Ho sempe
sognato di svapare con un circuito Starplat.
Un po’ per le
prestazioni “monstre” (qualche anno fa, nemmeno pochi, un mio amico mi mandò il
datasheet di questo nuovo circuito che un produttore russo stava per
commercializzare e io lo mandai a quel paese, “sì, tutta questa roba, e poi….”)
ma soprattutto per la sua storia.
Roba che se
fosse stato un circuito americano a Hollywood ci avrebbero fatto un film.
Un famoso modder russo, Victor OLC, l’inventore della Stratum (una box molto longeva, aggiornata nel circuito è ancora un “must” per lo svapo e dopo la chiusura di Hana Modz e Vaporflask è l’ultimo “form factor” leggendario assieme alla Vaporshark Mini), si trovava in uno stato di difficoltà: la Stratum venne inizialmente commercializzata con un circuito Yihi SX350 (non quello della SX Mini S-Class che Yihi denominava SX350 Mini), un circuito molto particolare: display quadrato con indicazione completa e leggibile di tutti i parametri di funzionamento della box, sostanzialmente identico nelle prestazioni a quello che dotò la prima Sx Mini serie S, programmabile sia tramite tasti che tramite sensore di gravita (inclinando a destra o a sinistra la box si aumentavano o diminuivano i parametri che si stavano settando sulla box, funzione da alcuni odiata ma che io ho sempre adorato), gran circuito ma che cominciava a dare segni di obsolescenza: Dicodes iniziò ad introdurre i primi circuiti dotati di TCR (“non ce ne frega niente, inserite il coefficiente termico e vi gestiremo in TC tutti i materiali che volete”), Yihi stava per commercializzare l’SX350J, gran circuito dotato di uno dei migliori TC ancora in circolazione ma troppo ingombrante come board e col display lungo e sottile, inadatto per essere installato sulla Stratum), ancor più antiestetico l’allora DNA40 “schermo piccolo”.
Che fare?
Sarebbe bello
produrre un circuito compattissimo, aggiornabile nel firmware e dotato di tutte
le ultime novità tecniche.
E magari anche costruito in Russia, per non avere problemi di
approvvigionamento. E poi?
Un ingegnere
di San Pietroburgo, Maksim Starplaat coglie la sfida e inizia a lavorare a
questo progetto, già oggi quasi proibitivo ma che tre anni fa (quando uscirono
le prime versioni del chipset) era assolutamente impensabile.
E, come un Mastro Geppetto dell’elettronica, Maksim inizia a lavorare.
Molto lavoro, non è un progetto di quelli che si risolvono facilmente e data la
complessità, abbia imprecato parecchio.
Ma alla fine
qualcosa ne esce. Lo Starplat 75w.
Ingombri
I Dicodes a
quei tempi venivano prodotti ed installati solo sulle loro box, i DNA40 avevano
ingombri accettabili ma i display stretti e lunghi avrebbero stonato su box
come le Stratum, i nuovi Yihi (stesso problema estetico di display) erano pure
molto ingombranti; e l’ingegner Starplaat inventa un circuito di dimensioni
minime, mezzo centimetro scarso di spessore di cornice intorno al display,
praticamente il minimo possibile, quello che serve “di bordo” per poter fissare
il display alla box che lo installa in larghezza, in altezza il minimo per
poter installare anche il pulsante di attivazione per poter svapare.
E basta.
La soluzione tecnica è estremamente astuta, come il ragionier Cucchi si stampa
le circolari in fronte e retro per risparmiare carta in ufficio, l’ingegner
Starplat fa lo stesso nel suo circuito, prendendo la “basetta” plastica del
circuito e installando nella parte frontale il display e in quella posteriore
l’elettronica di controllo; ne risulta un chipset lievemente più spesso (ma
questo non è un problema) ma praticamente con la superficie frontale minima
richiesta, ottimo per essere installato in ogni maniera e in ogni box.
Altro aspetto, se si vogliono
minimizzare gli ingombri non è nemmeno necessario installare una pulsantiera
per regolare la potenza, visto che il circuito esce di default come
programmabile tramite sensore di gravità (tre click del pulsante di attivazione
si entra nei menu, un click conferma la scelta del punto da settare, inclinando
a destra o sinistra la box si scrollano in incremento o decremento i valori e
cliccando di nuovo il tasto di attivazione si conferma e memorizza la scelta e
si torna in modalità “svapo”) ma prevede anche le cablature per poter
installare due pulsanti di regolazione, se preferiti, permettendo il settaggio
in entrambe le modalità.
La tecnica.
La tecnica
non conta nulla, soprattutto se si leggono i datasheet dei prodotti, Joyetech
mise in commercio la sua Cuboid promettendo 150 watt (200 con l’aggiornamento
firmware) ma essendo limitata in erogazione a 25 ampere e col mimimo di lettura
poco affidabile che ha, più di 125 watt non riesce ad erogarli, e di
conseguenza non si può parlare dello Starplat (con tutte le bellezze che
promette), bisogna provarlo.
Dopo varie sequele e peripezie, riesco a trovare una battery box che lo
utilizza.
E riesco a comprarla.
Non commenterò la box (una RusMod in in radica di noce sarebbe strepitosa anche
se montasse il circuito di una iStick Pico), cercherò di rimanere impassibile e
testare il circuito senza farmi salire tachicardie ed emozioni.
Start!
Si parte, la
box è in doppia configurazione (ovvero dotata anche di pulsanti di regolazione
potenza, per i tradizionalisti) anche se un sacco di box che installano questo
circuito hanno solo il tasto fire.
E già alla
partenza, il circuito è estremamente comodo ed intuitivo: con cinque click si
accende la box, con tre click a box accesa si entrano nei menu di impostazione,
con cinque click si attiva il blocco tasti e con sette click la box va in
spegnimento fisico.
Facile
facile.
Il display, a
prima accensione, è piuttosto ben leggibile e completo:indicatore di
temperatura del circuito (per sicurezza), erogazione (impostabile in watt ma
vedremo poi è anche possibile impostarla “old style” in volt), temperatura
della coil (nelle due modalità TC attivabili), valore della resistenza,
indicazione dello stato di carica della batteria.
La potenza può essere impostata direttamente da display (solo nel caso siano
installati i due pulsanti di regolazione potenza) oppure da menu (nel caso la
box funzioni comandata solo dal sensore di gravità).
E i menu?
Danno la possibilità di selezionare ed impostare;
- “Adjust
Power” per regolare la potenza (questo punto è utile solo nelle box
monopulsante, se no settarla “in esterno” tramite pulsante è nettamente più
comodo.
- “Thermal
control”: OFF (TC disattivo), Ni200, Titanium, acciai 304, 316 e 317 come preset + 1 valore impostabile
dall’utente (inserendo il coefficiente termico la box funziona in modalità TCR
adattandosi a gestire in TC tutti i materiali termosensibili che si voglia)
> se si sceglie una modalità diversa da OFF si apre successivamente alla
scelta del materiale anche l’impostazione della temperatura limite al TC,
portando il valore al massimo si “salta” di scala commutando la selezione tra
gradi Celsius a gradi Farenheit e viceversa
- “Mode”: da
la possibilità di utilizzare la box in modalità voltaggio regolabile
(VariVolt), wattaggio regolabile (Variwatt), una modalità TC (VariTherm, ne parlerò)
e “Lamp” di cui non ho capito il funzionamento.
Il Tc sullo
Starplat si attiva con modalità diverse dalle altre box, nella generalità delle
box funzionano due modalità tipicamente, Variwatt e TC, sullo Starplat tre:
combinando le funzioni Variwatt e Thermal control, la box funziona in maniera
normale (solo regolazione di potenza) impostando il controllo termico ad OFF,
se viene scelto un materiale viene attivato il TC e l’erogazione avviene
“Yihi-style” ovvero viene erogata la potenza selezionata e poi, una volta che
la coil raggiunge la temperatura limite impostata al TC il circuito modera
l’erogazione elettrica per evitare surriscaldamenti e danneggiamenti alla coil
(cosiddetta modalità “power dominant”) mentre impostando il materiale utlizzato
in Thermal Control e selezionando la modalità Vari Therm dopo aver scelto il
materiale utilizzato dalla coil non viene più regolata la potenza bensì viene
attivata la modalità “temperature dominant” (come il VO75), ovvero la box eroga
il massimo della potenza per poter portare la coil alla temperatura prescelta
gestendo poi il voltaggio per stabilizzarla.
A mia opinione la modalità “variwatt” in TC è adatta per svapare mentolati con
coil molto reattive (Ni200), la modalità Varitherm è adatta più per gestire coil
in acciaio e gusti base crema con build più “cloud”.
-
“Heatup,la
modalità di impostazione del boost di preriscaldamento della coil è qualcosa di
delizioso, ciò che ho sempre sognato: i boost funzionano in due maniere,
“assoluta” ovvero viene data la possibilità di impostare una potenza iniziale espressa
in watt e una durata temporale e ogni svapata la box per il tempo impostato
eroga la maggior potenza di boost, decorso il tempo impostato quella impostata
a display oppure “relativa” ovvero viene impostata non una potenza in watt ma
un incremento di potenza espresso in percentuale (oltre che il lasso di tempo).
Il grosso vantaggio è che un boost “assoluto” vale solo per il tipo di coil che
si sta usandom,un boost relativo…. Dura da spiegare ma faccio un esempio: una
sera, per fare bullismo con gli amici svapo con un dripper bobinato in clapton
coil o in filo spinato e svapo a 90 watt per fare i nuvoloni, il giorno dopo
abbasso la potenza e installo il mio Kayfun/Nautilus da andare in ufficio; se
non mi ricordo di disattivare il boost iniziale (capita spesso), in modalità
relativa a 15 watt avrò solo una svapata più grintosa, in modalità assoluta con
un preheat a 90 watt svaperò al sapore di copertoni bruciati e cotone
“flambato” e metterò fuori uso la mia coil o la mia rigenerazione, motivo per
cui preferisco sempre un preheat di tipo “relativo”.
Selezionando
la modalità “Advanced” si apre un ulteriore sotto menu:
- “low
battery drain”: vale sempre la limitazione dell’amperaggio massimo in
erogazione (amperaggi in erogazione troppo elevati ed impulsivi o sono indice
di cortocircuito della coil o dell’atomizzatore o rischiano di danneggiare le
batterie utilizzate con prelievi eccessivi) ma viene introdotta la modalità
“low battery drain”, prelievi bassi di batteria ovvero, nel caso si utilizzino
batterie dall’elevata capacità di carica (mah) ma dalla bassa capacità di
scarica (A o ampere), la box fissa una limitazione di prelievo intermedia, per
non sovrascaricare in prelievo le batterie;
- “Rotate
display”, per invertire la visualizzazione del display, a seconda
dell’orientamento di montaggio del display stesso;
- “Battery
Display”, per poter impostare l’indicazione dello stato di carica della
batteria in formato numerico o grafico (la classica indicazione della batteria
che si abbassa durante l’uso, via via che si scarica”
-
“Luminosity”: cosa che mancava agli SX350 e 450 era la possibilità di ridurre
l’illuminazione del display, in luoghi molto illuminati (o alzarlo, sotto il
sole a ferragosto) il display era comunque ottimamente visibile, in luoghi ad
illuminazione normale potendone attenuare la luminosità si sarebbe potuto
risparmiare batteria, allungando i tempi d’uso, possibilità che invece lo
Starplat offre.
A concludere
i menu, due punti molto interessanti:
“Language”:
senza necessità di dover caricare firmware nuovi, la box può visualizzare i
menu (scegliendo la lingua) in inglese, francese, spagnolo e ovviamente russo
> dovrebbero esserci sul sito del produttore ( www.starplat.ru ) anche il language pack per
poter usare i menu in lingua italiana, ma sono talmente abituato a settare box
in inglese che in italiano mi sentirei a disagio.
N.b.: le versioni firmware più recenti prevedono anche la lingua italiana
preinstallata.
“Firmware
version” visualizza il codice firmware installato, per valutare se ci sono
versioni (codici firmware più alti) di aggiornamenti da installare.
Menu
veramente completi, possibilità di setup direttamente da box (non è previsto
per lo Starplat un software esterno per PC come eScribe ma solo un tool per
trasferire alla box eventuali aggiornamenti firmware o sostituire il logo di
accensione) impressionanti, al livello dei circuiti delle Dani Box (forse
qualcosa di più, potendo settare il TC sia in modalità power dominant che
temperature dominant) e molto più delle SX Mini e delle circuitate DNA.
Però, a differenza dei menu Dicodes, sono “sventagliati” bene, evitando
sotto-sotto-sotto menu eccessivamente intricati, settare lo Starplat (almeno in
modalità “pulsanti”) è estremamente facile, veloce ed intuitivo.
Già mi piace.
E mi stimola una certa “parentela” (almeno concettuale) con altri circuiti.
Motivo per
cui sarà divertente provare build in parallelo sullo Starplat, sull’SX350J e su
VO75.
La prossima
volta. Per questa sera ho già i polpastrelli indolenziti a forza di scrivere.
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