Gli albori dello svapo, come ce lo raccontavano i vecchi
vapers di una volta….
Cose mitologiche, interessanti e divertenti.
Ma forse nemmeno troppo mitologiche.
Lo svapo nasce negli USA: i primi big battery meccanici, il
primo circuito (il Raptor Naos di GE Solutions), il primo circuito vero da
svapo (il Provari di Provape) e il primo circuito pensato per poter essere
utilizzato sulle battery box, il DNA20 di Evolv.
Ma lo svapo si evolve in Europa, un po’ in Grecia, con i primi tank progettati
da Imeo Thanasis, in Russia con il primo Russian 91% e a metà strada con
Svoemesto, un po’ russo un po’ tedesco.
E i tedeschi? Grande popolo, grande potenza tecnologica
stanno a guardare?
Le storie antiche narrano di un gruppo di persone
appassionate di sigaretta elettronica, tutti colleghi in una grande azienda
tedesca.
In Germania lo svapo è molto diffuso, un mio amico mi
raccontò che alla sede Siemens di Karlsruhe, oltre ai vari circoli aziendali di
calcio, calcetto, tennis e scacchi esisteva anche il circolo svapatori.
E nasce una leggenda che parla di un gruppo di amici, appassionati
di sigaretta elettronica sì, ma molto particolari, manager e ingegneri di una azienda
tedesca produttrice di macchine per l’assemblaggio e la costruzione
industriale.
Nacque così DIgital COntrolled DEviceS, o più semplicemente, in sigla, DiCoDeS.
Ingegneri sì, ma anche hard vapers lamentevoli: i tubi attuali (il Provari e poche altre cinesate) sono esageratamente delicati e facili a rompersi, leggono solo coil molto alte (il primo Provari, causa le limitazioni in erogazione a 2 ampere soffriva coil sotto gli 1.4 ohm anche se dichiarava un blocco a 1.0
| Bellissimo e dal look tremendamente "tedesco" |
ohm) e fanno durare poco le batterie, visto che, con i limiti di voltaggio a 3.3 volt spesso ci si ritrovava con batterie ancora cariche ma “schifate” dal Provari, tutte cose che li urtavano profondamente.
Lo svapo aveva bisogno di qualcosa di nuovo:
- - di un tubo “carroarmato”, magari un po’
pesantuccio ma resistente, indistruttibile affidabile e che desse un senso di
affidabilità all’utilizzatore
- - di un dispositivo che gestisse tranquillamente
resistenze fino a 1 ohm di minimo, senza battere ciglio e senza errori
- - che potesse utilizzare tutti i tipi di batterie,
mentre il Provari necessitava delle batterie 18xxx (le misure a seconda dei
modelli di Provari) dotate di pin del positivo sporgente (button top), un tubo
che potesse usare anche batterie a testa piatta (flat top) che stavano
prendendo piede e sostituendo quelle a pin sporgente
- - che sapesse gestire la batteria fino a soglie di
carica più basse, una volta di batterie affidabili e adatte allo svapo c’erano
solo le AW (raccomandate per il Provari) mentre via via, con le varie Samsung,
Sony e LG (tutte high drain) esistevano batterie affidabili e sfruttabili,
anche con soglie di carica bassa inferiore ai 3 volt.
E poi, se possibile, anche di dimensioni più compatte
rispetto agli altri dispositivi in circolazione.
E quando si mettono assieme utilizzatori, ingegneri e gente
dotata di mezzi tecnologici avanzati, sono guai per tutti.
Nasce il Dicodes Dani, il primo vero big battery moderno,
talmente moderno che anche una vecchia versione Extreme v1 utilizzato in
modalità variwatt ancora oggi regge il confronto con dispositivi concorrenti
molto più moderni.
Intanto, potenza fruibile visto che le soglie sono
interessanti, massimo 15 watt il Dani Basic e 20 watt il Dani Extreme (versione
v1), soglie del tutto interessanti e perfette ancora oggi per lo svapo MTL.
Robusto, un tubo non leggerissimo ma tutto completamente in
robusto acciaio, pin 510 non ancora autoregolabile a molla ma molto ben
progettato, con buona escursione e con un buon isolamento da infiltrazioni di
liquido da perdite dall’atom, pulsante di attivazione pure lui robusto e con l’interruttore
isolato e protetto da perdite di liquido e infiltrazioni di polvere ed infine
un tappo del vano batteria robusto, filettato con precisione e in acciaio,
facile da avvitare e troppo resistente per spanare le filettature, in pratica
un panzer da svapo.
Dichiarato per un minimo di resistenza gestita di 1 ohm (Basic) o 0.7 ohm (Extreme), ha una
| ...ce ne sono per tutte le misure... |
circuitazione particolare in quanto il blocco di lettura della resistenza, probabilmente riciclato da un dispositivo alimentato a corrente alternata (come i flussi elettrici dei dispositivi domestici) anziché in corrente continua (flusso elettrico tipico dei dispositivi a basso voltaggio) motivo per cui si ritrova a ragionare in impedenza (corrispettivo della resistenza per i dispositivi elettrici in AC, dove oltre all’amperaggio e al voltaggio viene rilevato come parametro anche la frequenza del flusso elettrico in corrente alternata).
Risultato? Anche delle moderne coil Nichrome da 0.8/0.9 ohm
vengono perfettamente alimentate e gestite da un Dani Extreme.
Visto che le batterie Li-ion stanno migliorando di qualità,
usando delle Sony VTC è possibile sfruttarle fino a 2.7/2.8 volt di carica
residua senza alcun problema, e il nostro Dicodes Dani da la possibilità di
impostare manualmente il blocco del dispositivo a batteria scarica fino ad un
minimo di 2.5 volt, soglia reale di danneggiamento delle nuove batterie high
drain, nettamente più “godibile” e in grado di garantire tempi di utilizzo più
lunghi rispetto ai 3.3 volt del Provari.
| Le lunghezze comparate dei più grandi big battery della storia: da sinistra, il Dicodes Dani, il Semovar di Svoemesto e il Provari, tutti con batteria 18500 |
E varie funzioni utili da menu:
Lu, per impostare la luminosità del display, 5 (massimo) in
spiaggia a ferragosto, 1 (minimo) di notte al buio, 3 buono per tutti gli usi
Pu (Power up) e Pd (power down), finalmente la potenza la si
setta in watt e non più in volt, come nei dispositivi moderni
H (half watt), se impostato a 1 sul display oltre che un
numero a 2 cifre che indica il wattaggio, compare un puntino nel caso sia stato
impostata la potenza a mezzo watt 12 = 12 watt, 12. = 12.5 watt, per poter dare una settabilità ancor più precisa alla potenza deisderata.
E compattezza, rispetto ad un Provari ha le dimensioni di
una configurazione con la batteria di dimensioni più grandi: il Dani 18350 è
più piccolo di un Provari, il Dani 18500 è grande come il Provari Mini in
18350, il Dani in 18650 è grande come il Provari standard in 18500, il Provari
con extension cap per 18650 al confronto sembra uno sfollagente.
| Il tappo del vano batteria, il primo veramente resistente ad ogni sforzo. Indistruttibile. |
Il Dicodes Dani è il vero primo dispositivo moderno da svapo, con quasi tutte le specifiche e i settaggi utili presenti in modalità variwatt nelle box moderne e mentre altri dispositivi quali il Semovar e il Provari ad oggi sono adatte solo per serate di svapo retrò e nostalgico, a coil alta e senza pretesa di spuntare durate di batteria lunghe, un Dani Extreme v1 o meglio anche il v2 (ad oggi siamo al 4° aggiornamento del prodotto, forse al 5°) ancora oggi sono in grado di dare grandissime soddisfazioni anche con gli atomizzatori più recenti e con build di coil abbastanza ardite, un prodotto che non sente minimamente il tempo (molto) passato dall’inizio della sua commercializzazione.
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