Si
stava meglio quando si stava peggio, con i kit eGo era sufficiente premere un
pulsante per svapare, fino a che non si sentiva sapore di bruciato (il liquido
era esaurito e si doveva fare rabbocco) oppure la batteria iniziava a
lampeggiare e si spegneva (era esaurita e doveva essere rimessa in ricarica).
Oggi,
apparati altamente specifici e dispositivi ad alto grado di settabilità hanno
complicato un po’ le cose.
Ecco
una piccola compilation dei termini (e spiegazioni semplificate) che un
principiante può “incrociare” nel suo svapo.
Watt (Potenza)
La
potenza generata da un apparato termico (nel nostro caso la nostra coil) è data
dal voltaggio fornito elevato al quadrato diviso per il valore di resistenza
della coil stessa.
Ad
esempio, svapando a 4 volt con una coil da 1.5 ohm genererò una potenza pari a
42 / 1.5 = 16/1.5 = 10.6 watt.
E’ di
fondamentale importanza sapere come vengono calcolati i watt visto che
dipendono direttamente dal voltaggio di alimentazione della coil: molte volte
si sente dire “Voglio svapare a 100 watt” senza sapere con che cosa si svapa e
se la coil è in grado di sopportare certe erogazioni elettriche (un cavo
normalmente e senza configurazioni twistate/claptonate mediamente non è in
grado di resistere integro a voltaggi superiori ai 6 volt)
Potenziale elettrico (Volt)
Sapendo
il valore di resistenza che sto utilizzando e la potenza che voglio generare,
in che maniera ricavo il voltaggio necessario?
Semplice. ricavando la radice quadrata del prodotto potenza x resistenza espressa in Ohm
Se sto
svapando a 40 watt con una coil da 0.5 ohm starò movimentando un voltaggio
di
(40 x 0.5) = √20 = 4.47 volt.
Anche
in questo caso è utile sapere il voltaggio che si sta per movimentare, per
verificare preventivamente che sia compatibile con i range sicuri di utilizzo
degli apparati che si stanno utilizzando: se volessi fare nuvoloni a 40 watt
con un Aspire Nautilus con coil da 1.8 ohm andrei a movimentare
(40 x
1.8) = √ 72 = 8.5 volt, con la certezza di mettere fuori uso la coil e forse
anche rischiando l’incolumità.
Intensità elettrica (Ampere)
Come
faccio a generare un voltaggio? Risposta: con una intensità elettrica specifica
ed è ricavabile dalla formula voltaggio da generare / valore di resistenza.
La mia
coil da 0.5 ohm alimentata a 4 v andrà pertanto a prelevare 4 / 0.5 = 8 ampere
di intensità elettrica dall’accumulatore elettrico che sto movimentando e di
conseguenza è necessario utilizzare un dispositivo dotato di adeguata capacità
di erogazione.
Dovessi
svapare a 4 volt con coil da 0.2 ohm
andrei invece a movimentare una intensità elettrica paria 4/0.2 = 20
ampere, che non è un valore trascurabile.
E in
che maniera ho bisogno di questa intensità? Se dovessi “spuntare” una coil al
nickel da 0.15 ohm a 4.4 volt iniziali andrei a movimentare per un breve
periodo di tempo (qualche secondo) 4.4 / 0.15 = 29.33 ampere, immediatamente
ridotti dalla salita in temperatura della coil e dal circuito di controllo TC,
se le stesse impostazioni dovessero essere movimentate su un dripper dual coil
in un lungo tiro di polmone, la situazione cambia.
Le
batterie tipicamente indicano il proprio amperaggio espresso in due ordini di
grandezza, di picco (ovvero riferito al prelievo massimo per un lasso di tempo
molto breve) o in continuo (ovvero riferito ad un prelievo stabile per un
periodo temporale più lungo): motivo per cui la mia coil al nickel potrà essere
alimentata da una batteria con 30 ampere di picco ma anche solo 20 ampere di
erogazione in continuo, il mio dripper dovrà essere alimentato tassativamente
da una batteria con 30 ampere di scarica in continuo.
Alimentare
dispositivi elettrici con accumulatori ad amperaggio inadeguato e più basso
comporta alcuni problemi: prestazioni modeste (impossibilità di generare le
potenze impostate con indicazione, almeno su certi dispositivi a controllo
elettronico di un errore “weak battery”), consumo precoce della carica della
batteria (data dall’eccessivo affaticamento) fino al danneggiamento nel caso di
usi prolungati ed insistiti della chimica della batteria, rendendo la cella
agli ioni di litio utilizzata instabile e pericolosa soprattutto durante la
fase di ricarica.
E le
batterie? Dovendo utilizzare non un dispositivo infinito ma un accumulatore
elettrico governato dalle leggi della fisica (e dai suoi limiti) è sostenibile
che in dispositivi di qualità adeguata la capacità di carica (espressa in
milliampere) è inversamente proporzionale alla capacità di scarica (espressa in
ampere) mentre la durata di scarica (intesa come numero di prelievi elettrici)
è inversamente proporzionale alla capacità di scarica della batteria.
In che
senso? Batterie ad elevata capacità di carica quali le Samsung 30Q e le LG HG2
(3000 mah) tipicamente erogano al massimo 20 ampere in continuo, batterie “di
buon compromesso” come le Samsung 25R hanno capacità da 2500 mah e 25 ampere in
scarica, batterie “dragster” come le Sony VTC4 hanno una erogazione in continuo
fino a 30 ampere ma una capacità di carica di soli 2100 mah.
E
parimenti, batterie più “generose” nell’erogazione di amperaggio (curva di
erogazione) tenderanno ad avere una durata d’uso (intesa come periodo in cui
sono in grado di avere una capacità di scarica efficiente adeguata alle
necessità ) più bassa: una Samsung 30Q usata nei suoi range di funzionamento
avrà una certa durata (coil da 0.4 ohm su IPV4S, prova fatta) e andrà in blocco
“Check battery” intorno ai 3.25/3.3 volt, una Sony VTC4 avrà una durata d’uso
più breve e andrà in blocco intorno ai 3.4/3.45 volt, soglia più alta.
Motivo
per cui, per avere prestazioni elevate (o di lunghezza di durata d’uso o di
intensità elettriche elevate per necessità) è necessario scegliere
accuratamente il tipo di batteria che si utilizzerà, diffidando da batterie che
troppo spavaldamente promettono 3500 mah di capacità di carica e 40 ampere in
continuo di scarica: la “chimica” di una cella agli ioni di litio (anche se di
ottima qualità) utilizzata in una batteria 18650 è regolata dai principi della
fisica e non dalla fantascienza e oltre certi valori (che la sua natura gli
permettono) è impossibile generarli.
Resistenza
Sulla
resistenza è difficile ricondurre a formule (in maniera semplice) ma è
possibile riflettere su alcuni criteri “fisici” che ne condizionano il
funzionamento e la resa:
La resistenza di un cavo conduttore è
direttamente proporzionale alla sua lunghezza: la mia coil da 1.5 ohm fatta in kanthal A1 di
sezione 30 gauges/0.255 mm avrà, a parità di lunghezza del
cavo, sempre la sua resistenza, indipendentemente dal numero di spire
che andrò a generare e dal diametro delle spire stesse: un maggior numero di
spire aumenta la superficie termica e il riscaldamento del cotone/mesh del
corpo assorbente termico (e quindi la vaporizzazione) ma non influisce in
alcuna maniera sul valore della resistenza in ohm della coil
La resistenza di un cavo è inversamente
proporzionale alla sua sezione data dalla formula
(diametro/2)2 x 3.14 ovvero
cavi a diametro maggiore tenderanno a generare (a parità di materiale
utilizzato valori di resistenze più basse.
piu cavi/coil collegati in parallelo riducono la
propria resistenza specifica secondo la formula (somma
dei valori di resistenza dei singoli cavi) / numero di cavi2
Come
dire, collegando in parallelo due coil (configurazione dual coil) da 1.2 ohm
andrò a generare una resistenza risultante di (1.2+1.2)/22 = 2.4/4 =
0.6 ohm
Su un
vecchio Aerotank di Kanger che utilizzava testine dual coil e che montava due
testine in parallelo, utilizzando testine dual coil da 0.8 ohm (costituite da
due coil da 1.6 ohm in parallelo) si generava una resistenza di (1.6 x 4) / 42
= 6.4/16 = 0.4 ohm.
Motivo
per cui è importante tenere presente nell’impostazione dei wattaggi/voltaggi
non solo del valore della resistenza della coil utilizzata ma anche di come
questo valore è stato ricavato: una resistenza da 0.4 ohm in single coil inizia
ad avere vaporizzazioni efficienti già a voltaggi bassi, gli “hard drippermen”
che lavorano sullo stesso valore di resistenza ma generato tramite quad coil
magari in cavi twistati/clapton hanno necessità di voltaggi molto più alti data
la maggiore “inerzia” della coil e la necessità di essere maggiormente
alimentata elettricamente per riscaldarsi e vaporizzare, motivo per cui per certi usi si vedono ancora in giro
delle battery box doppia batteria in serie.
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