Outing: oggi sono tutti baldanzosi con i circuiti DNA, ma in
molti (io compreso) storsero il naso quando uscì il primo DNA40 (lo “schermo
piccolo”).
Innamorati dalle funzioni e dalla facilità d’uso del DNA30
(autentica “nave scuola” per la generazione dei primi “boxari”), il DNA40 ci
lasciò un po’ perplessi.
Nacque da una collaborazione tra Vaporshark e Evolv, Evolv
ebbe l’intuizione che il nickel puro al 99,6% (cosiddetto Ni200) incrementava
la sua resistenza con la temperatura, dando la possibilità (governando
l’alimentazione elettrica) di gestire la temperatura di vaporizzazione della
coil, influenzando e facendo “personalizzare” la svapata in base ai propri
desideri, Vaporshark introdusse sul mercato una serie di coil al nickel per gli
atomizzatori che andavano per la maggiore, gli Aerotank (di scarsa resa,
nemmeno le coil standard in kanthal erano dei capolavori), per Nautilus (…ma
perché, vanno tanto bene quelle standard….) e per Atlantis e Subtank (a dire il
vero, queste funzionavano parecchio bene, e furono un ottimo upgrade per gli
svapatori di fruttati e mentolati.
Però…. Il primo DNA40 era un temperature dominant, ovvero
“sparava” una potenza elevata all’inizio per mandare la coil in temperatura,
rallentando e gestendo poi l’alimentazione elettrica, cosa che, a svapare
(soprattutto mentolati al gusto forte) era talvolta un po’ troppo aggressiva.
| Foto della "creatura" |
Nel mentre, Yihi fece uscire la sua SX Mini M-Class che ad un prezzo quasi equivalente al una Vaporshark rDNA40 dava quasi il doppio della potenza, cinque (quattro con la prima versione di firmware) modalità di erogazione, TC per Nickel200 ma anche per Titanio01 e successivamente anche un TCR programmabile impostando il coefficiente termico del materiale che si stava utilizzando.
E i consumi elettrici.
I consumi elettrici erano estremamente elevati, il primo DNA40 vampirizzava
batterie ogni volta che si scendesse dalle “solite” coil da 1,5/1,6 ohm, se poi
ci si svapava a resistenza bassa era un piccolo olocausto, a 0,5 ohm e 30 watt
dopo tre o quattro ore la batteria era KO.
Niente da dire, io per tanto tempo sono stato un “amico dei
cinesi”, come ebbi già modo di dire le box chippate Yihi SX350J facevano tutto
(molto di più del DNA40) e lo facevano bene, con consumi di batteria discreti e
tutto sommato accettabili.
E, quando si aveva voglia di farsi una svapata “scorbutica” e corposa, il
vecchio DNA30 a 15/20 watt massimi faceva battere sempre forte il cuore.
Però…
Quando ormai Dicodes e Yihi decisero di produrre loro
circuiti dotati di TC (e pure costruiti bene e con ottime performances) e il
controllo di temperatura era ormai divenuto un patrimonio diffuso anche su box
economiche (anche se spesso non il top della precisione e il funzionamento),
Evolv partorì un piccolo miracolo, una nuova versione del DNA40.
Si distingueva dalla versione precedente, oltre che
ovviamente per il firmware installato, per un nuovo display di maggiori
dimensioni, e che nelle tre righe (oltre che il wattaggio, indicato con font
più grandi e leggibili) riportava valore della resistenza in ohm, voltaggio in
erogazione ed eventuale valore della temperatura della coil (se TC attivo, se
no il valore veniva azzerato), tutti campi che è utile avere sempre
visualizzato durante la svapata mentre col display piccolo si indicavano o i
volt in modalità watt OPPURE la temperatura a TC attivo).
E, soprattutto, finalmente, i consumi elettrici si sono
fatti molto bassi, a fronte dell’erogazione sempre bella “piena” in watt (e, a
mio palato, un TC sempre con “boost” iniziale ma meno aggressivo e “sgarbato”
che nella prima versione).
I consumi elettrici più bassi che avessi mai visto, tanto
che spesso dubitavo che la lettura dello stato di carica della batteria nella box
funzionasse correttamente
Però vapore l’atomizzatore faceva vapore, la resa era vivace e congrua per il
voltaggio impostato.
E, almeno per me, nacque l’amore: con una piccola, comoda e
compatta Vaporshark rDNA40 “schermo grande” e una LG ci si svapava la sera
anche a resistenza bassa e per tempi belli lunghi, tempi che diventavano a dir
poco fantascientifici con configurazioni a doppia batteria in parallelo (supportate
dal DNA40D, “dual”) come con la eSquare di Lost Vape, eterna da doverci
svapare, quasi una settimana a resistenza sopra ohm.
What Else?
| La eSquare DNA40, con due batterie 18650 regge tranquillamente una setitmana di svapo in MTL |
”Si, però, chePPalle, ci puoi svapare in TC solo col Ni200…”
Pochi problemi, col titanio non mi ha mai detto nessuno che non generasse diossidi (cancerogeni) a contatto con liquidi reattivi e a temperature elevate, l’acciaio non degenera nemmeno sul fuoco (ci fanno le pentole apposta…) e non genera nemmeno incrementi strampalati di resistenza da riscaldato (Aspire le 0,3 ohm per Atlantis II e Horizontech le sue BTDC per Arctic già le facevano da un po’ coil in acciaio e l’SS316 era già il materiale preferito dai cloud chasers in gara, visto che era possibile buildarci coil a resistenza bassa ma con superfici termiche elevate e pure molto reattive).
Da una parte è una grossa comodità, coi TC Dicodes e Yihi è necessario
ricordarsi di memorizzare il valore a freddo della coil e attivare il TC, con
il DNA40 faceva tutto lui.
Ma non sempre troppo bene: se si installavano coil di
materiali termoreattivi, il TC si attivava automaticamente cercando di
interpretare (male) le letture della coil in base alla tabella memorizzata con
le progressioni termiche del nickel, generando (lavorando su un materiale con
comportamenti differenti) voltaggi che sembravano l’estrazione dei numeri del
Lotto e quindi se si usavano coil in acciaio e le si voleva usare in modalità
power oppure con rigenerazioni a mesh (che possono generare fluttuazioni di
resistenza) o ci si ricordava di disattivare manualmente il TC (bloccando i
tasti con cinque click del tasto di attivazione, mantenendo premuti entrambi i
tasti di regolazione potenza e alzando al massimo il valore di temperatura, con
un altro click il display variava ad “Off” e il TC era manualmente disattivato,
fino alla prossima impostazione della temperatura.
Certo, la prima volta che dopo si montava una coil al Ni200
occorreva riattivarlo, e ne ho sentito qualcuno che non lo faceva, svapando con
coil in NI200 senza TC mettendole fuori uso e forse pure non facendosi del bene
alla salute. Ma il mondo va così.
Anzi, tanta roba. Chi amava l’erogazione “brutal” del DNA30
ora poteva godersela senza problemi di poca durata di batteria (la Hana Modz originale aveva il vano batterie
chiuso a viti e si scaricava sempre nei momenti più inopportuni, quando ero
pigro, andavo di fretta o non avevo il cacciavitino a croce per poterla sostituire
la batteria scarica) mentre ormai tutte le box erano dotate di vani batteria
chiusi a magneti, molto più comodi per swappare la batteria una volta scarica
(basta averne una dietro).
La Vaporshark DNA40 Big Screen, icona
dello svapo e ancora oggi una delle box migliori
e piu' comode in circolazione
Anche perché, sarò blasfemo, ma svapare con “babbo” kanthal
a 10/15 watt con un DNA75 0 60 sarà più elegante e moderno, farà “più bello”
con gli amici, ma è sostanzialmente identico a svapare con un DNA40 schermo
grande.
Deriso per il TC non programmabile per altri materiali e per la non aggiornabilità del firmware, ma che un certo tipo di lavoro lo fa sempre clamorosamente bene.
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