato sul tipo di metallo sbagliato, l’altro
invece con il valore di resistenza sbagliato (essendosi dimenticati di fare il
reset a freddo) e in entrambi questi casi possono verificarsi due fattispecie,
una quasi ridicola e l’altra estremamente pericolosa.
Mi dimentico di fare il reset della testina e quella che vado ad utilizzare ha
un valore di resistenza più basso di quanto precedentemente registrato: in
questo caso la box sarà una raffica di segnalazione di errore (oppure, con
molta pazienza, se SX Mini M/ML Class erogherà diligentemente 1 volt, il minimo
in step down) questo perché il circuito ragiona in incremento, ovvero la
testina in uso deve avere un valore di resistenza superiore a quello a freddo
(per poter ragionare), se il valore “attuale” è più basso di quello a freddo il
circuito non riesce più ad elaborare correttamente.
Come pure fare il reset della testina in ritardo, dopo che la si è utilizzata e
quindi è già calda: tipicamente se non è prevista una regolazione della
temperatura ambientale, automatica sul DNA200 o manuale sugli SX350J e J-v2 di
Yihi il circuito considera la testina “a fermo” ad una temperatura di
“franchigia” (20°C fissi su alcuni TC) e su quella va a calcolare l’incremento
della resistenza correlandolo all’incremento della temperatura (ad esempio,
0.15 ohm di incremento per arrivare ai 240°C impostati a TC), se la coil è già
calda e ha una temperatura superiore alla “franchigia” del circuito con 0.15
ohm di incremento non raggiungerà i 240°C bensì una temperatura di 240 gradi -
la franchigia (20°C o quello impostato dal circuito) superiore alla temperatura
di partenza di una testina già “hot”, bruciando cotone e facendomi inalare il
peggio che si può.
Lo stesso si può verificare impostando il tipo di metallo sbagliato su TC: se
dovessi impiegare un metallo più reattivo rispetto a quello della tabella
impostata (ad esempio usando una coil Ni200 su un TC impostato per il titanio)
probabilmente la box mi andrebbe in blocco immediatamente segnalando “Dry coil”
visto che un nickel raggiunge quasi immediatamente incrementi di resistenza che
materiali come il titanio o l’acciaio 316 raggiungono solo in tempi lunghi e con
un utilizzo particolarmente “stressante” mentre se andrò ad utilizzare un wire
meno sensibile rispetto a quello impostato in tabella (un wire al titanio su un
TC impostato a Ni200) probabilmente raggiungerò temperature disastrose senza
che il circuito intervenga in “frenata” visto che il cavo per l’incremento di
temperatura genera incrementi di resistenza molto più bassi di quelli che il
circuito andrà a interpretare come critici, non entrando mai in limitazione
sull’erogazione elettrica e probabilmente si svaperà bollente e in caso di
liquido scarso si potrebbe bruciare il cotone.
“Quand’è che un TC
funziona bene?”. “E la prova del cotone?”
Ormai nelle prove delle box va di moda fare bullismo: quale box brucia il
cotone accorgendosi in ritardo del tank in secca è quella che va di moda più di
frequente nelle videorecensioni che girano.
Certo, un TC che “lento di riflessi” non frena immediatamente l’erogazione non
è sicuramente un TC a cui “battere le mani” ma secondo me è un altro l’aspetto da dover considerare: la progressività e la
stabilità di erogazione.
Un circuito Yihi entra molto progressivo e stabilizza la temperatura senza dare
alcuna segnalazione, il DNA40 (meglio il D “schermo grande”) “sprinta” subito
(il boost iniziale per mandare la coil a temperatura di vaporizzazione) poi
rallenta, ma anche entrando in “temperature protected” non danno discontinuità
o “saltellamenti” nella svapata mentre ci sono altre box (soprattutto quelle a
limitazione, ovvero dove si imposta la temperatura limite della coil e la
potenza viene gestita integralmente ed esclusivamente dal circuito) in cui
durante la svapata e l’intervento del circuito di controllo temperatura si
percepiscono sia “saltellamenti” di temperatura (discontinua) sia “saliscendi” nell’erogazione
(“a singhiozzo”) dando una spiacevole sensazione di irregolarità nella svapata.
Svapare a cotone secco è improbabile (da quando svapo ogni tanto do un’occhiata
al tank e se il liquido sta per finire rabbocco senza arrivare alla fine e se
si è rigenerato male con troppo cotone che “strozza” l’immissione del liquido è
un problema di rigenerazione, non di TC) mentre avere a che fare con un TC
“singhiozzante” è estremamente fastidioso.
E, ne sono sempre più convinto, meglio NON avere un TC che averne uno che
funziona male e in maniera approssimativa.
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