Il DNA40 “nano” – Il DNA25

 “Basta Cucchi, hai rotto il c@§$o con sta storia dei circuiti DNA….”

Poteva andare peggio.

Perché non ho ancora parlato del Dna25.

 Natale fecondo quello del 2014: esce il primo dispositivo commerciale sub Ohm per tiro di polmone (l’Atlantis di Aspire), esce il primo dispositivo ibrido rigenerabile/a testine prefatte (il Subtank da 6 ml di Kanger) ed esce la prima box dotata di circuito di controllo temperatura, la Vaporshark  equipaggiata del nuovo circuito DNA40 di Evolv.

Certo, come TC supportava solo coil in Ni200 (tra l’altro Vaporshark, con molto coraggio, mise per prima in vendita coil di sua produzione in modo da poter equipaggiare gli atomizzatori a maggiore diffusione commerciale) ma occorreva dare atto che per la prima volta un dispositivo

Il DNA25, in tutto e per tutto un
Dna40 elettricamente "ridotto"

da svapo era in grado di gestire coil in materiali termosensibili “governando” l’alimentazione in modo di garantire perfettamente la temperatura di svapo desiderata.

E (e non potrebbe essere altrimenti se si vuole gestire perfettamente l’alimentazione elettrica in controllo di temperatura), la funzione di step down in erogazione.

“E che cosa sarebbe?”.

Una batteria 18xxx standard ha un voltaggio a piena carica di 4,2 volt decrescenti anche se di fatto, in uso standard, eroga 3,7 volt quasi stabili.

Costruire un circuito in grado di stabilizzare il voltaggio non è cosa complessa (già gli americani nelle loro box utilizzavano circuiti Naos Raptor prodotti da GE Solutions anche se era più facile vederli a stabilizzare voltaggi in quadri elettrici industriali che su battery box), regolare il voltaggio in aumento (voltaggi pari o superiori a 3,7 volt) è tecnicamente molto semplice ma ragionare in demoltiplica del voltaggio (ridurlo sotto la soglia dei 3,7 volt) richiede circuiti più complessi.

E a cosa servirebbe? Il vecchio DNA30 aveva un minimo di lettura coil di 0,5 ohm e un minimo erogabile di 3,7 volt, motivo per cui, utilizzando una coil da 0,5 ohm impostando qualsiasi potenza a display la box non avrebbe mai erogato meno di 3,72 volt/0,5 ohm = 25,38 watt, e cercando di impostare potenze più basse, l’indicazione del valore della coil lampeggia segnalando che la box non sta erogando il voltaggo impostato bensì in minimo possibile considerato il voltaggio in scarica della box applicando “the Ohm’s law”.
Con un Atlantis non è un problema, 25 watt è grosso modo la sua potenza d’uso ma usando coil in materiali reattivi come il niChrome essere “obbligati” a questa potenza minima può imporre uno svapo fastidiosamente troppo caldo.

Utilizzando coil al Ni200 è ancor più obbligatorio, visto che a coil calda bastano anche solo 1,5 volt per vaporizzare e costringere la coil a voltaggi comunque più alti rischia di metterla fuori uso.

Già i Dani di Dicodes e i Provari arrivavano ad erogare soglie impostabili più basse (3 o anche 2,5 volt) ma fu il DNA40 il primo circuito a “scendere in picchiata” raggiungendo la soglia minima di 1 volt.

Non male, scelta tecnica interessante e (come si è visto poi), con ampie possibilità di sviluppo ed evoluzione.

Certo, il DNA40 aveva un difetto strutturale: il prezzo.
Mentre oggi Evolv progetta software e circuiti negli USA ma produce (con proprio e accurato controllo di qualità) in Cina rendendo possibile l’aver una grossa quantità di prodotto installabile anche su battery box dal prezzo “popolare”, a quei tempi progettando e producendo tutto negli USA i circuiti Evolv erano cari e reperibili solo in quantità limitate, tutte cose che ne faceva lievitare il prezzo rendendolo utilizzabile solo su box estremamente costose.

Ma perché non tentare di “invadere” il mercato con un chipset più economico e in grado di non gravare in maniera sproporzionata sul prezzo finale della box che lo installerà?

Evolv decide di introdurre sul mercato una versione “baby” del DNA40, limitata in potenza e dal prezzo più economico.

Il DNA 25.

Alla ricerca del Sacro Graal.

Spoiler: finita la prova la box del test resta uccisa, effettua donazione di organi e il circuito viene trapiantato su una Hana Modz originale col DNA fuori uso, un DNA25 merita una vita migliore di quella che può dargli una box cinese.

Il DNA25 ha avuto una diffusione veramente limitata; montato da qualche box bottom feeder da qualche modder, perse da subito il confronto col DNA 40: non troppo più economico (costava solo una quindicina d’euro in meno del “fratello maggiore”), particolare e molto “orientato” nell’uso (40 watt sono adatti anche per svapo “generalista”, 25 molto meno) e di conseguenza il mercato si orientò o su chip proprietari più economici oppure sul DNA40.

Cerca, ricerca… Trovo una box bottom feeder dotata di questo circuito ma il mio medico mi ha detto che sono allergico all’uso di certi dispositivi.

Cerca, ricerca: l’unica battery box “commerciale” che lo utilizza(va) è la VTX di Vape Cige, prodotta in due versioni, la VTX-40 dotata di circuito originale Evolv DNA40 e la VTX-25, sempre circuito originale Evolv. Ma (uàu!) DNA25.

Cerco chi la vende e anche se in molti mi odieranno, debbo cedere agli acquisti transfrontalieri viso che in Europa certe cose non si sono mai viste ne sentite nominare (o quasi).

Trovo un rivenditore che ce l’ha in listino, anche “in stock” e quindi ordinabile…

La Bespoke DNA25,
altra box su cui ho 
fatto le prove


E la si compra.
La spedizione latita e non parte, il prodotto prima deve arrivare, poi va in “restocking” e la paura è che mi venga messa in stato “discontinued”, ovvero non più in listino e quindi non più ordinabile. Ok, i soldi me li rimborseranno su Paypal, ma un altro DNA25 dove lo trovo?

Dopo due settimane di ticket quotidiani ricchi di contumelie e bestemmie, il rivenditore (non si sa dove l’abbia trovata) me la spedisce.

Finalmente ho un DNA25 da poter provare (aspettando i tempi di spedizione dalla Cina, se la mia box arrivasse in autostop forse arriverebbe prima).

Welcome!

Giunge la box. Giochiamoci un po.
Display piccolo identico al DNA40, clicco cinque volte il tasto fire, blocco i tasti e premo contemporaneamente i due tasti di potenza entrando nella selezione della temperatura del TC, e mentre portando la temperatura al massimo e cliccando potenza+ un'altra volta si imposta OFF (ovvero esclusione manuale del TC, la box non effettua test sulla termosensibilità ), portandola al minimo non scatta la scala in gradi Celsius, potendo permettere solo di impostare la temperatura in “americano”, gradi Farenheit, cosa che tradisce il suo grado di parentela con il DNA40 prima versione di firmware (quella senza la doppia impostabilità gradi Celsius/Farenheit).
Infatti, tutte le prestazioni tecniche sono IDENTICHE tra il DNA40 e il DNA25 (voltaggi, minimi di lettura coil), ovviamente cambia la limitazione massima di amperaggio in scarica (20 ampere le prime versioni del DNA40, la metà il DNA25) necessaria per limitare la potenza massima erogabile e per evitare che i due circuiti si facciano eccessiva concorrenza.

DNA 40 o 25?

Saranno veramente fratelli? Non resta che fare una comparazione delle prestazioni in parallelo, a parità di build e di circuito.
Come atomizzatori scelgo due Nautilus Mini con coil BVC Aspire da 1,8 ohm per l’uso in watt e due Kabuki di House of Hybrids per l’uso in TC con coil Ni200 per Aspire Triton Mini, batterie due Samsung 30Q “rosa” con una trentina di cicli di ricarica, “rodate” e al meglio della resa.

Per comparare i due circuiti utilizzo il DNA40 più vecchio che ho, uno schermo piccolo prima versione firmware (solo impostazione gradi in Celsius) installato su una Vaporshark rDNA40.

Modalità watt

I due circuito, a svapo e entrambi settati a 14 watt rendono perfettamente (a palato) in maniera identica, sono indistinguibili l’uno dall’altro.

Stessa erogazione piena ed aggressiva, i circuiti hanno la stessa identica resa.
Unica differenza (che ne condiziona l’utilizzo) è la potenza massima, se il DNA40 è adatto anche per sub ohm “moderati” che si accontentino di non oltre i 30 watt in alimentazione, il DNA25 è adatto per svapo di guancia essendo di fatto limitato a 20 watt di potenza “di crociera” (utilizzare una box al massimo della potenza impostabile significa il più delle volte svapare con consumi di batteria esorbitanti), motivo per cui il DNA25 è adatto solo a persone dallo svapo estremamente tranquillo, per non restare subito insofferenti per via delle prestazioni non estreme (alcuni già ritenevano insufficienti i 30 watt del precedente DNA30)

Il Tc

Una cosa che mi ha sempre fatto preferire i circuiti Yihi a quelli Evolv (almeno nelle versioni a schermo piccolo) era la tendenza dei circuiti Evolv a erogare inizialmente una potenza lievemente più elevata del normale, una sorta di boost di preriscaldamento della coil (cosa inutile in coil tendenzialmente molto reattive come quelle in nickel) che con liquidi forti come i mentolati può risultare eccessivamente aggressiva e poco gradevole.
Con una potenza (e conseguente possibilità di boost) limitata a 25 watt (che di fatto è una buona potenza massima di funzionamento per l’uso in TC) forse mi fa preferire questo DNA25 al DNA40.
Più “soft” il funzionamento del successivo DNA40 schermo grande, ma a mio gusto preferisco la resa del DNA25 a quello del DNA40 schermo piccolo.
Certo, ora esistono TC super programmabili, con boost ed erogazioni selezionabili dalla più soft alla più aggressiva, ma considerando l’età del DNA25, per quei tempi il circuito funzionava bene.
Unico difetto, forse l’ho notato più nell’uso in TC (per via dei prelievi maggiori, seppur per brevi lassi di tempo) consumi di batteria molto elevati, col Triton Mini e coil Ni200 su un DNA40 schermo grande si spuntano durate d’uso molto più lunghe, ma fortunatamente la mia VTX-25 è dotata di vano batteria chiuso a magneti, se fosse stato chiuso a viti come le IPV e le Hana Modz sarebbero fioccate bestemmie.

Sliding Doors (ovvero come sarebbe stato se…..)

Per stessa dichiarazione di Evolv, il DNA25 sarebbe dovuto essere stata una “cheap version”, una versione economica del DNA40.
Versione economica relativamente, essendo prodotta negli USA e tutto quello che viene prodotto da quelle parti, seppur a prezzo lievemente inferiore della loro media resta sempre caro da pagare.
Però….
Se Evolv avesse a quei tempi messo in produzione il chip in Cina (come ha fatto dal DNA200 in poi) con prezzi più bassi e con una maggiore quantità di prodotto disponibile forse la storia dello svapo sarebbe stata differente: a quei tempi c’era poco in circolazione, i DNA40 (tutti installati su box molto care), l’SX330 di Yihi (utilizzato per dispositivi da sub Ohm in forza dei suoi 50 o 60 watt erogabili in forza dalle versioni), circuito però penalizzato da dimensioni non propriamente compatte che ne permettevano l’utilizzo solo in box di dimensioni non piccole e le iStick 20/30 watt, di dimensioni deliziose e di buona durata di carica, montando batterie LG fisse e non sostituibili ma mal costruite (i pin in alluminio di quelle box si danneggiavano con una facilità estrema) e con una stabilizzazione del voltaggio abbastanza fiacca ed imprecisa, più degno di una batteria eGo Twist variwatt che di una battery box, e una box dal prezzo abbordabile (anche 60/70 euro, a quei tempi), dotata di un chip dalle prestazioni del DNA25 avrebbe potuto veramente “spaccare” il mercato con un prodotto dal prezzo abbordabile ma di ottima qualità.

E, malgrado la sua “vecchiaia” tecnica, mentre prodotti usciti in quel periodo come le eVic VT a batteria fissa o le iStick 20 watt hanno prestazioni ridicole e ormai obsolete, il DNA25 usato in modalità variwatt con potenze da 15 a 20 watt resta sempre un prodotto in grado di dare soddisfazioni.
Peccato solo non abbia avuto diffusione commerciale.

Il tempo passa…

Incredibile ma vero ma riesco a trovare un’altra box in DNA25, la Bespoke che viene dotata di batteria 18350, batteria che adoro e perfetta per fare uscire una box compatta (e carina, la Bespoke ha l’impugnatura in pelle, bella e comoda).
Potrei averne trovata un'altra, la VT25 di Hcigar, una volta disponibile solo per gli acquisti in Cina e improvvisamente ritrovatasi disponibile a prezzi stracciati su alcuni shp italiani…
Provo la Bespoke, che sono riuscito a trovare, la VT25 ha la batteria fissa integrata, cosa che non amo.
Gran circuito il DNA25, rustico e aggressivo, perfetto per tabacchi scuri o secchi (meno per gli aromi più dolci, come con le creme, le vaniglie e le custard) ma con un difetto tecnico tipico dal primo DNA20 e che solo il DNA40 “big screen” ha risolto: i consumi di batteria sono veramente alti, se con una batteria 18650 (sulla mia VTX25) spuntava durate oneste ma per niente entusiasmanti, con la Bespoke, anche usando build “socialdemocratiche” non sotto gli 1.3 ohm e potenze massimo di 16/18 watt massacrava le batterie spuntando durate d’uso migliori solo del vecchio Provari 2.5 (bel dispositivo, ma questo non è un complimento).

Non ho avuto modo di provare la VT25 di Hcigar, e forse questo è un bene trattandosi di box a batteria fissa da “fermare” per la ricarica.

Gran circuito, un ottimo circuito per un certo tipo di svapo in MTL.
Ma resta un circuito adatto solo per box a batteria sostituibile (e pure comodamente), dati i consumi elettrici elevati e la sua voracità.

Commenti