Una delle cose che più mi ha fatto schernire dal mio amico
elettrotecnico è stato raccontargli di cose mitologiche, “tubi che spingono”,
“hardware reattivo” e lamelle da box “ad
alto potenziale” e tutte le varie annesse e connesse.
Subito, venni rimproverato, la reattività e il potenziale
non esistevano, al massimo esisteva la conduttanza elettrica ovvero
l’attitudine di un conduttore a venir transitato da un flusso elettrico.
La conduttanza
(parolone) è invece una cosa facilmente rilevabile, anche da capre ignoranti
come il sottoscritto.
| Il Siemens, unità di misura della conduttanza elettrica |
In fisica la conduttanza è il concetto opposto a quello della resistenza elettrica tant’è che la sua unità di misura è il siemens e il suo simbolo ( ℧) è il mho, ovvero il simbolo dell’ohm capovolto.
Infatti, tanto è rilevante la resistenza nel nostro
atomizzatore (la nostra coil al transito della corrente elettrica si
surriscalda vaporizzando e rendendo inalabile il nostro liquido) tanto lo è la
conduttanza nei nostri dispositivi di alimentazione (big battery o box) dove
una maggior conduttanza permette un transito elettrico migliore e senza
dispersioni.
E il criterio è lo stesso, la conduttività elettrica di un
materiale è calcolata dalla formula 1/resistenza in ohm del conduttore oppure
Ampere trasmessi al conduttore / voltaggio risultante.
Semplice? Semplicissimo e calcolare la conduttanza del
materiale è un esperimento del tutto innocuo che possiamo fare anche noi, è
sufficiente utilizzare un vecchio tab vecchio Coil Master 521 di quelli che si utilizzano
per rigenerare gli atomizzatori, di quelli dotati di pinzette per misurare
anche le resistenze di dispositivi esterni al dispositivo ma visto che sono
pigro (ma soprattutto sono a studiare) gli faccio fare le misurazioni col suo
misuratore di resistenza professoinale tarato al centesimo di ohm.
E in questo caso, prendendo un big battery meccanico vado a
clampare con la pinzetta rossa (positivo) il piattello con l’attacco ibrido e
con quella nera (negativo) il pulsante di attivazione sul fondo e vado a
leggere la resistenza generata dal dispositivo.
Provo alcuni tubi in 18650, in rame, in ottone, e uno
placcato in rodio (mi mancavano tubi placcati in kryptonite, palladio o altri
metalli strani ma tanto il mio amico mi ha deriso lo stesso) e ricavo il
risultato della formula 1 : valore di resistenza letto.
Acciaio, rame, ottone, placcato rodio, tutti valori pressochè
identici, il mio amico ride e dice che, “nel mondo reale”, non c’è differenza
di conduttività significativa tra i dispositivi, anche se il tubo in acciaio
era un clonaccio cinese da venti euro e quello di ottone un originale americano
che costava dieci volte tanto.
Proviamo con le box bottom feeder, non essendo un cultore ne provo una con lamella in rame “modder made” e una
| Le famigerate "lamelle superconduttive" delle box meccaniche bottom feeder |
con una lamella in acciaio, box cinese ultra low cost e anche in questo caso le differenze di comportamento sono del tutto trascurabili.
Ci resto perplesso e deluso e gli chiedo come mai, visto che
tutti parlano di “super reattività”, forse ci stanno prendendo in giro?
Ride.
Le differenze di conduttività dai materiali sono rilevanti solo nel caso di
transiti elettrici di intensità (e quindi di voltaggio) elevata, per distanze
di una certa considerazione (almeno un metro) e con cavi di una certa sezione,
se è rilevante e da considerare per i cavi elettrici di un impianto domestico
(elevata corrente in transito, è opportuno che non surriscaldino o facciano
dispersioni) o su cavi in rame purissimo di un impianto stereo (altoparlanti in
cassa di legno massello e amplificatori high end classe AA+ è bene che siano
collegati con cavi che non generino resistenza e quindi distorsioni nel segnale
audio trasmesso), non per un transito di soli 3.7 volt per distanze di una
ventina di centimetri e in conduttori metallici di grossa sezione (lo spessore
della scocca delbig battery o della
lamella) la differenza tra un metallo e l’altro (purchè conduttivo e a
resistenza bassa).
E i tubi placcati in rodio?
Sono di fatto tubi in acciaio o in alluminio ricoperti da una sottilissima
(qualche micron) “verniciatura” a bagno galvanico: essendo rilevante la sezione
della parte metallica principale (acciaio/ottone/rame) e trascurabile quella
della placcatura in metallo “pregiato” tale placcatura è del tutto ininfluente
nel calcolo della conduttanza, la formula è [(peso del materiale principale
utilizzato x conduttanza specifica del materiale
della scocca) + (peso della placcatura x conduttanza specifica del materiale
con cui è stata fatta la placcatura) / peso totale del dispositivo] e quindi la
placcatura incide solo per pochissimi punti percentuale sul peso totale e quindi
la consistenza della lega/ del materiale con cui è costruito il dispositivo.
Quindi?
Non esistono lamelle taumaturgiche e tubi superconduttivi, esistono solo dispositivi esteticamente più piacevoli o di costruzione più pregiata di altri ma da un punto di vista elettrico del tutto identici e per “spingere” o avere una reattività maggiore è più influente una batteria adeguata e in buono stato d’uso piuttosto che il materiale di costruzione del dispositivo.
E se come ho visto in un confronto in un video su Youtube sul tubo di modding veniva montata una Sony VTC di bell’aspetto e integra, sul tubo clone usato per il confronto una Efest Purple fuori produzione da due o tre anni (sperando che almeno entrambe fossero cariche al 100%) i risultati possono riuscire sballati ma se fatti con batterie identiche per tipo e “anzianità” differenze nel risultato non ce ne sono nel dispositivo, molto più rilevante lo stato degli accumulatori elettrici (batterie utilizzati.
Roba trascurata dai vapers che troppo spesso provvedono alla
sostituzione solo a batteria esausta (e quindi anche nell’uso poco performante
nella cessione di tensioni elettriche).
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