Per svapare bene e in completa sicurezza (i recenti apparati
da cloud o atomizzatori a testina in grado di supportare più di 100 watt
richiedono elevate prestazioni da parte dell’elettronica che li alimenta) è di
fondamentale importanza riuscire ad abbinare correttamente sia l’apparato
“hardware” (meglio se box dotato di elettronica di controllo) e batterie
necessarie all’alimentazione elettrica.
Qualche valutazione sull’uso degli apparati e su come valutare
le prestazioni dichiarate dai produttori degli stessi.
Amperaggi
“ampere - s.m. inv.
• fis. Unità di misura dell'intensità di corrente elettrica, simbolo A, pari
alla corrente che, fluendo in due conduttori ideali paralleli, determina tra
questi una forza di 2107 newton al metro”
Semplificando, nello svapo qualifichiamo come ampere la
capacità di cessione delle batterie e “la necessità” di un apparato di generare un certo voltaggio
alimentando un certo valore di resistenza, ricavando il valore come ampere =
voltaggio erogato espresso in volt / valore della resistenza espressa in ohm.
Quindi, ponendo di erogare 4.5 volt ad una resistenza di 0.5
ohm movimenteremo 4.5/0.5 = 9 ampere.
Nei dispositivi di alimentazione (batterie) che utilizziamo
vengono di solito indicati due valori, uno di picco e uno in continuo: il
valore di picco è il massimo valore di amperaggio erogabile per un breve lasso
di tempo senza surriscaldamenti della batteria o danneggiamenti della chimica
interna dell’accumulatore, quello in continuo è quello erogabile nella
normalità, per prelievi elettrici prolungati nel tempo e mediamente il valore
in continuo è (“spannometricamente”) i 2/3 di quello di picco.
Come utilizzo la mia batteria? Poniamo di utilizzare una
ottima batteria, una LG HG2 “brown” da 20 ampere in continuo e una trentina di
picco:
-
se svapo a 1.8 ohm e 5 volt movimento 5/1.8 = 2.8
ampere, e tutto va bene
-
se svapo a 4 volt con coil da 0.2 ohm (in modalità
watt) sono a 4/0.2 = 20 ampere, e in questo caso siamo al limite
-
se svapo in modalità TC con una coil al nickel200 da
0.15 ohm che mediamente ha uno spunto in preriscaldamento da 4.5 volt massimo e
arriva, da surriscaldata, ad essere alimentata anche solo a 1.5 volt
movimenterò di picco 4.5/0.15 = 30 ampere (e anche qui siamo al limite, ma
senza criticità visto che il prelievo è di durata brevissima) andando a
1.5/0.15 = 10 ampere di prelievo in continuo, e in questo caso tutto a posto
-
se svapo con una bella configurazione in clapton coil o
twistata che richiede 5.5 volt in alimentazione generando un valore di resistenza
di 0.1 ohm (quelle da gara di cloud chasing) andrò a movimentare 5.5/0.1 = 55
ampere in prelievo, tantini considerato uno svapo per tempi prolungati.
Quindi, per uno svapo in sicurezza non dovrò mai eccedere
resistenze pari a (amperaggio massimo erogabile dalla batteria che sto utilizzando
/ voltaggio d’uso utilizzato): in questo caso, con una batteria da 20 ampere e
0.1 ohm non riuscirei a svapare in sicurezza a più di 20 x 0.1 = 2 volt, soglia
troppo bassa per alimentare la coil, con una batteria da 35 ampere di scarica
in continuo la soglia sarebbe di 35 x 0.1 = 3.5 volt, anche in questo caso
molto bassa.
Occorre ragionare in questo caso su una configurazione in
doppia batteria in grado di fornirmi l’alimentazione necessaria, tenendo conto
che anche utilizzando box dotate di elettronica un circuito può moltiplicare o
demoltiplicare il voltaggio fornito dalla batteria stabilizzandolo al livello
impostato dall’utilizzatore ma non può “inventarsi” amperaggi che gli
accumulatori elettrici non forniscono.
Le configurazioni a doppia batteria in serie sommano i
voltaggi erogati delle due batterie MA NON gli amperaggi: sono utili perché,
lavorando con resistenze basse riducono “il lavoro” dell’elettronica facendola
lavorare in demoltiplica sui voltaggi (step down) e riducendo quindi l’affaticamento
delle batterie utilizzate, aumentandone i tempi di utilizzo > motivo per cui
un circuito (prendo ad esempio l’Yihi SX330 V3S che equipaggiava la vecchia
IPV3 di Pioneer4you, ancora una box amatissima dagli appassionati di resistenze
ultra basse usciva limitato solo a 40 ampere > http://www.yihiecigar.com/products_info/YiHiEcigar-SX330-V3S-150W-279032.html
) mentre quelle collegate in serie non aumentano il voltaggio erogato (che
resta la media dei voltaggi delle batterie collegate) ma sommano gli amperaggi
erogati dalle batterie stesse.
Limiti di protezione degli apparati
Teoricamente (dice la legge di ohm) la massima potenza
erogabile da un apparato elettrico è dato dalla formula voltaggio2 /
resistenza minima ma, si voglia per troppo “entusiasmo” da parte dei produttori
nel dichiarare specifiche tecniche eccessive ma soprattutto per i limiti di
sicurezza (amperaggi massimi bloccati) delle box, non sempre tutta la potenza
dichiarata viene erogata.
Un esempio (pessimo) la (vecchia e terribile) Cuboid di Joyetech,
dichiarata come 150 watt di potenza massima elevabili a 200 watt tramite
aggiornamento software a la box esce limitata con uno scarico massimo a 25
ampere: applicando “alla rovescio” i criteri già esposti ovvero ampere x
resistenza = voltaggio erogabile, con 25 ampere e una resistenza minima di 0.2
ohm (teoricamente leggerebbe fino a 0.1 ohm, ma gli apparati più sono economici
più danno letture di resistenza inesatte ai livelli più bassi, motivo per cui
una 0.1 ohm precisa potrebbe dare un “check atomizer” e non venire letta)
potrei alimentarla massimo a 5 volt (25 x 0.2) oltre il quale la box mi
bloccherebbe le erogazioni.
Di rimando, applicando la legge di Ohm (potenza in watt =
voltaggio2 / resistenza espressa in ohm) la box non potrebbe
erogarmi più di 52 volt / 0.2 ohm ovvero 125 watt, malgrado il
dichiarato nominale della box sia di 150 o 200 watt, dopo l’aggiornamento
firmware.
Motivo per cui “svapo a 200 watt a 0.1 ohm di resistenza” ci
si riesce solo se gli apparati elettronici che utilizziamo lo permettono mentre
se si svapa in meccanico o si è molto bravi, si ha hardware adeguato
(soprattutto batterie adeguate) o il rischio di farsi male è elevatissimo.
Batterie ad amperaggio alto o ad amperaggio basso?
Una delle frasi ricorrenti è “le migliori batterie sono le
Sony VTC5 perché le nuove da 2600 mah erogano 35 ampere”.
Migliori sì, ma per che cosa?
La chimica di una batteria 18650 ha dei suoi limiti tecnici
strutturali, motivo per cui o cede amperaggi elevati per tempi brevi oppure
cede amperaggi più bassi per tempi più lunghi: se debbo fare cloud chasing
estremo, in meccanico e a resistenze ultra basse avrò bisogno di una batteria
che “spinga” (pagando in termini di durata d’uso ridotta, un test che girava in
internet sulle Sony VTC5A rilevava che, al massimo della loro capacità di
scarica erogavano per 8 minuti di durata ovvero 480 secondi di svapo perdendo
successivamente voltaggio e capacità di erogazione.
Ma, se svapo più tranquillamente forse una batteria meno
“pompata” ma più durevole come erogazione è più adatta, e in questo caso la
formula voltaggio utilizzato / resistenza in ohm impiegata è sempre utile: se
svapo a 5 volt con coil da 0.25 muoverò al massimo 20 ampere in continuo, e una
batteria (LG HG2 o Samsung 30Q) che eroga quella soglia in continuo ma che ha
una capacità di carica da 3000 mah mi sarà più utile di una batteria da 30/35
ampere di erogazione ma capacità di carica più bassa (e tempi di scarica più
veloci).
Antani, supercazzole e produttori di batterie
Vige sempre la raccomandazione: comprare prodotto
conosciuto, comprarlo da rivenditori conosciuti per evitare il rischio di
comprare prodotto contraffatto > un
paio d’anni fa, quando Sony interruppe la produzione delle sue VTC5 per quasi
un anno prima che un produttore esterno riprendesse a produrle con licenza e
marchio autorizzato Sony il mondo era invaso da batterie Sony VTC5 nuove e
fresche: patto che una batteria che esce a 3,7 volt di carica “base” dalla
fabbrica e che viene lasciata un anno ferma in un magazzino prima di venire
utilizzata difficilmente potrà avere 4 volt di carica una volta spacchettata e
messa in uso (batteria chiaramente contraffatta e prodotto rewrappato), prodotto
che risultava esaurito presso i rivenditori ufficiali ma reperibile e pure a
prezzi bassi dai famosi “sottobanchisti”.
Provenienza certa, prodotto di marca nota: , perché dietro a
prodotti dai nomi strampalati e altisonanti con prestazioni dichiarate fantascientifiche
(reali? Di picco? Fuffa?) spesso si nascondono truffe, i soliti cinesi che
recuperano stock di batterie che starebbero bene nei negozi “99 centesimi” per le torce elettriche e spesso
nemmeno a chimica IMR (quella adatta a prelievi elevati ed impulsivi, quelli
necessari ai nostri dispositivi ad elevate prestazioni), le rewrappano con
sleeve dai colori fantasiosi e stravaganti, dichiarando capacità di carica
fantascientifiche (una 18650 non può scientificamente avere una carica
superiore a 3200 mah se adatta ai nostri
usi) e di scarica (una Sony VTC4, ad oggi ancora il “cavallo da battere”
arrivava ad erogare a piena carica 35 ampere, pur avendo una capacità di carica
da 2100 mah).
Per verificare le prestazioni, c’è il grande Mooch che testa
batterie di tutti i tipi, recensendole e pubblicando risultati e benchmarks
sulla sua pagina Facebook (l’autentica “bibbia” delle batterie, consultata
anche dai professionisti del settore), per verificare il produttore (chi è, se
esiste, che cosa fa) è ancora più facile: un produttore che dalla Cina arriva a
rivendere i propri prodotti in Europa deve avere un suo sito internet ufficiale
riportante le specifiche tecniche e il proprio catalogo di prodotto (ormai ce l’ha anche il calzolaio sotto casa
nostra) e se non esiste il sito ufficiale, è molto facile che la nostra
batteria sia un prodottaccio anonimo e scadente “rivestito” di una wrap molto
attraente in qualche umida, squallida e nascosta cantina di Shenzen.
| Il Signor Ampere, l'inventore di tutto questo "papocchio" |
In aiuto ci viene un sito web, il WhoIS Lookup che è l’anagrafe dei siti
web registrati (utile, se si vuole aprire un sito web, per sapere se il dominio
che si vuole utilizzare, ad esempio www.cucchimarco.it,
risulta registrato e utilizzato da qualcuno e, nel caso risulti utilizzato, gli
estremi di chi è titolare della registrazione (tipicamente l’azienda o il
titolare dell’impresa proprietaria del sito) e la scadenza della registrazione
del sito (oltre il quale il dominio è disponibile per il riutilizzo).
E anche qui, ricercando i siti ufficiali di questi produttori dai nomi reboanti
ma sconosciuti di batterie se ne scoprono di belle, trovandosi siti web
colorati e sgargianti intestati ad anonimi e sconosciuti (e forse inesistenti)
individui privati cinesi anziché a società.
Motivo per cui ogni vaper sogna di trovare il prodotto perfetto, economico e sconosciuto e di essere lui il suo “pioniere”. Però è bene documentarsi sempre prima, la sòla è in agguato.
Col rischio di spendere soldi, avere prestazioni pietose e magari mettere fuori uso gli (amatissimi) apparati che si stanno utilizzando.
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