La gente si
compra le battery box e appena chiede come si ricaricano, ci restano male
perché dei “bauli” a tre batterie (come le vecchie e odiose Wismec Reuleaux) ricaricate
via USB con una charging board da 0,5 ampere si fa prima ad andare in pensione
che ad avere la box carica.
Vabbè, ora sono in commercio box (ma anche anche pod mod) dotate di ricarica
veloce a 2 ampere (se si ha un trasformatore USB adeguato, quelli da tablet) ma
ricaricare a 2 ampere una batteria 18650 (peggio se non rimovibile) significa
più che dimezzarne la durata “di vita”.
E comunque, in tutti i casi, eventuali sbalzi di tensione nella rete domestica
(anche solo per via dei contemporanei prelievi degli altri elettrodomestici)
possono creare danni e mettere fuori uso il circuito della nostra box.
Anche se è una box molto cara.
“Allora
dammi un caricabatteria, da spendere poco”.
I
“carichini” (o caricabatteria passivi)
"Carichino" economico, senza protezioni e poco
sicuro
La più semplice fonte di ricarica è
il famoso “carichino”, piccolo, economico (10 euro, dal negozio cinese “99
centesimi” anche meno) e abbastanza portatile.
Di costruzione e circuitazione estremamente semplificata, “pompano” elettricità
alla batteria e una volta che la stessa, raggiunto un voltaggio di carica di
4,2 volt, dopo un certo periodo di tempo (programmato) interrompono
l’alimentazione.
Non hanno cicli di ricarica variabile (veloce a batteria scarica, lento a
batteria quasi carica e ad amperaggio variabile, per saturare la batteria
stessa a piena carica garantendone il 100% di carica e il massimo tempo di
utilizzo) e di conseguenza, indipendentemente dalla capacità di assorbimento
della batteria (che si riduce via via aumentando i cicli di ricarica a cui la
batteria viene esposta) erogano senza andare troppo per il sottile,
deteriorando più velocemente soprattutto le batterie high drain ad
elevate prestazioni.
E non sono nemmeno sicurissimi, visto che quasi nessuno è dotato di termostato
per il surriscaldamento del circuito (e, meglio, anche della batteria in
ricarica) limitandosi alla stabilizzazione del voltaggio in ricarica e al
massimo a limitare amperaggi eccessivi assorbiti dalla batteria e in caso di
batteria danneggiata che si surriscalda troppo (alcune diventano bollenti)
durante la ricarica si rischia di generare un incendio.
Come tali, non sono adatti ad essere lasciati alimentati “non a vista” (come,
ad esempio, sul comodino la notte mentre ricarica durante il nostro sonno)
essendo opportuno controllarli visivamente e ogni tanto testare al tatto che la
batteria non abbia temperature anomale (che il circuito del charger non rileva
e non protegge).
Se proprio si deve, conviene spendere il meno possibile ed usarlo in ufficio,
alimentato tramite la presa USB del PC che si sta usando (così si ha la vista
del charger e con una alimentazione standard da 0,5 massimo 1 ampere non si
rischia di fare grandi danni danni), se si deve ricaricare in emergenza una
batteria scarica.
Ma solo in emergenza, usarli come dispositivi abituali di ricarica non è sicuro
e non fa “nemmeno bene” alla batteria da ricaricare.
Consigliati per: caricabatteria di emergenza al lavoro, i miei nemici,
soldi spesi male per dispositivi non sicuri.
I “promiscui”.
Un buon caricabatteria di fascia media, non eccellente
ma già affidabile e sicuro
Esistono dei caricabatteria lievemente migliori,
dotati di display a led indicante lo stato di carica (non il led “povero” rosso
a batteria scarica, verde a batteria ricaricata) che apparentemente sembrano
migliori, di costruzione più solida e dall’aspetto più affidabile.
Non sono troppo migliori dei “carichini”, utilizzano cicli di ricarica
grossolani e in più hanno (si spera, almeno quelli delle marche più note ne
sono dotati) la protezione da surriscaldamento termico del circuito, in caso di
sovraccarico e di malfunzionamento in ricarica nel caso di batteria
danneggiata.
Non sono nemmeno troppo economici (con una decina di euro in più già si compra
prodotto nettamente migliore), se possibile è meglio spendere qualche spicciolo
in più e comprare qualcosa che valga veramente il prezzo pagato.
“I migliori
amici dello svapatore” – i caricabatteria attivi.
Xtar VC, uno dei miei charger
digitali preferiti
Spendendo qualcosa di più, dicevo
(il prezzo di una colazione) si possono comprare dei caricabatteria attivi (o
intelligent charger) che fanno miracoli (sul serio…) e che garantiscono, oltre
che ricariche più efficienti e meno “stressanti” per le batterie, maggiore
sicurezza tanto da poter essere “abbandonati” durante la ricarica in totale
sicurezza.
Sono dotati
di cicli di ricarica variabile, ottimizzati in base allo stato di carica della
batteria e pure ad amperaggio variabile (quasi tutti quelli di un certo livello
forniscono tensione alla batteria testando in tempo reale la sua capacità di
assorbimento evitando quindi sovraccarichi) e vengono dotati di sensori di
temperatura molto precisi in grado di rilevare surriscaldamenti del circuito
del caricabatteria e alcuni, come gli xTar o i Nitecore, anche eventuali
surriscaldamenti anomali della batteria, sintomo di sovraccarico pericoloso) e
comunque testano in continuità la capacità di assorbimento della batteria
evitando di fornire amperaggi superiori al necessario.
Belli, io
consiglio di prendere un 4 slot anche se si svapa con monobatteria e si consuma
una 18650 ogni due giorni, perché una scelta intelligente del
caricabatteria migliora si lo svapo, ma anche la vita domestica. E
vedremo come…..
Ne ho
provati parecchi di caricabatteria delle marche migliori ed è impossibile dire
quale sia il top, essendo tutti ottimi ma con peculiarità differenti.
Tra i molti che ho provato, quelli con cui mi sono trovato benissimo.
I Nitecore
serie D
Tecnicamente (per i puristi) qualcosa inferiori agli xTar serie VP, sono i caricabatteria che consiglio sempre a tutti: poco ingombranti, sono dotati di alimentatore interno (basta una presa elettrica con attacco DIN, anche quella del comodino e non richiede altro che il suo cavetto in dotazione evitando l’uso di altri alimentatori) e sono dotati di un algoritmo di ricarica estremamente preciso e affidabile.
Non velocissimi (supportano rate di ricarica da 0,5 e 0,75 ampere), sono
estremamente affidabili e in modalità “LOW”, ricarica ultra lenta a 0,25
ampere, sono in grado di resuscitare batterie morte altrimenti inutilizzabili,
nel mio caso hanno riportato in vita e in condizioni di funzionamento ottimali
una batteria che, dimenticata scarica, aveva una carica residua iniziale di soli
1,7 volt.
Severi, ma sicuri: nel caso si inserisca una batteria con problemi di
conduttività rilevata (e quindi non efficiente) il circuito segnala “ERR” e non
permette la ricarica, permettendo quindi di operare solo in assoluta sicurezza,
oltre alle protezioni termiche di cui si è già parlato, caricabatteria sicuro
anche se non “sorvegliato” durante l’utilizzo.
4 slot è meglio: il Nitecore serie D è talmente intelligente da riconoscere le
batterie agli ioni di litio (quelle che noi utilizziamo per svapare) dalle
nickel cadmio (le normali batterie ricaricabili che possono essere utilizzate
nei telecomandi della tv e nei dispositivi domestici ed informatici),
gestendone perfettamente la ricarica.
Dicevo, 4 slot, perché comodissimo da poterci buttare dentro le batterie per
svaparci, tre batterie AAA per il termostato del riscaldamento di casa, quelle
del joypad della xBox, quelle dei telecomandi delle TV, delle tastiere e dei
mouse wireless dei PC di casa… e via così,facendone un qualcosa di estremamente
utile, e non solo per lo svapo visto che con certi charger in casa ho
smesso di bestemmiare perché avevo sempre le pile scariche in qualche
dispositivo (non da svapo).
Consigliato per: chiunque, facile da usare, “infila la spina e vai”,
sicuro, affidabile e performante, a mia opinione il miglior charger da
utilizzare.
L’xTar VC.
A detta dei puristi, il miglior charger di fascia media di prezzo in circolazione: algoritmo di ricarica precisissimo ed accurato, il massimo delle protezioni durante il funzionamento (praticamente rischia il fuori uso solo se immerso in acqua), un apparato di livello professionale.
Anche lui ricarica sia le batterie da svapo sia le “pile di casa” e le
protezioni di cui è dotato lo rendono perfetto per restare sempre attaccato
all’alimentazione elettrica, “buttandoci dentro” via via quello che si ha
scarico in casa (dalla 26650 alle pile per i giocattoli di mia figlia), cosa
che ne fa più che un accessorio da svapo un autentico elettrodomestico di casa.
Rating di ricarica: essendo un alimentato USB, lavora ripartendo
l’alimentazione fornita su 4 batterie (se si impegna il primo slot) oppure su 2
(se si impegnano i soli due slot laterali) e di conseguenza, se si è troppo
ottimisti e si usa l’alimentatore da muro che magari ci è rimasto dalla vecchia
eGo (0,5 ampere) ricarica in tempi pietosi (4x0,125 ampere o 2x0,25,
esageratamente troppo lenti); occorre quindi trovare una fonte di alimentazione
da 2 ampere se si vuole operare con dignità (io uso un vecchio charger
recuperato da un tablet da 2 ampere in uscita), e in questo caso comincia ad
essere adeguato, ricaricando 4 batterie a 0,5 ampere o 2 (slot laterali)
a 1 ampere, con tempi di ricarica più ragionevoli.
Nitecore
serie UM
Ok, c’è gente che non sopporta le cose ingombranti, oppure ci sono quelli (come il sottoscritto) che anche dovendo usare un dispositivo molto piccolo (magari per portarselo in ufficio, per ricariche d’emergenza) non vogliono negarsi un prodotto di qualità e di affidabilità elevata.
E col Nitecore serie UM (io uso l’UM10, la versione monobatteria) è stato amore
a prima vista: microscopico (dimensioni lievemente superiori ai “carichini” da
10 euro, ma è dotato di display LED), è di fatto una versione miniaturizzata
del Nitecore D2 adattato ad uno slot solo e privo dell’alimentatore interno
(per ridurre spazi e ingombri) e di conseguenza alimentato tramite presa USB.
Piccolo, algoritmo di ricarica efficiente (me ne accorgo verificando il
contajoules svapati sul display delle mie vecchie SX Mini) e dotato di tutte le
sicurezze e le protezioni necessarie per l’uso.
Talmente piccolo che riciclando un vecchio astuccio per sigarette eGo riesco a
infilarci charger, cavo USB e alimentatore (riciclando quello del mio vecchio
Samsung Galaxy ad 1 ampere) infilandomelo nella borsa da ufficio, essendo
grande il tutto come l’astuccio delle matite.
Non consiglio di usare un alimentatore da 2 ampere (resta pur sempre un charger
piccolo e dal prezzo abbordabile) ma utilizzandone uno da 1 ampere si sfrutta
quello che è forse la funzione più intelligente e utile del charger (unica, gli
altri dispositivi non l’hanno): la ricarica IN PARALLELO di un dispositivo
esterno, tramite un cavo USB estraibile dalla base del charger.
Mentre gli altri dispositivi sfruttano la presa USB come power bank, ovvero o
il charger è attaccato all’alimentazione elettrica e ricarica le batterie
oppure, se sconnesso e con una batteria inserita in uno slot specifico funziona
da charger per dispositivi esterni, il Nitecore UM ha l’alimentazione in
parallelo ovvero ricarica contemporaneamente sia il dispositivo esterno sia la
batteria, se si usa una fonte di alimentazione da 1 ampere ricarica entrambi
contemporaneamente a 0,5 ampere, se l’alimentazione è da 0,5 ampere ricarica
prima l’uno e poi l’altro (se si vuole dare precedenza al dispositivo USB o
alla ricarica della batteria, c’è un interruttorino sul retro che commuta la
priorità di ricarica).
Dicevo, piccolo e delizioso: un microbo sempre con me, piccolo in ufficio e
comodo la sera quando vado a letto, dove usando solo una presa elettrica
(quella del comodino) infilo la batteria nel charger, connetto il cellulare al
cavo della sua uscita USB e la mattina mi ritrovo pronto tutto quello che
mi serve per poter andare e lavorare.
Poca spesa, un
charger di qualità costa poco di più di due pizze e due bibite a domicilio) ma offre
grandi prestazioni, se uno svapa per passione è un acquisto che se fatto bene
dura per la vita.
E può essere utile, se scelto bene, anche per altri usi, io ho casa piena di
armenicoli elettrici tra giochi di mia figlia, telecomandi, tastiere e mouse
dei vari PC, sveglie, termostati e altre cose e in media quasi ogni giorno ho
una o due batterie loro scariche da sostituire, tutte ovviamente
ricaricabili e infilate nel mio “amico charger”, che mi fa svapare alla
grandissima e mi fa anche vivere spensierato con il resto.
Soldi spesi
benissimo.
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