“Basta Cucchi, hai rotto il c@§$o con sta storia dei circuiti DNA….”
Poteva andare
peggio.
Perché non ho
ancora parlato del Dna25.
Certo, come
TC supportava solo coil in Ni200 (tra l’altro Vaporshark, con molto coraggio,
mise per prima in vendita coil di sua produzione in modo da poter equipaggiare
gli atomizzatori a maggiore diffusione commerciale) ma occorreva dare atto che
per la prima volta un dispositivo 
Il DNA25, in tutto e per tutto un
Dna40 elettricamente "ridotto"
da svapo era in grado di gestire coil in
materiali termosensibili “governando” l’alimentazione in modo di garantire
perfettamente la temperatura di svapo desiderata.
E (e non potrebbe
essere altrimenti se si vuole gestire perfettamente l’alimentazione elettrica
in controllo di temperatura), la funzione di step down in erogazione.
“E che cosa
sarebbe?”.
Una batteria
18xxx standard ha un voltaggio a piena carica di 4,2 volt decrescenti anche se
di fatto, in uso standard, eroga 3,7 volt quasi stabili.
Costruire un
circuito in grado di stabilizzare il voltaggio non è cosa complessa (già gli
americani nelle loro box utilizzavano circuiti Naos Raptor prodotti da GE
Solutions anche se era più facile vederli a stabilizzare voltaggi in quadri
elettrici industriali che su battery box), regolare il voltaggio in aumento
(voltaggi pari o superiori a 3,7 volt) è tecnicamente molto semplice ma ragionare
in demoltiplica del voltaggio (ridurlo sotto la soglia dei 3,7 volt) richiede
circuiti più complessi.
E a cosa
servirebbe? Il vecchio DNA30 aveva un minimo di lettura coil di 0,5 ohm e un
minimo erogabile di 3,7 volt, motivo per cui, utilizzando una coil da 0,5 ohm
impostando qualsiasi potenza a display la box non avrebbe mai erogato meno di 3,72
volt/0,5 ohm = 25,38 watt, e cercando di impostare potenze più basse,
l’indicazione del valore della coil lampeggia segnalando che la box non sta
erogando il voltaggo impostato bensì in minimo possibile considerato il
voltaggio in scarica della box applicando “the Ohm’s law”.
Con un Atlantis non è un problema, 25 watt è grosso modo la sua potenza d’uso
ma usando coil in materiali reattivi come il niChrome essere “obbligati” a
questa potenza minima può imporre uno svapo fastidiosamente troppo caldo.
Utilizzando
coil al Ni200 è ancor più obbligatorio, visto che a coil calda bastano anche
solo 1,5 volt per vaporizzare e costringere la coil a voltaggi comunque più
alti rischia di metterla fuori uso.
Già i Dani di
Dicodes e i Provari arrivavano ad erogare soglie impostabili più basse (3 o
anche 2,5 volt) ma fu il DNA40 il primo circuito a “scendere in picchiata”
raggiungendo la soglia minima di 1 volt.
Non male,
scelta tecnica interessante e (come si è visto poi), con ampie possibilità di sviluppo
ed evoluzione.
Certo, il
DNA40 aveva un difetto strutturale: il prezzo.
Mentre oggi Evolv progetta software e circuiti negli USA ma produce (con
proprio e accurato controllo di qualità) in Cina rendendo possibile l’aver una
grossa quantità di prodotto installabile anche su battery box dal prezzo “popolare”,
a quei tempi progettando e producendo tutto negli USA i circuiti Evolv erano
cari e reperibili solo in quantità limitate, tutte cose che ne faceva lievitare
il prezzo rendendolo utilizzabile solo su box estremamente costose.
Ma perché non
tentare di “invadere” il mercato con un chipset più economico e in grado di non
gravare in maniera sproporzionata sul prezzo finale della box che lo
installerà?
Evolv decide
di introdurre sul mercato una versione “baby” del DNA40, limitata in potenza e
dal prezzo più economico.
Il DNA 25.
Alla ricerca del Sacro Graal.
Spoiler: finita la prova la box del test resta uccisa, effettua donazione
di organi e il circuito viene trapiantato su una Hana Modz originale col DNA
fuori uso, un DNA25 merita una vita migliore di quella che può dargli una box
cinese.
Il DNA25 ha
avuto una diffusione veramente limitata; montato da qualche box bottom feeder
da qualche modder, perse da subito il confronto col DNA 40: non troppo più economico
(costava solo una quindicina d’euro in meno del “fratello maggiore”),
particolare e molto “orientato” nell’uso (40 watt sono adatti anche per svapo
“generalista”, 25 molto meno) e di conseguenza il mercato si orientò o su chip
proprietari più economici oppure sul DNA40.
Cerca, ricerca…
Trovo una box bottom feeder dotata di questo circuito ma il mio medico mi ha
detto che sono allergico all’uso di certi dispositivi.
Cerca,
ricerca: l’unica battery box “commerciale” che lo utilizza(va) è la VTX di Vape
Cige, prodotta in due versioni, la VTX-40 dotata di circuito originale Evolv
DNA40 e la VTX-25, sempre circuito originale Evolv. Ma (uàu!) DNA25.
Cerco chi la
vende e anche se in molti mi odieranno, debbo cedere agli acquisti transfrontalieri
viso che in Europa certe cose non si sono mai viste ne sentite nominare (o
quasi).
Trovo un
rivenditore che ce l’ha in listino, anche “in stock” e quindi ordinabile…
La Bespoke DNA25,
altra box su cui ho
fatto le prove
E la si compra.
La spedizione latita e non parte, il prodotto prima deve arrivare, poi va in
“restocking” e la paura è che mi venga messa in stato “discontinued”, ovvero
non più in listino e quindi non più ordinabile. Ok, i soldi me li rimborseranno
su Paypal, ma un altro DNA25 dove lo trovo?
Dopo due
settimane di ticket quotidiani ricchi di contumelie e bestemmie, il rivenditore
(non si sa dove l’abbia trovata) me la spedisce.
Finalmente ho
un DNA25 da poter provare (aspettando i tempi di spedizione dalla Cina, se la
mia box arrivasse in autostop forse arriverebbe prima).
Welcome!
Giunge la
box. Giochiamoci un po.
Display piccolo identico al DNA40, clicco cinque volte il tasto fire, blocco i
tasti e premo contemporaneamente i due tasti di potenza entrando nella
selezione della temperatura del TC, e mentre portando la temperatura al massimo
e cliccando potenza+ un'altra volta si imposta OFF (ovvero esclusione manuale
del TC, la box non effettua test sulla termosensibilità ), portandola al minimo
non scatta la scala in gradi Celsius, potendo permettere solo di impostare la
temperatura in “americano”, gradi Farenheit, cosa che tradisce il suo grado di
parentela con il DNA40 prima versione di firmware (quella senza la doppia
impostabilità gradi Celsius/Farenheit).
Infatti, tutte le prestazioni tecniche sono IDENTICHE tra il DNA40 e il DNA25
(voltaggi, minimi di lettura coil), ovviamente cambia la limitazione massima di
amperaggio in scarica (20 ampere le prime versioni del DNA40, la metà il DNA25)
necessaria per limitare la potenza massima erogabile e per evitare che i due
circuiti si facciano eccessiva concorrenza.
DNA 40 o 25?
Saranno veramente
fratelli? Non resta che fare una comparazione delle prestazioni in parallelo, a
parità di build e di circuito.
Come atomizzatori scelgo due Nautilus Mini con coil BVC Aspire da 1,8 ohm per
l’uso in watt e due Kabuki di House of Hybrids per l’uso in TC con coil Ni200
per Aspire Triton Mini, batterie due Samsung 30Q “rosa” con una trentina di
cicli di ricarica, “rodate” e al meglio della resa.
Per comparare
i due circuiti utilizzo il DNA40 più vecchio che ho, uno schermo piccolo prima
versione firmware (solo impostazione gradi in Celsius) installato su una
Vaporshark rDNA40.
Modalità watt
I due
circuito, a svapo e entrambi settati a 14 watt rendono perfettamente (a palato)
in maniera identica, sono indistinguibili l’uno dall’altro.
Stessa
erogazione piena ed aggressiva, i circuiti hanno la stessa identica resa.
Unica differenza (che ne condiziona l’utilizzo) è la potenza massima, se il
DNA40 è adatto anche per sub ohm “moderati” che si accontentino di non oltre i
30 watt in alimentazione, il DNA25 è adatto per svapo di guancia essendo di
fatto limitato a 20 watt di potenza “di crociera” (utilizzare una box al
massimo della potenza impostabile significa il più delle volte svapare con
consumi di batteria esorbitanti), motivo per cui il DNA25 è adatto solo a persone
dallo svapo estremamente tranquillo, per non restare subito insofferenti per
via delle prestazioni non estreme (alcuni già ritenevano insufficienti i 30
watt del precedente DNA30)
Il Tc
Una cosa che
mi ha sempre fatto preferire i circuiti Yihi a quelli Evolv (almeno nelle
versioni a schermo piccolo) era la tendenza dei circuiti Evolv a erogare
inizialmente una potenza lievemente più elevata del normale, una sorta di boost
di preriscaldamento della coil (cosa inutile in coil tendenzialmente molto reattive
come quelle in nickel) che con liquidi forti come i mentolati può risultare
eccessivamente aggressiva e poco gradevole.
Con una potenza (e conseguente possibilità di boost) limitata a 25 watt (che di
fatto è una buona potenza massima di funzionamento per l’uso in TC) forse mi fa
preferire questo DNA25 al DNA40.
Più “soft” il funzionamento del successivo DNA40 schermo grande, ma a mio gusto
preferisco la resa del DNA25 a quello del DNA40 schermo piccolo.
Certo, ora esistono TC super programmabili, con boost ed erogazioni
selezionabili dalla più soft alla più aggressiva, ma considerando l’età del
DNA25, per quei tempi il circuito funzionava bene.
Unico difetto, forse l’ho notato più nell’uso in TC (per via dei prelievi
maggiori, seppur per brevi lassi di tempo) consumi di batteria molto elevati,
col Triton Mini e coil Ni200 su un DNA40 schermo grande si spuntano durate
d’uso molto più lunghe, ma fortunatamente la mia VTX-25 è dotata di vano
batteria chiuso a magneti, se fosse stato chiuso a viti come le IPV e le Hana
Modz sarebbero fioccate bestemmie.
Sliding Doors (ovvero come sarebbe
stato se…..)
Per stessa
dichiarazione di Evolv, il DNA25 sarebbe dovuto essere stata una “cheap
version”, una versione economica del DNA40.
Versione economica relativamente, essendo prodotta negli USA e tutto quello che
viene prodotto da quelle parti, seppur a prezzo lievemente inferiore della loro
media resta sempre caro da pagare.
Però….
Se Evolv avesse a quei tempi messo in produzione il chip in Cina (come ha fatto
dal DNA200 in poi) con prezzi più bassi e con una maggiore quantità di prodotto
disponibile forse la storia dello svapo sarebbe stata differente: a quei tempi
c’era poco in circolazione, i DNA40 (tutti installati su box molto care),
l’SX330 di Yihi (utilizzato per dispositivi da sub Ohm in forza dei suoi 50 o
60 watt erogabili in forza dalle versioni), circuito però penalizzato da
dimensioni non propriamente compatte che ne permettevano l’utilizzo solo in box
di dimensioni non piccole e le iStick 20/30 watt, di dimensioni deliziose e di
buona durata di carica, montando batterie LG fisse e non sostituibili ma mal
costruite (i pin in alluminio di quelle box si danneggiavano con una facilità
estrema) e con una stabilizzazione del voltaggio abbastanza fiacca ed imprecisa,
più degno di una batteria eGo Twist variwatt che di una battery box, e una box
dal prezzo abbordabile (anche 60/70 euro, a quei tempi), dotata di un chip
dalle prestazioni del DNA25 avrebbe potuto veramente “spaccare” il mercato con un
prodotto dal prezzo abbordabile ma di ottima qualità.
E, malgrado
la sua “vecchiaia” tecnica, mentre prodotti usciti in quel periodo come le eVic
VT a batteria fissa o le iStick 20 watt hanno prestazioni ridicole e ormai obsolete,
il DNA25 usato in modalità variwatt con potenze da 15 a 20 watt resta sempre un
prodotto in grado di dare soddisfazioni.
Peccato solo non abbia avuto diffusione commerciale.
Il tempo
passa…
Incredibile
ma vero ma riesco a trovare un’altra box in DNA25, la Bespoke che viene dotata
di batteria 18350, batteria che adoro e perfetta per fare uscire una box compatta
(e carina, la Bespoke ha l’impugnatura in pelle, bella e comoda).
Potrei averne trovata un'altra, la VT25 di Hcigar, una volta disponibile solo
per gli acquisti in Cina e improvvisamente ritrovatasi disponibile a prezzi
stracciati su alcuni shp italiani…
Provo la Bespoke, che sono riuscito a trovare, la VT25 ha la batteria fissa
integrata, cosa che non amo.
Gran circuito il DNA25, rustico e aggressivo, perfetto per tabacchi scuri o
secchi (meno per gli aromi più dolci, come con le creme, le vaniglie e le
custard) ma con un difetto tecnico tipico dal primo DNA20 e che solo il DNA40 “big
screen” ha risolto: i consumi di batteria sono veramente alti, se con una
batteria 18650 (sulla mia VTX25) spuntava durate oneste ma per niente
entusiasmanti, con la Bespoke, anche usando build “socialdemocratiche” non
sotto gli 1.3 ohm e potenze massimo di 16/18 watt massacrava le batterie
spuntando durate d’uso migliori solo del vecchio Provari 2.5 (bel dispositivo,
ma questo non è un complimento).
Non ho avuto
modo di provare la VT25 di Hcigar, e forse questo è un bene trattandosi di box
a batteria fissa da “fermare” per la ricarica.
Gran circuito,
un ottimo circuito per un certo tipo di svapo in MTL.
Ma resta un circuito adatto solo per box a batteria sostituibile (e pure
comodamente), dati i consumi elettrici elevati e la sua voracità.
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